Mondo

Obama sponsor di SuperMario

Monti incassa gli applausi americani e la copertina di Time

di Franco Bomprezzi

L’appoggio entusiastico del presidente degli Stati Uniti Barack Obama al premier italiano Mario Monti è il fatto del giorno, stupisce in ogni caso il coro di approvazione riservato al nostro presidente del Consiglio dai grandi media americani. Ecco come i giornali italiani riprendono l’incontro alla Casa Bianca e il suo contorno mediatico.

“Obama: Usa e Italia mai così vicini” è il titolo a tutta pagina in prima del CORRIERE DELLA SERA. I servizi occupano le prime pagine del quotidiano. L’editoriale è di Massimo Gaggi: “Aperture di credito”. Scrive l’opinionista di via Solferino: “«È un nuovo giorno» nei rapporti Italia-Usa, sentenzia il New York Times mentre Time Magazine si chiede se Mario Monti è l’uomo che salverà l’Europa, dedicandogli anche la copertina delle sue edizioni internazionali. Accolto da Barack Obama alla Casa Bianca con fiducia per il ruolo che l’Italia, cuore della crisi europea, può giocare per risolverla, il presidente del Consiglio sta godendo di una congiunzione astrale positiva, cementata dalla sua esperienza e credibilità personale: è l’uomo al quale in America tutti guardano nella speranza che trovi la chiave della soluzione di problemi che si sono sedimentati negli anni”. Che però aggiunge: “Monti ha accumulato in poche settimane un capitale politico che gli serve, qui negli Usa, per cercare di convincere la comunità finanziaria a scommettere di nuovo sull’Italia e in Italia per procedere speditamente sul percorso delle riforme. Ma, come sa bene proprio Obama, che l’ha sperimentato sulla sua pelle, capitali politici anche straordinari possono dissolversi molto rapidamente, soprattutto in un’epoca di crisi economiche che pesano sul tenore di vita dei cittadini”. E’ ancora di Gaggi il pezzo che apre pagina 2 raccontando l’incontro alla Casa Bianca: “Obama rinnova la fiducia a Monti «Porterà l’Italia fuori dalla tempesta»”. E’affidato alla penna di Beppe Severgnini il pezzo sull’endorsement dei media americani: “In copertina su Time. E «nonno» Mario sconfigge gli stereotipi”. Scrive Severgnini: “La copertina di Time riassume tutto questo. Non è certo la prima dedicata a un italiano. L’anno scorso era toccato a Silvio Berlusconi (titolo: «L’uomo dietro all’economia più pericolosa del mondo») e a Sergio Marchionne. Prima di loro a Benito Mussolini (più volte), Palmiro Togliatti, Alcide De Gasperi, Sophia Loren, Gianni Agnelli, Luciano Pavarotti, Giorgio Armani e Sandra Savaglio, un’astronoma scelta come rappresentante della fuga dei cervelli dall’Europa. Nessuno di loro tuttavia ha conquistato la copertina di «Time» in meno di tre mesi. Mario Monti, definito «un nonno elegante» dotato di una «voce tranquilla» e di «occhi sorridenti», ci è riuscito. È la prova che non esiste un pregiudizio anti italiano, in America e nel mondo anglosassone. Esiste invece la pigrizia di accomodarsi su facili stereotipi di cui l’Italia è spesso vittima — come ogni paese, forse più di ogni paese”. Ma è Federico Fubini, a pagina 3 a sottolineare le diffidenze americane: “Chi sono gli americani che non si fidano dell’Europa”. Scrive: “A due anni dall’inizio della crisi del debito, l’Europa oggi negli Stati Uniti unisce democratici e repubblicani in una miscela di incomprensione e fastidio. Non è la reazione nazionalista di una superpotenza che si sente sfidata nella competizione fra grandi valute globali. È un’irritazione, stavolta, terribilmente pragmatica. Martin Feldstein, decano dei grandi economisti americani e consigliere di Ronald Reagan, già nel ’92 e poi nel ’97 aveva previsto che le falle nella struttura della moneta unica avrebbero rischiato di affondarla. Ma oggi anche lui si limita a indicare i rimedi possibili: una temporanea svalutazione dell’euro e le misure necessarie a far crescere la produttività e la tenuta di bilancio in Italia e Spagna”. 

