Sostenibilità

Obama vira verso Kyoto

I temi ambientali saranno al centro di una serie di appuntamentI importanti a livello internazionali. In vista del summit di fine anno a Copenhagen

di Emanuela Citterio

Il nuovo presidente Usa Barack Obama ha mostrato di voler affrontare di petto il tema spinoso dell’abbattimento delle emissioni di CO2, invitando i leader di 16 grandi economie mondiali per parlare di cambiamento climatico. Si tratta di Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Sud Africa e Danimarca, più le Nazioni Unite.

Un G17 che comprende Paesi chiave ma da sempre prudenti, per non dire restii, ad aderire al protocollo di Kyoto. I leader si incontreranno per una riunione preparatoria a Washigton il 27 e 28 aprile e si svolgerà in parallelo al G8 dell’8-10 luglio a La Maddalena. Obama ha infatti scritto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e il governo italiano ha dato, a stretto giro di posta, la disponibilità a organizzare i colloqui sul clima durante il G8. L’obiettivo, ha scritto Obama nella lettera a Berlusconi, è di «facilitare un dialogo diretto fra i Paesi più importanti fra quelli sviluppati e in via di sviluppo» al fine di «generare la leadership politica necessaria per ottenere un positivo risultato ai negoziati sul clima» che avranno luogo a Copenhagen, puntando a «avanzare l’esplorazione di concrete iniziative e passi congiunti» per «aumentare le forniture di energia pulita mentre si tagliano le emissioni inquinanti nell’atmosfera». La Casa Bianca vuole insomma accelerare il confronto fra le 17 maggiori economie per raggiungere un accordo forte su energia pulita e difesa dell’ambiente a Copenhagen. E anche in patria la nuova amministrazione sta dando segnali di cambiamento: oggi a Washington è stata presentata quella che è stata definita come la chiave di volta della strategia per il clima degli Usa, che modellerà il possibile accordo globale di Copenhagen a fine anno: la proposta di legge del Congresso Usa su energia e mutamento climatico.

 

Il G20, il G8, e ora il G17. E c’è pure chi dice che, alla fine, ad essere decisivo sarà il G2 (Usa e Cina). I temi ambientali e gli impegni per l’abbattimento delle emissioni di CO2 si rincorrono da vertice in vertice.

In Italia, si svolgerà dal 22 al 24 aprile a Siracusa il G8 sull’ambiente, presieduto dal ministro italiano Stefania Prestigiacomo. I cambiamenti climatici e la biodiversità saranno gli argomenti alla base dell’incontro tra i ministri dell’Ambiente degli otto grandi, allargato a altre 11 nazioni: Australia, Brasile, Cina, Danimarca, Egitto, India, Indonesia, Messico, Repubblica di Corea, Repubblica Ceca e Sudafrica.

Ma la vera sfida avrà luogo a dicembre, quando i governi s’incontreranno a Copenhagen per negoziare un nuovo accordo sul clima. «Abbiamo bisogno che sia sigillato un patto che porti il mondo verso una diversa direzione» ha detto il segretario generale Onu Ban Ki-moon «i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre drasticamente le emissioni di carbonio. Anche quelli in via di sviluppo devono dare il loro contributo. Dobbiamo decidere di condividere tecnologie volte alla promozione di un’energia sicura e pulita. E occorre aiutare gli indigenti e i bisognosi ad adattarsi ai cambiamenti climatici».

Bisogna vedere se il G2, di fatto il gruppo dei più grandi inquinatori del pianeta, questa volta farà la sua parte.


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