Politica

Oggi il 90° dell’Unione ciechi

È intervenuto anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini

di Redazione

Questa mattina, nella Sala della Lupa a Montecitorio, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha festeggiato i suoi 90 anni di vita. Fondata a Genova il 26 ottobre del 1920 da un gruppo di non vedenti guidati da Aurelio Nicolodi, un giovane ufficiale trentino che aveva perduto la vista durante la prima guerra mondiale, l’Unione nasce per riscattare il destino dei ciechi italiani, allora considerati, per legge, inabili, quindi senza capacità giuridica di agire.

“Oggi è la nostra festa, il nostro compleanno, un giorno lieto e triste insieme”, dichiara Tommaso Daniele, presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nel suo saluto introduttivo. “Lieto perché oggi, finalmente, i ciechi possono andare a testa alta nella società. Siamo però tristi perché le pari opportunità sono ancora lontane e il pregiudizio nei nostri confronti è sempre in agguato. Ma non siamo rassegnati, perché sentiamo dentro di noi e all’interno della nostra associazione una grande voglia di riscatto. Da Nicolodi in poi, abbiamo sempre messo la cultura al primo posto, come strumento imprescindibile verso la piena integrazione sociale.”

Il Presidente della Camera Gianfranco Fini, nonostante gli impegni odierni, ha portato il suo saluto. È «indispensabile evitare che la crisi economica internazionale in atto possa mettere a rischio le conquiste ottenute e possa compromettere l’impegno ad estendere e rafforzare i diritti e le tutele necessarie a favorire una piena ed effettiva parità sociale, in armonia con il dettato della nostra Costituzione», si legge nel suo messaggio. Per questo è fondamentale «continuare a favorire l’integrazione, migliorando la qualità dei servizi offerti ai ciechi e agli ipovedenti, anche attraverso la realizzazione di sempre più efficaci forme di intervento da parte delle istituzioni e della società civile».

 

Luigi D’Alonzo, docente di pedagogia speciale all’Università cattolica di Milano ha tenuto la sua Lectio Magistralis sull’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nella storia d’Italia. Parole chiave sono state l’integrazione, l’educazione e la normalizzazione, per sottolineare la necessità del cieco di vivere una vita normale, frequentando la scuola di tutti, lavorando e portanto avanti relazioni sociali.

 

La cerimonia, coordinata da Carmen Lasorella, è continuata poi con gli interventi di alcuni Premi Braille, da molti anni amici dell’Unione: Giuseppe Vegas ,Vice Ministro al Ministero dell’Economia, il Senatore Enzo Bianco, Andrea Monorchio, Presidente Consap e la stessa Carmen Losorella.

È stato poi il momento di alcuni non vedenti, che hanno raccontato la loro vita e i loro successi, vissuti al buio. Angelo Bella, docente universitario di matematica; Cecilia Camellini, giovane studentessa, medaglia d’oro mondiali di nuoto; Mauro Marcantoni, sociologo e scrittore; Mirco Mencacci, tecnico del suono e Felice Tagliaferro, scultore bolognese.

La giornata si è conclusa con la lettura di alcuni messaggi inviati dai soci riguardanti il novantesimo anniversario e l’appuntamento per tutti a Chianciano, dal 26 al 29 ottobre 2010, per il XXII Congresso Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti: “La missione dell’Unione nell’era della grande crisi”. Il titolo non poteva essere più attuale.


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