Formazione

Ogm: Greenpeace, fermate quel mais

Greenpeace esprime ''forte preoccupazione per l'impiego nel cibo e nella mangimistica di una nuova variet… di mais Ogm''

di Redazione

L’organizzazione ambientalista si riferisce alla nuova varietà di mais transgenico Mon 863 che la Monsanto ha chiesto alle autorità europee di poter importare nella Ue e che il Comitato europeo di regolamentazione degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) esaminerà lunedì a Bruxelles. Secondo l’associazione ambientalista, infatti, questo prodotto puo’ arrecare danni alla salute. Greenpeace chiede inoltre la pubblicazione integrale di tutti i dati dello studio. Nella nota l’associazione ambientalista, da sempre contraria agli ogm, critica ”la segretezza che circonda questa e altre autorizzazioni agli Ogm nella Ue”. ”I documenti che segnalano il potenziale pericolo per la salute di questi prodotti dovrebbero essere disponibili a tutti. Con questo mais abbiamo un altro esempio di come il sistema di approvazione Ue degli Ogm sia orientato alla secretezza” afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. Uno studio sui ratti condotto per la Monsanto -sostiene Greenpeace- ha mostrato che gli animali nutriti con mais Mon 863 (modificato per contenere la tossina Bt) mostravano una serie di anomalie non riscontrate sui ratti nutriti con mais convenzionale”. Greenpeace ha chiesto alle autorità tedesche, alle quali la Monsanto si era originariamente rivolta per l’autorizzazione, di rendere noti i risultati di questi test. Dopo mesi di negoziati, la richiesta è stata rifiutata e i dati classificati come ‘confidential business information’. Un riassunto di 19 pagine dello studio di oltre 1.000 pagine è tutto quanto Greenpeace è riuscita a rendere pubblico. Eppure anche in queste informazioni viene segnalato il reale danno agli animali sui quali sono stati condotti gli esperimenti. ”L’alimentazione dei ratti con il mais Ogm Mon 863 ha causato danni ai reni e al sangue che dovrebbero essere analizzati con attenzione” sostiene Janet Cotter dell?unità scientifica di Greenpeace.


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