Volontariato

Oggi la giornata mondiale contro la tortura

Le dichiarazioni di Amnesty International e Consiglio italiano rifugiati.

di Redazione

 

di Emanuela Citterio

Il 26 giugno viene celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale a sostegno delle vittime di tortura, proclamata nel 1997 dall’Assemblea Generale dell’ONU. Il sistema giuridico internazionale proibisce l’utilizzo della tortura in qualsiasi circostanza. Malgrado la sua stigmatizzazione ufficiale, però, la tortura non é ancora stata sconfitta e continua a essere praticata infliggendo sofferenze fisiche e psichiche. Secondo i dati dell’Unione Europea sono ben 102 i paesi nel  mondo che praticano la tortura. Si stima che attualmente l’Europa accolga ben 400.000 i rifugiati vittime di tortura, e che ogni anno arrivano nel nostro continente 16.000 richiedenti asilo sopravvissuti ad esperienze di tortura.
 
«L’eliminazione della pratica della tortura nel mondo costituisce ancora oggi una della maggiori sfide della comunità internazionale e deve essere affrontata su diversi piani» afferma in un comunicato il Consiglio italiano rifugiati. «A livello giuridico con la creazione di un sistema internazionale di prevenzione e repressione davvero efficace; a livello sociale tramite il sostegno e la riabilitazione alle vittime. Una della azioni di maggiore portata nella battaglia contro la tortura è infatti “far sapere”».

Amesty International non si esprime in modo soft sul nostro Paese: «L’Italia si presenta al 26 giugno, Giornata internazionale per le vittime di tortura, impreparata e in ritardo rispetto all’obbligo internazionale di prevenire e reprimere la tortura. Nel codice penale non c’e’ il reato di tortura, le autorita’ italiane non hanno mai espresso una condanna chiara delle rendition e risultano coinvolte nella sparizione forzata di Abu Omar. L’Italia tende inoltre a erodere sempre di piu’, e in svariati modi, le garanzie contro la tortura per le persone espulse e ha promosso azioni miranti a screditare l’assolutezza del divieto di tortura a livello internazionale».

Al governo italiano Amnesty chiede di:


1. introdurre nel codice penale il reato di tortura e ratificare il
Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;

2. condannare pubblicamente le rendition, accertare il coinvolgimento dell’Italia in tali pratiche illegali, collaborare alle inchieste e ai procedimenti giudiziari in corso e alle indagini internazionali;

3. non fare affidamento sulle ‘assicurazioni diplomatiche’ fornite da altri governi, secondo le quali le persone espulse dall’Italia non saranno torturate dopo l’arrivo;

4. rendere le norme del c.d. decreto Pisanu sulle espulsioni conformi agli standard internazionali sui diritti umani in materia di tortura e annullare le espulsioni gia’ effettuate in assenza di tali garanzie;

5. mantenere l’effetto sospensivo dell’espulsione nei casi di ricorso contro il diniego dello status di rifugiato, introdotto dalle norme sull’asilo entrate in vigore nel marzo 2008.

Amnesty fa un particolare rilievo sul diritto d’asilo: «In questi giorni è a rischio il principio che consente a chi richiede asilo all’Italia, perche’ in fuga da persecuzioni e tortura nel suo paese, di rimanervi fino alla decisione in seconda istanza della sua domanda. Il governo intende infatti abolire il cosiddetto ‘effetto sospensivo’ del ricorso contro il diniego dello status di rifugiato, recentemente introdotto: se cio’ accadesse centinaia di persone rischierebbero il rinvio verso la tortura prima che un giudice si sia pronunciato sul loro caso».

Da oggi a a lunedi’ 30, i Gruppi della Sezione Italiana di Amnesty International organizzeranno iniziative in tutto il paese, chiedendo al governo italiano di rispettare i suoi impegni contro la tortura. Incontri pubblici, mostre cinematografiche e fotografiche, spettacoli teatrali e reading dal volume ‘Poesie da Guantánamo’ sono previsti in numerose citta’ tra cui Bologna, Foggia, Roma, Ancona, Pisa, Civitavecchia, Padova, Napoli, Perugia, Pesaro, Torino, Mestre e Venezia.




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