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Oggi l’Uganda va alle urne

Clima di tensione per oltre 10 milioni di ugandesi alle urne per partecipare alle prime elezioni presidenziali dopo 26 anni. L'attuale Presidente Museveni favorito sul rivale Besigye

di Emanuela Citterio

Oggi l?Uganda va alle urne per le prime elezioni presidenziali e politiche multipartitiche degli ultimi 26 anni. Secondo la Commissione elettorale nazionale sono 10 milioni e 450.000 gli ugandesi che si sono registrati per votare, rispetto a una popolazione complessiva di 26,4 milioni. I due principali ?contendenti? sono il presidente Yoweri Museveni, al potere da vent?anni e dato in vantaggio dai sondaggi, e Kizza Besigye, medico e leader del partito Forum for Democratic Change. Il multipartitismo è stato reintrodotto in Uganda solo lo scorso luglio con un referendum, avvenuto dopo forti pressioni da parte delle Nazioni Unite. Per la prima volta, gli altri candidati (oltre a Besigye, Miria Obote dell?Uganda People?s Congress party, John Ssebaana Kizito del Democratic Party e l?indipendente Abed Bwanika) potranno partecipare alle elezioni sotto la bandiera di partiti politici. L?attuale presidente è salito al potere con un colpo di stato nell?86. In seguito all?introduzione della nuova costituzione nel 1995, si è presentato e ha vinto le sue prime elezioni presidenziali nel 1996. Il secondo mandato è iniziato invece nel 2001, dopo aver sconfitto Kizza Besigye in una consultazione segnata dai disordini e dalla tensione. Nonostante la ?buona reputazione? del governo ugandese presso la comunità internazionale, sono molti i segnali che suscitano preoccupazioni circa la democraticità del processo elettorale. Di sicuro, il clima infuocato che ha preceduto in questi ultimi mesi le votazioni non augura nulla di buono. Museveni ha fatto pressione sul parlamento affinché fosse rivista la norma costituzionale che impedisce la candidatura presidenziale per il terzo mandato consecutivo. A novembre ha messo in carcere con l?accusa di tradimento, terrorismo e stupro il suo principale oppositore, Kizza Besigye, rientrato in Uganda a ottobre dopo anni di auto-esilio in Sudafrica. Nonostante le pressioni dell?entourage presidenziale, il presidente della commissione ha ufficializzato la candidatura di Besigye, dichiarandolo ufficialmente candidato alle presidenziali. Il 14 febbraio Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto dal titolo ?In hope and fear, Uganda?s presidential and parliamentary polls? in cui avverte che ?non ci sono le condizioni per elezioni libere e democratiche. Il rapporto sottolinea che nella campagna elettorale presidenziale solo due dei requisiti in base ai quali misurare la democraticità di un processo elettorale sono stati rispettati. La Commissione elettorale ugandese e il sistema giudiziario si sono infatti dimostrati imparziali e indipendenti. Tutti gli altri requisiti però (libertà di associazione, tolleranza politica, uguali possibilità di accedere ai media statali, che devono essere indipendenti) continuano a mancare. I timori che ulteriori incidenti possano scoppiare man mano che ci si avvicina all?appuntamento con le urne sono stati confermati il 15 febbraio, quando nel cuore della capitale ugandese un agente di sicurezza ha iniziato a sparare contro sostenitori di Besigye. Nonostante il bilancio pesantissimo (due morti e sei feriti), il leader oppositore ha invitato i suoi a non reagire alle provocazioni, dimostrando responsabilità politiche non indifferenti. Certo che nei ranghi dell?opposizione, si spera che il gioco sporco portato avanti dal Presidente ugandese possa convincere gli elettori a non votarlo. A pesare sul curriculum di Museveni c?è poi la guerra ventennale che insanguina il Nord Uganda che non ha saputo (o voluto, sostengono in molti) fermare, la sua partecipazione alle guerre nella Repubblica democratica del Congo e gli stratagemmi per mantenere il potere degli ultimi anni, in primis la modifica della costituzione per auto-permettersi il terzo mandato. Nonostante tutto, fino a una settimana fa, Museveni continuava a guidare i sondaggi elettorali col 47% delle preferenze contro il 36% del suo principale rivale. Una possibilità probabile è il ballottaggio tra i due super favoriti della contesa elettorale, visto che la costituzione ugandese prevede che, per essere dichiarato presidente, il candidato debba accogliere oltre il 50% dei voti validi.

  • Per maggiori approfondimenti, scarica qui il dossier speciale sulle elezioni ugandesi curato da Amref e Lettera 22

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