Salute

oggi ho incontrato la burocrazia comunale… il sapore amaro dei giorni in cui ho letto il Processo di Kafka

di Noria Nalli

   Anthony Perkins nel film “Il Processo” di Orson Wells

Mi era stata fatta una grande concessione. Alcuni membri della struttura comunale mi avrebbero fatto visita nella mia casa. Non mi era stato gentilmente detto di “prendermi un taxi”  e presentarmi nei loro uffici, come era successo una volta. Ora dovevano convincermi sul conteggio economico, che mi toglieva di fatto la possibilità di continuare a usufruire di un aiuto domestico per la mia patologia e, oltre alle consuete assistenti sociali dai modi ottocenteschi, sarei stata onorata dalla visita del Dirigente Amministrativo: che emozione!  Tutto questo dispiego di forze e sublimi intelligenze, solo per me. Ma il grande evento non è riuscito.  Ho incontrato tutti sulla strada di casa (ero mea culpa, in ritardo!) mentre camminavo col deambulatore insieme a mia figlia e , mancavano poche decine di metri, ma non me la sentivo di arrivare in fretta a casa e fare le scale di ingresso, senza una sosta. Volevo fermarmi cinque minuti al bar vicino casa, ma i Magnanimi avevano fretta. Siamo però riusciti a parlarci, a interagire! Mi sono lamentata della follia che mi toglieva di fatto, l’assistenza domiciliare, richiedendomi di contribuire con una quota di circa 500 euro mensili, solo per aver ricevuto gli arretrati della mia pensione di invalidità. “Voglio parlarne nel mio blog!” Dissi con un fare così  “sovversivo” , che il Dirigente Amministrativo ritenne doveroso annullarmi per il mio ardire! “Ma lei ha un blog, quindi è molto avanti!” disse con un  risolino, preparando, minaccioso, un pezzo di carta e una penna per segnarsi il suo nome, pensando già all’arzigogolata risposta da propinarmi per uccidermi con il suo efficacissimo linguaggio fatto di codici e supponenza. Del resto avevo già fatto una cosa “strana”, avevo chiesto di permettermi di sedermi un attimo mentre ero ancora “in mezzo alla strada!”, non avvisando prima il dirigente terrorizzato, che i deambulatori hanno un sedile e non volevo fare un sit in sul marciapiede! Alla delegazione non restò che andarsene, sotto gli occhi sbigottiti di mia figlia. “Stanno ridendo di te mamma, non te ne accorgi?” mi ha detto e ho ripensato all’anno scorso, quando ho letto il Processo di Kafka e alla sua frase finale  “Come un cane!” disse e gli parve che la vergogna gli dovesse sopravvivere”. Ero stata stroncata ed umiliata come il protagonista del libro, ma una sclerotica non si arrende alla BUROCRAZIA e in qualche modo sarei riuscita a dare il mio contributo a modificare questa realtà ingiusta.

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