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Obiettivi del Millennio: Onu, “qualche progresso, ma l’Africa è indietro”

Un rapporto delle Nazioni Unite fa un bilancio a quasi metà percorso degli Obiettivi del Millennio fissati nel 2000 per il 2015

di Joshua Massarenti

Siamo quasi a metà strada. E il più classivo dei bilanci di metà trascorso andava quindi tracciato. E’ cosa fatta da stamane con il rapporto reso noto al pubblico a Ginevra dalle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio. Fissati nel 2000, i cosiddetti Mdgs hanno l’obiettivo di ridurre di metà da qui (sottinteso anni ’90) al 2015 il numero di persone colpite da fame e povertà. Non solo. Educazione, malattie infettive e aumentio degli aiuti pubblici allo sviluppo figurano tra gli otto punti elencati negli Mdgs. “Le sfide che rappresentano questi obiettivi sono enormi” ha tenuto a ricordare il vice Segretario dell’Onu Jose Antonio Ocampo. “Ma ci sono chiari segni incoraggianti”, ma la strada è ancora molto lunga, in special per l’Africa sub-sahariana. Tra i segnali positivi, l’Onu evoca la riduzione della povertà in Asia (e più in generale nel Sud del mondo), una più alta frequentazione delle scuole elementari, una flessione della mortalità infantile, il rallentamento della deforestazione e la lenta ma sicura promozione della donna nel mondo del lavoro e nelle istituzioni politiche. Cifre (traballanti) alla mano, il rapporto sottolinea che la popolazione del sud del mondo costretta a vivere con meno di un dollaro al giorno è passata dal 27,9% nel 1990 al 19,4% nel 2002. Il trend positivo è soprattutto dovuto ai successi riscontrati in Asia dove tra Asia orientale e Asia sudorientale, la povertà è stata respinta rispettivamente di 20 e 12 punti percentuali (33% nel 1990 contro 14,1% nel 2002 e 19,6% nel 1990 contro 7,3% nel 2002). Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, il grande perdente degli Mdgs rimane l’Africa sub-sahariana dove rispetto al 1990 il numero di persone colpite dalla miseria è drammaticamente aumentato (140 milioni di persone in più, cioè il 44% della popolazione totale africana). I tassi allarmanti di mortalità infantile riassumano da sè il percorso che rimane da compiere per sconfiggere la povertà. Nonostante i miglioramenti, la “situazione rimane molto grave” rivela il rapporto Onu secondo il quale il tasso di mortalità infantile africano (168 per mille) è due volte superiore rispetto al tasso medio dei paesi in via di sviluppo (87 per mille nel 2002 contro il 106 per mille nel 1990). Lo stesso discorso vale per la scolarizzazione. In Africa, nel 2004 solo il 64% dei bambini in età scolarizzata frequenta la scuola elementare contro una media dell’84% nel Sud del mondo. Nel settore Salute, il numero di sieropositivi è in crescita (38,6 milioni nel 2005 contro 36,2 milioni nel 2003), mentre le persone colpite dalla tuberculosi crescono di un punto percentuale ogni anno. Infine, se il rapporto nota gli sforzi dei paesi ricchi per annullare o quantomeno rivedere il debito dei paesi poveri, non può fare a meno di sottolineare che soltanto cinque paesi (Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno raggiunto l’obiettivo di riservare lo 0,7% del proprio Pil alle politiche di aiuto allo sviluppo. Nb: Intanto, Bill Gates & co. si stanno proponendo come i grandi protagonisti della nuova filantropia internazionale. C’è solo da capire l’impatto di questi attori privati nelle politiche di aiuto internazionale allo sviluppo. E poi, gli Obiettivi del Millennio terranno conto dei miliardi investiti dai nostri paperoni?


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