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Obiettori da universit

Il ministro non ha dubbi: la legge sull’obiezione di coscienza questa volta passerà. E propone di allargare il servizio civile agli atenei «Potrebbero essere utilizzati in biblioteca o come tutor de

di Marco Piazza

F u riformato per motivi di salute, il ministro Luigi Berlinguer. Altrimenti sarebbe dovuto partire militare, come tutti i giovani della sua generazione. Ma dovendo scegliere, se ci fosse stata la possibilità, avrebbe optato per il servizio civile («senza dubbio, ci mancherebbe»). Nei giorni in cui la legge di riforma dell?obiezione arriva sui banchi della Camera per quello che molti sperano sia l?ultimo passo prima della definitiva (e faticosa) approvazione, il titolare della Pubblica Istruzione e dell?Università interviene sul tema offrendo ai deputati, se ce ne fosse bisogno, un altro motivo per dare in fretta il via definitivo al nuovo testo in discussione.
«Oltre alle tante mansioni già svolte dagli obiettori», propone il ministro, «perché non pensare anche ad un loro impiego nelle università? Ce ne sarebbe un estremo bisogno».
Un messaggio chiaro alle opposizioni, da sempre fredde con gli obiettori. Ma anche un segnale per la maggioranza, perché superi le divisioni interne sul tema e si presenti compatta al voto finale.
Signor ministro, sarà la volta buona?
Spero proprio di sì.
Non se la sente di sbilanciarsi un po? di più?
Sia chiaro, non posso dare certezze. Dico però che questa volta, la riforma dovrebbe proprio essere approvata.
Lei, personalmente, è convinto della necessità di una riforma?
Assolutamente. Questa è una cosa attesa da tantissimo tempo. Ci fu molto rammarico in passato (nel 1992, ndr) quando il presidente Cossiga la rinviò alle Camere proprio mentre stava per spirare la legislatura.
Di riforma dell?obiezione si parla da quindici anni. Eppure, almeno a parole, il partito dei favorevoli è nettamente più forte. Perché allora, secondo lei, ci è voluto tanto?
Sostanzialmente per tre motivi. Primo perché introduce delle novità importanti, e per questo fa paura. Poi perché va contro interessi enormi che mirano a mantenere lo status quo come quelli militari. Il terzo motivo è di ordine generale. In Italia è difficilissimo approvare le leggi. Di qualsiasi tipo esse siano.
In Italia, nel 1997, sono state presentate 55 mila domande e il trend è in crescita. Ma secondo forze politiche come Alleanza nazionale si tratta di cifre gonfiate, perché tra gli aspiranti obiettori ci sarebbero in realtà molti ?lavativi? che puntano soltanto ad evitare il servizio militare.
Io non offenderei la coscienza della gente. È sicurissimo, infatti, che molti tra coloro che scelgono il servizio civile hanno problemi di coscienza. Comunque, per evitare di darla vinta agli eventuali scansafatiche, la cosa importante è che chi sceglie di impegnarsi nel servizio civile, lo faccia in un?attività seria. Le statistiche dicono che il 58 per cento degli obiettori ha avuto una formazione universitaria e che il 35 per cento ha un diploma di media superiore. Possibile che questi giovani, che si sono impegnati così tanto negli studi, siano tutti sfaticati? Francamente, questa mi sembra davvero una tesi sbagliata.
A proposito di studenti, lei ritiene che sia concepibile un servizio civile da svolgersi all?università?
Certo. Quando facevo il rettore ci ho provato senza riuscirci.
Cosa potrebbero fare gli obiettori negli atenei italiani?
Tutti quei servizi, fondamentali, che oggi non riusciamo a fornire agli universitari per mancanza di fondi. Penso, a esempio, all?estensione dell?orario di apertura delle biblioteche, ma anche alla formazione di tutor, in grado magari di assistere gli studenti all?interno dell?Università e di aiutarli nello studio.

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