Sostenibilità

Ogm, la nuova colonizzazione che privatizza il pianeta

di Redazione

di Fabrizia de Ferrariis*
Il rifiuto agli Ogm è motivato?
Sì, da ogni punto di vista. La diffusione degli Ogm è partita insieme al varo, voluto dalle industrie chimico-farmaceutiche-biotech, di nuove leggi brevettuali (definite “mostruose”) che per la prima volta nella storia privatizzano il bene comune più prezioso: le piante, gli animali, la vita del pianeta. Il brevetto copre tutta la discendenza e chi lo detiene ne riscuote i diritti ad ogni ciclo riproduttivo? Nessun Ogm ha recato, ad oggi, una qualsiasi caratteristica migliorativa per i consumatori.
Invece hanno recato grattacapi?
La diffusione degli Ogm avviene mentre i principi stessi su cui si basa l’ingegneria genetica sono in fase di continua revisione (con la fluttuazione dei geni nel genoma, i geni possono mutare, ricombinarsi o trasferirsi) e mancano gli strumenti per valutare i loro effetti. Una volta rilasciati in natura si sono rivelati incontrollabili e spesso vengono imposti con la strategia del “fatto compiuto”, parente stretta dell’illegalità.
Ma non erano “sostanzialmente equivalenti” ai prodotti naturali?
Sì, negli USA si era fatto passare in modo sbrigativo un “principio di sostanziale equivalenza” che fa ridere qualsiasi scienziato. Si doveva aggirare l’ostacolo del Fda (ente di controllo Usa) che documentava rischi per la salute
Gli Ogm non dovevano risolvere il problema della fame nel mondo?
La diffusione degli Ogm si è basata su due promesse: maggiore produttività e minore inquinamento. Entrambe sono state, nei fatti, ribaltate. Numerosi studi indipendenti rivelano che con gli Ogm vi è una riduzione media del 10% nella produttività e un aumento di 4 volte nell’uso di erbicidi. Non a caso: con il 70% degli Ogm (modificati per “resistere” all’azione dei diserbanti), l’agricoltore viene incitato ad usare tanto diserbante (venduto dalla stessa ditta). Con l’altro 30% degli Ogm sono le piante stesse ad essere trasformate in pesticidi, per uccidere gli insetti predatori: la tossicità che in entrambi i casi ne consegue per l’ambiente reca danno ad ogni forma di vita, uomo incluso.
Quali rischi e quali danni per l’ambiente e la salute?
Per l’ambiente: Gli Ogm si diffondono (con pollini, insetti, microrganismi del suolo) anche a vari chilometri di distanza: niente più “libera scelta alimentare”. Le caratteristiche immesse nel nuovo organismo spesso si trasmettono alle piante circostanti (che diventano infestanti) così come le tossine destinate agli insetti predatori spesso distruggono animali utili o non nocivi. Il fenomeno scontato della “resistenza” che si crea in ogni specie combattuta impone l’uso sempre più massiccio di veleni. Inoltre, l’industrializzazione della produzione agricola porterà ad una ulteriore perdita di biodiversità. Per la salute: si sono verificate allergie, intossicazioni; studi fatti sia in vitro che in vivo sull’uomo dimostrano il possibile passaggio del transgene, o “nuovo” gene, all’intestino umano (anche il gene “di resistenza” ad un antibiotico, usato come marcatore). Il più grave danno è tuttavia quello degli erbicidi (il cui uso viene con gli Ogm quadruplicato) rivelato anche dagli studi su cellule umane. Essi sono una importante concausa della recente impressionante crescita nell’incidenza di tumori, malattie neurodegenerative, e altre gravi patologie come malformazioni e sterilità.
Ma il danno peggiore di tutti quale è?
È il danno sociale. Gli Ogm sono una nuova forma di colonizzazione operata da alcune multinazionali che, dopo avere acquistato le aziende sementiere, si sono prefisse di giungere al controllo della produzione alimentare del mondo intero, con buona pace della biodiversità e sovranità alimentare, indispensabili alla nostra sopravvivenza. Ciò significa far crescere sempre più il numero degli affamati (che oggi già supera il miliardo) e non certo, come alcuni affermano spudoratamente, “combattere la fame nel mondo”!
*Coord. comitato scientifico Equivita

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