Volontariato

Obiettore Pelù, presente

Firenze, 1985. Nella sede dell’Arci presta servizio civile un giovane obiettore. Si occupa dell’organizzazione di spettacoli musicali. Il suo nome è Piero Pelù

di Redazione

Firenze, 1985. Nella sede dell?Arci presta servizio civile un giovane obiettore. Si occupa dell?organizzazione di spettacoli musicali. Il suo nome è Piero Pelù. Dodici anni dopo quel ragazzo si occupa ancora di musica. Anzi, è una delle rockstar italiane più famose. Guida una band chiamata Litfiba e accetta di buon grado di sostenere la campagna di Vita e dell?Associazione obiettori non violenti per l?approvazione immediata della legge sull?obiezione di coscienza.

Piero Pelù obiettore di coscienza. Quando, e perché?
«Ho fatto il servizio civile nel 1985, nella sede regionale dell?Arci, a Firenze. Quando veder riconosciuto il proprio diritto a servire il Paese senza imbracciare il fucile era più difficile di adesso, soprattutto per i mille passaggi burocratici da superare. Io, ad esempio, dimenticai di annullare il rinvio, e fui costretto a fare 18 mesi di servizio invece di dodici. I motivi che mi hanno spinto sono quelli che credo abbiano un po? tutti coloro che fanno questa scelta: convinzioni non violente e voglia di fare qualcosa di veramente utile per la società. Un bisogno che i giovani sentono in molti».

Lei di cosa si è occupato?
«In particolare di organizzare spettacoli musicali e manifestazioni di vario genere, considerando la mia ?estrazione?. Ma ,oltre a questo, spesso ho avuto anche mansioni di segreteria, cose spicciole come rispondere al telefono o fare fotocopie. Ci si può rendere utili in tanti modi».

Perché ritiene giusto fare una nuova legge sull?obiezione?
«Innanzitutto perché credo che sia una questione di civiltà riconoscere pacificamente il diritto di ognuno di noi a fare una scelta del genere, senza dover per questo essere giudicato da nessuno. In molti Paesi d?Europa, infatti, le cose già vanno in questa direzione. Poi, rivedendo le regole e creando un ufficio ad hoc per la gestione degli obiettori, spero si possano eliminare tutte le complicazioni burocratiche che ancora oggi impediscono all?obiezione di coscienza di essere sfruttata in pieno come risorsa».

Insomma, un anno alla società lo si dedica volentieri, ma a certe condizioni.
«Sono convinto che lavorare un anno per la società sia giusto e importante, ma ci vuole un?organizzazione veramente solida per gestire al meglio tanti ragazzi. Conosco molti ragazzi che avevano fatto la richiesta, e che poi, dopo aver aspettato i diciotto mesi previsti dalla legge, sono stati congedati senza avere prestato un giorno di servizio. E c?è anche da evitare un rischio reale: che qualcuno approfitti della confusione, sfruttando gli obiettori per sostituire, gratis, personale che altrimenti dovrebbe essere retribuito».

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