Non profit

Ogm: Greenpeace blocca stabilimenti a Ravenna

Gli attivisti di Greenpeace hanno occupato due dei principali impianti dove viene scaricata soia a Ravenna.

di Redazione

Gli attivisti di Greenpeace hanno occupato due dei principali impianti dove viene scaricata soia a Ravenna. Recentemente l’associazione ambientalista aveva raccolto campioni di soia da uno dei magazzini ed effettuato il test che – afferma Greenpeace – ”si e’ rivelato positivo: la soia si e’ dimostrata geneticamente modificata”. Attivisti da Italia, Spagna, Austria, Finlandia, Danimarca e Norvegia hanno bloccato i cancelli degli stabilimenti, altri si sono arrampicati sulle gru bloccandole, altri hanno appeso sui silos uno striscione di 20 metri con la scritta ‘No al cibo Ogm’. Greenpeace vuole che il porto di Ravenna diventi ‘Ogm free’ e che cessi l’importazione di soia Ogm in Italia. Ravenna – secondo i dati di Greenpeace – e’ il principale punto d’ingresso degli Ogm in Italia: ”Dei 4,2 milioni di tonnellate di soia che l’Italia importa ogni anno per la mangimistica animale e per l’industria alimentare, quasi la meta’ arriva a Ravenna”. ”La soia ogm viene coltivata per i profitti di poche multinazionali. Queste aziende, insieme ad altre minori, controllano il mercato e potrebbero nel giro di un anno garantire la fornitura ‘Non Ogm’ per ogni importazione a Ravenna e per tutta Italia se solo lo decidessero. Quindi perche’ continuano a importare soia Ogm?”, ha commentato Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace. Altre domande che Greenpeace pone alle aziende sono: ”tengono la soia Ogm separata da quella non Ogm? Quali aziende alimentari usano la soia Ogm e per quali prodotti? Vogliono impegnarsi a rendere Ravenna ‘Ogm free’, primo passo per bandire tutte le importazioni di Ogm in Italia, come vogliono i consumatori italiani?”. Greenpeace ha anche reso noto che i dirigenti della Bunge/ Cereol di Ravenna, la principale azienda italiana che trasforma soia, hanno comunicato loro di essere ‘Ogm free’ ora, perche’ importano soia convenzionale dal Brasile. L’ azienda ha altri due stabilimenti in Italia, a Porto Marghera e Ancona. ”Quasi l’intera soia coltivata nel nostro Paese e’ Ogm e questo e’ diventato un incubo ambientale e sociale – denuncia Daniela Montalto, di Greenpeace – Oltre 14 milioni di ettari di monocolture a soia Ogm stanno distruggendo l’ecologia del suolo e le foreste primarie, mentre migliaia di piccoli agricoltori che coltivavano per i loro consumi vengono cacciati dalle loro terre. Mentre pochi esportatori fanno fortuna all’insegna del ‘soia e champagne’, la realta’ degli agricoltori e’ pesticidi e fame”. Tutte e tre le navi di Greenpeace, intanto, continuano a battersi ”per fermare gli Ogm”: la nave ‘Esperanza’ da ieri impegnata a Chioggia nel blocco, il rompighiaccio ‘Arctic Sunrise’ in Brasile e l’ammiraglia ‘Rainbow Warrior’ in Australia.

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