Famiglia

Oggi il convegno “Family TAG technology across generation”

I social media che entrano sempre più nelle relazioni tra genitori e figli. Quali rischi e opportunità portano questi strumenti alla vita delle famiglie? Perché è importante che esse raccolgano la sfida lanciata dai nuovi spazi sociali online?

di Redazione

Per rispondere a queste domande è in corso all'università Cattolica (Aula Pio XI, largo Gemelli, 1 a Milano, ore 9.30) il convegno internazionale Family TAG: technology across generations”.

Promosso dal Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia, dal Centro di ricerca sull’Educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia, e dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione della Cattolica, il convegno è stato organizzato in occasione della pubblicazione del volume “Famiglia e nuovi media – Studi interdisciplinari sulla famiglia”, edito da Vita & Pensiero. Il testo illustra un’indagine svolta su quasi 700 adolescenti e giovani lombardi e sui loro genitori.

Si tratta di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Lombardia e della sede milanese dell’Università Cattolica. L’indagine ha analizzato i social network più utilizzati dai ragazzi (l’83% ha un profilo attivo su Facebook); la quantità e la tipologia di dotazioni tecnologiche presenti in casa (il 62% dei ragazzi dichiara di avere un pc, il 39,5% un portatile, il 99% uno o più cellulari) e molto spesso connesse a internet; i tempi di connessione e le modalità di partecipazione ai social network.

E’ stato così messo a fuoco come cambiano le relazioni intrafamiliari in presenza di questi media e come è consigliabile operare al fine di renderli strumenti utili ed efficaci a migliorare i rapporti.

«Adolescenti e giovani adulti che possono contare su un legame genitoriale positivo, fonte di calore e complessivamente poco intrusivo nei loro confronti sono figli che ritengono di essere mediamente capaci di gestire le sfide evolutive con i loro genitori e di appartenere a famiglie bilanciate. Si tratta di ragazzi con buone capacità di iniziativa sociale che sembrano poco dipendenti da internet – anche se i maschi lo sono comunque più delle femmine», dichiara Camillo Regalia, che ha seguito la ricerca. L'analisi dei risultati porta a dire che : «I genitori preferiscono strategie di mediazione attiva, basate sul dialogo e sulla comunicazione rispetto ai pericoli di internet. Tuttavia, appare interessante il dato per cui i genitori pensano di esercitare più controllo e di svolgere una mediazione attiva maggiore rispetto alla percezione dei figli, sovrastimando il proprio ruolo (o i figli sottostimano la presenza dei genitori in questo ambito). In presenza di uno stile autorevole di parenting rispetto all’uso di internet i figli manifestano da un lato minori problemi di dipendenza da internet e dall’altro una maggiore capacità di coinvolgersi attivamente all’interno del contesto sociale».

Il campione studiato dall’indagine è costituito in prevalenza da preadolescenti e adolescenti delle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado della Lombardia e studenti della sede milanese dell’Università Cattolica (in minoranza con il 9,5%); di cui il 42% di maschi e il 58% di femmine. L’età varia dunque dai 13 ai 23 anni, con un’età media di 16,8 anni. In prevalenza si tratta di studenti di classi terze di scuole secondarie di primo grado (35,4%) e di studenti di classi seconde e quarte di scuole secondarie di secondo grado (55,1%). Il campione dei genitori conta un totale di 867 (452 madri e 415 padri), vale a dire il 62% di quelli contattati. L’età media delle madri è di 47,1 anni, mentre quella dei padri è di 50,2 anni. I nuclei familiari analizzati sono stati 303. In questo sotto-campione l’età dei figli è lievemente più bassa, 15,8 anni.

Il 61,9% dei ragazzi dichiara di avere almeno un pc a fronte del 14,8% con due o più, connessi alla rete nel 77,4% dei casi, anche se ormai superati da nuovi dispositivi portatili.
Almeno un portatile è presente nel 39,5% delle case, nel 52,7% se ne contano due o più di due, di questi l’86,7% è in rete; l’Ipad raggiunge il 24%.
Il cellulare è lo strumento più diffuso: il 99,1% dichiara di avere uno o più cellulari in famiglia, di cui il 76,3% connesso.

Facebook risulta essere il social network per antonomasia sia per i ragazzi (96%) sia per i genitori (46,6%) anche se è interessante uno sguardo ai profili aperti anche in altri spazi che mettono in luce un panorama sfaccettato e diversificato. In particolare Habbo si presenta come uno spazio che raccoglie i più giovani, mentre Linkedin come uno strumento appartenente al mondo degli adulti.

Un quarto dei genitori dichiara di definire le regole di internet insieme al figlio, in particolare il divieto di contattare sconosciuti (29,8%), il 30,9% di spiegarle, il 28% dice di discutere di cosa ha trovato o può trovare in rete non solo in termini di pericoli (49,7%) ma anche di potenzialità (25%), il 41% di ascoltare ciò che il figlio fa in rete, e solo il 16,7% dei genitori ammette che il figlio fa delle domande su questo. Tuttavia, nelle dichiarazioni dei figli le percentuali cambiano. Il 50,8% dice che le regole non sono definite per niente, non si è limitati (per niente nel 75,6%) o si ricorre a software di blocco (per niente nell’86%), non sono spiegate le regole (per niente nel 66,5%), si discute di ciò che si fa in rete e non si parla di potenzialità (per niente nel 46,4%). Confermano di non fare domande ai genitori (43,4%) e che questi non sono presenti (58%) durante la navigazione. Aumentano invece le percentuali legate al parlarne in chiave di pericolo e di ascolto di ciò che i ragazzi dichiarano di aver fatto online.

Padri e madri sono preoccupati che i ragazzi possano vedere immagini sessuali esplicite (38,9%) e immagini violente (33,5%), che i social media possano essere uno strumento che provoca isolamento (37,8%), dia informazioni rischiose (65,7%) e che, in fondo, sia poco sicuro.

 

 


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