Economia

Odio gli indifferenti.

di Luca Raffaele

Tutti, oggi, parlano di sostenibilità. Ma è cambiato davvero qualcosa?

L'Overshoot Day sicuramente non si arresta e per l’Italia anche per il 2023 si conferma la data del 15 maggio come il giorno in cui le risorse del pianeta finiscono e aumenta il nostro debito verso il futuro e le nuove generazioni.

Siamo sicuramente un Paese a elevato consumo di risorse e un paese storicamente povero di materie prime. Ma facciamo un passo indietro. Se dovessimo vivere contando solo sulle nostre forze e con i consumi attuali, avremo bisogno di quasi 5,2 Italie. Il Giappone è l'unico che fa peggio dell'Italia perché avrebbe bisogno di 8 Giapponi.

La scienza del cambiamento climatico è INEQUIVOCABILE,

Nonostante il dibattito pubblico continui a discutere sui livelli di "emergenza e allarmismo" della questione ambientale, lo scorso 20 marzo 2023l'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) ha pubblicato un documento che dovrebbe essere letto da tutti per capire non solo i problemi di oggi ma anche le soluzioni possibili da intraprendere per limitare i danni che derivano da ogni frazione di grado di riscaldamento in più.

Il rapporto (consultabile qui https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2023-ar6-rapporto-di-sintesi/) diventa un "arrivederci" perché il nuovo rapporto arriverà solo tra cinque anni. Per questo motivo è neccessario elencare alcuni dati che sono incontroveribili e anche l'ingnoranza o la malafede non possono scalfire.

Fino a oggi NON siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo di 1,5°C

  • A livello globale, il 10% delle famiglie più ricche contribuisce a circa il 40% delle emissioni globali di gas serra (derivanti dai consumi). Il 50% più povero delle famiglie contribuisce per meno del 15% (13-15%)
  • Le emissioni di CO2 delle infrastrutture per combustibili fossili esistenti e pianificate (senza, per esempio, impianti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio) superano da sole le emissioni cumulative di CO2 compatibili con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C
  • Senza un rafforzamento delle politiche adottate entro la fine del 2020, si prevede che le emissioni di gas serra continuino ad aumentare anche dopo il 2025, portando a un riscaldamento globale medio che raggiungerebbe 3,2°C entro il 2100

Sul futuro ci sono azioni cruciali da realizzare​

  • Le emissioni globali di gas serra raggiungeranno il loro picco massimo, al più tardi, entro il 2025, e poi, entro il 2030, siano ridotte del 43% rispetto ai livelli del 2019
  • Il metano, un gas serra a vita breve ma potente, deve essere ridotto di circa un terzo (34%) nello stesso periodo e il raggiungimento di 0 emissioni nette di anidride carbonica nei primi anni 2050
  • Provvedere instantaneamente a tagli rapidi e più profondi delle emissioni di gas serra fino al 2030, per minimizzare le possibilità di superare temporaneamente un aumento della temperatura di 1,5°C e il consumo delle risorse del pianeta (l'overshoot ricordato in precedenza) che in caso contrario continuerà ad anticipare la sua data annuale.

Per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti c'è una finestra di opportunità che si sta chiudendo rapidamente. Le scelte e le azioni intraprese in questo decennio avranno un impatto sul presente e per migliaia di anni

Rapporto IPCC 2023

Questi dati però ci devono aiutare a capire meglio il problema. Perché il problema di questo mancato miglioramento è stato quello di volere cambiare il mondo che abitiamo senza realmente cambiare il modo in cui intendiamo partecipare alla socialità.
Non siamo educati alla partecipazione.

Festeggiare il 22 aprile senza festeggiare (in piazza e in condivisione) il 25 aprile non ha valore e senso

La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un'invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione

Giorgio Gaber

Abbiamo bisogno di anticorpi sociali di prossimità per poter pensare solo lontamanete di incidere sulle questioni globali.

Abbiamo bisogno di partecipare, di più e meglio, alla vita sociale del nostro Paese. Dobbiamo esercitare la partecipazione così come facciamo un esercizio fisico quotidiano.

La partecipazione si può realizzare dappertutto e basterebbe partire dall'art. 46 della nostra Costituzione per ricordarci che anche le scelte fatte all'interno delle nostra organizzazioni e nelle nostre aziende possono fare la differenza per le persone e per il Pianeta.

Tutto sta nel non essere indifferenti alle questioni sociali (e ambientali) dei nostri tempi. Come ci ricordava Antonio Gramsci "vivere significa partecipare" e il 22 aprile deve legarsi indissolubilmente alla festa del 25 aprile che è "divisiva" solo per chi è indifferente, individualista e fascista.

L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Antonio Gramsci

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