Welfare

Occasione ma anche pistola puntata

Nelle piccole realtà trasferire il Tfr significa togliere ossigeno alla propria azienda

di Redazione

Fregati due volte? Qualcuno lo dice a mezza bocca, per altri invece è solo uno scongiuro. Tant?è che la riforma del Tfr si avvicina al mondo cooperativo minacciosa come un iceberg che si preferirebbe evitare. Eppure il panorama non è uguale per tutti. Infatti tra i mille problemi e ansie del settore non mancano le opportunità. «All?interno delle coop», spiega Andrea Bernardoni, responsabile Ufficio economico e finanziario di Legacoop Umbria, «si è aperto un dibattito interessante e vivace. Al contrario del profit, dove c?è ancora una scarsa conoscenza mista a indifferenza della normativa, nelle imprese cooperative c?è molta informazione al riguardo».

Vita: Cosa bolle in pentola. Quali opportunità per i soci lavoratori?
Andrea Bernardoni: Intanto ci sono tre fondi pensione negoziali attivi, promossi dalle centrali cooperative in accordo con i sindacati. Si tratta di Previcooper, riservato ai dipendenti delle coop di distribuzione (14.932 iscritti ad aprile 2006); Cooperlavoro, il fondo pensione destinato ai dipendenti delle cooperative di lavoro; Filcoop per i lavoratori di imprese e consorzi agricoli, forestali (oltre 2mila partecipanti). Dal primo gennaio 2007 non c?è stato un boom.

Vita: Quali prospettive, per i soci lavoratori delle coop con più di 50 dipendenti
Bernardoni: Presumibilmente ci sarà una forte partecipazione. Perché l?opzione di trasferire il Tfr verso un fondo negoziale resta comunque vantaggiosa. Dal punto di fiscale e quello dei rendimenti. E non solo. Infatti anche le coop hanno messo in campo un sistema di incentivi. Diverse imprese cooperative stanno facendo uno sforzo non da poco. E hanno deciso di portare al 2% (dall?1% previsto per legge) di contributo aziendale da versare nel fondo chiuso.

Vita: E invece per le coop con meno di 50 dipendenti?
Bernardoni: Qui lo scenario è piuttosto problematico. Pensiamo solo alle coop sociali di tipo B dove il costo del lavoro incide fino al 90% dei ricavi. Ci troviamo di fronte a una scelta che in qualche caso può rivelarsi drammatica per il lavoratore: perché dirottare il Tfr in un fondo significa privare di ossigeno la cooperativa . E rischiare di perdere l?impiego. In questo dissesto normativo, incapace di prendere in considerazione i piccoli, le centrali cooperative stanno studiando nuovi strumenti finanziari per coprire le falle della riforma del Tfr.

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