Non profit

Obiettivo bilancio. Sociale

Sono in aumento i centri servizio che lo fanno. Perché la rendicontazione è uno strumento di trasparenza e valorizzazione del lavoro.

di Benedetta Verrini

Nel 2003 erano 13, nel 2004 sono arrivati a 22, pari al 30% del totale: i centri di servizio che fanno il bilancio sociale sono in crescita costante. Un fenomeno così strategico, anche per lo sviluppo dei rapporti tra associazioni, fondazioni e csv, che il Coordinamento nazionale Csv.net ha deciso di promuovere un documento di linee guida, distribuito in un opuscolo all?incontro di Roma. Frutto di un percorso di formazione di un apposito gruppo di lavoro, che si è riunito nei primi mesi del 2004, le linee guida illustrano le ragioni per cui occorre redigere un bilancio sociale di un csv. Anzi, di più: mostrano i passi fondamentali per la gestione del processo, indicano i contenuti salienti da inserire nel documento e le indicazioni per la sua introduzione presso una organizzazione di Terzo settore. «è soprattutto uno strumento fondamentale per definire l?identità di un csv e la qualità del suo lavoro», spiega Giovanni Stiz, esperto della società Seneca che, in collaborazione con Marco Molgora di Cgm, ha effettuato un?indagine ?sull?esistente? nell?universo dei csv. «Le linee guida partono dal presupposto che il bilancio sociale non deve assolutamente trasformarsi in uno strumento burocratico, nell?ennesimo modulo da compilare», prosegue Stiz. «Per questo, offrono una serie di indicazioni aperte, che possono costituire la premessa per un lavoro di riflessione interna. Basti pensare che il solo definire ?cos?è? un centro servizi comporta una valutazione di più elementi: la propria storia, i numerosi e differenti stakeholder, il percorso fatto, la missione. E poi, ci sono i passi successivi: cosa si è effettivamente realizzato, cosa si intende fare nel futuro». Un importante strumento di autocoscienza, confronto tra organizzazioni e comunicazione all?esterno del proprio lavoro, che alcuni csv hanno già sperimentato con successo. è il caso del Cesvot Toscana, che si trova già alla seconda edizione del proprio bilancio sociale. «L?idea è nata osservando il lavoro di grandi realtà, come Telethon, che traggono dal proprio bilancio un importante valore aggiunto in termini di trasparenza, rendicontazione, valorizzazione della propria mission», spiega il presidente del Cesvot, Luciano Franchi. «Per noi ha rappresentato un importante elemento di conoscenza, sia nei confronti delle fondazioni, che leggendo il nostro bilancio hanno percepito appieno la valenza sociale del centro servizi, sia nei confronti delle associazioni, che hanno compreso la complessità del nostro lavoro, al di là delle singole prestazioni». I bilanci sociali dei csv, infatti, possono giocare un ruolo strategico in particolare nel rapporto con le fondazioni: «Sono un modo per spostare il livello del confronto tra centri servizio e fondazioni dalla mera quantità di denaro ?trasferito? agli obiettivi realizzati sul territorio», commenta Giovanni Stiz. «Dirò di più: visto che le fondazioni sono obbligate, per legge, a redigere un bilancio di missione, sarebbe interessante che il bilancio sociale dei csv potesse arrivare addirittura a integrarlo, in un capitolo specifico. La fondazione mostrerebbe così come la sua funzione di ?creazione di benessere? nella comunità si è tradotta non solo in uno stanziamento annuale, ma in progetti concreti».

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