Formazione
Oggi siamo tutti in classe: l’educazione un servizio essenziale
Riproponiamo alcuni passaggi dell'editoriale di Ferruccio De Bortoli sul primo giorno di scuola. “Mai come quest’anno dovremmo sentirci solidali con gli allievi, grandi e piccoli, che più di tutti hanno subito un danno. La didattica a distanza ha contributo a ridurre la ferita, profonda, apertasi nelle loro vite, ma ha ampliato gli effetti negativi delle disuguaglianze di reddito. La ferita, però, non è rimarginabile se la società nel suo complesso non restituisce alla cura e alla formazione del capitale umano le attenzioni necessarie.”
di Redazione
Oggi è il primo giorno di scuola per tutti. Non solo per gli studenti, le loro famiglie, gli insegnanti e il personale che affronteranno i disagi del green pass e delle norme anti Covid. Ma anche per gli altri cittadini italiani. Mai come quest’anno dovremmo sentirci solidali con gli allievi, grandi e piccoli, che più di tutti hanno subito un danno. La didattica a distanza ha contributo a ridurre la ferita, profonda, apertasi nelle loro vite, ma ha ampliato gli effetti negativi delle disuguaglianze di reddito. Gli studenti non hanno protestato. Ma avrebbero avuto, e hanno, tutto il diritto di farlo. Una perdita di apprendimento grave che ci auguriamo venga recuperata grazie all’impegno straordinario del mondo della scuola.
La ferita, però, non è rimarginabile se la società nel suo complesso non restituisce alla cura e alla formazione del capitale umano le attenzioni necessarie. (…)
Lasciamo da parte, per un attimo, le polemiche sindacali, le proteste fuori luogo, una certa insopportabile vanità intellettuale di alcuni docenti, inutili raccolte di firme, e concentriamoci su questo particolare lunedì e il suo significato per tutti noi. Nessuno escluso.
Ragazze e ragazzi ritroveranno la gioia di stare insieme, di conoscersi, frequentarsi e condividere, con i loro insegnanti, l’avventura del sapere, nel luogo fondamentale in cui si forma la socialità. Ma dovranno essere rassicurati. Al centro del sistema nazionale dell’istruzione, nella pienezza dei loro diritti, non ostaggi di riflessi corporativi, residuali rispetto ad altre pur legittime istanze di chi lavora nella scuola. Nei mesi della pandemia è stato trasmesso loro un messaggio devastante: venite dopo tutti gli altri. Come se l’educazione non fosse un servizio essenziale, rinunciabile con costi dopotutto sopportabili. Un semplice prodotto di consumo, fungibile.
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I giovani non sono una lobby, purtroppo, in un Paese sempre più anziano che continua a fare di tutto affinché se ne vadano dove sono più apprezzati e pagati. Hanno contro tante corporazioni. Potenti. Ovvero tutte quelle (l’elenco è sterminato) che per affermare i propri diritti, spesso pretese, non esitano a scaricare sulle prossime generazioni costi insopportabili. Nella pandemia, i più giovani hanno mostrato, vaccinandosi in massa — al contrario di renitenti categorie di cinquantenni — un maggiore senso di responsabilità. Quel senso di responsabilità che nei loro confronti spesso non c’è. Sono in credito con il resto della società.
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Per leggere l'editoriale nella versione integrale andare su Corriere.it
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