Gaudente LA REPUBBLICA riserva al premier il titolone (“Monti-Obama: patto per la crescita”) e due titoli-lusinga a fianco: “Il Professore che piace all’America”, “Caro Mario, hai fatto una partenza a razzo”. Tre le (assai soddisfatte) pagine dedicate al viaggio del presidente: «la relazione fra l’Italia e gli Stati Uniti non è mai stata così forte», ha detto Obama al termine del colloquio di 40 minuti nello Studio Ovale, nel quale ha dichiarato «la sua personale fiducia nella leadership del primo ministro» e la speranza che «possa traghettare l’Italia, in questo momento difficile, fuori dalla tempesta». «Monti sembra imbarazzato da tanto calore», mitiga il cronista, che non esita a ricordare quanto invece fosse freddo il presidente americano nei confronti di Berlusconi e a notare che anche per Marchionne «ora l’Italia ha un’altra faccia». È indubbiamente importante del resto la credibilità che Monti ha saputo accreditare a sé e all’Italia: ora il Fondo monetario internazionale, ad esempio, ritiene che sia possibile il pareggio di bilancio nel 2013 e plaude «alle ambiziose misure di correzione». Un giudizio politico e anche economico che spiega anche come nell’incontro con il Congresso americano a Monti siano state chiede indicazioni sul futuro europeo: il punto centrale della visita, annota Francesco Bei, Monti visto come demiurgo della crescita e come l’uomo che può convincere i tedeschi laddove i francesi hanno fallito. Il retroscena di Federico Rampini spiega il grande successo fin dal titolo: “Barack scopre SuperMario «Roma una diga per l’euro aiuterà la ripresa americana»” . Per due volte la ripresa americana è stata bloccata dalla crisi europea, Obama, che vuole essere rieletto, non desidera accada ancora e quindi cerca l’alleanza con chi potrebbe sostenerlo. «Com’è possibile», chiede l’americano, «generare crescita sotto la pressione di politiche di bilancio così restrittive?». Rampini non riporta la risposta di Monti e preferisce sottolineare che «dopo pochi minuti Obama sente di aver di fronte un uomo che ha il suo stesso approccio, la cortesia e la sobrietà dei modi insieme con la passione per l’analisi, l’approfondimento. Due professori»… Si capisce l’apoteosi finale: «Monti è stato cooptato in un nuovo incarico informale, sarà un partner sempre più ascoltato, una sorta di “consigliere esterno del presidente” per impostare il G8 di Chicago, il vertice più importante per l’economia globale, prima dell’elezione presidenziale di novembre». A conclusione di queste pagine (che Dagospia forse chiamerebbe «la bava separata dalle notizie»), Vittorio Zucconi spiega l’applauso americano: Monti non ha scheletri nell’armadio, non è sfuggente come i politici consumati, è competente, severo, ha un «naturale internazionalismo». «Ma davvero può bastare lui a trasformare l’Italia da “malato d’Europa” a medico curante? Forse no. Eppure così sembra ascoltando le voci di Washington e di New York»…

IL GIORNALE apre con la visita del presidente del Consiglio negli Usa, ma prendendo il tema in contropiede: “Monti boccia gli Italiani” è il titolo a tutta pagina in copertina. «Gli Stati Uniti lo salutano come il “salvatore d’Europa”, lui elogia Berlusconi “statista” ma poi si mette in cattedra: “Cambierò il modo di vivere dei miei connazionali”. La chiave di lettura la dà il direttore Sallusti nell’editoriale: «Sul cambiare gli italiani sono scettico. La frase è ambigua. Cosa intende Monti? Entrare oltre che nelle nostre banche anche nelle nostre vite? Trasformare l’Italia in una grande scuola di etica a cielo aperto? Spero di no, ma sta di fatto che evidentemente noi italiani a Monti così non piacciamo, e da professore quale è ci dà una bella insufficienza, per di più su una pagella, Time, internazionale. Io non credo che i problemi di questo Paese siano gli italiani, i cui non pochi vizi sono per la maggior parte una legittima difesa da uno Stato, quello sì, arruffone, arrogante e inetto. Dalla violenza con cui Vittorio Emanuele II ha unito l’Italia in poi è stato tutto un braccio di ferro tra Stato e cittadini condito da un assistenzialismo buono solo a comperare consenso politico. È vero, non tutti pagano le tasse, ma per prima cosa si dovrebbe affrontare il problema di uno Stato ancora oggi ladro, per la quantità di soldi che ruba dalle nostre tasche con tasse esorbitanti. Va cambiato uno Stato che applica interessi da strozzino a chi non paga una multa ma che paga a tre anni i suoi cittadini fornitori. Va cambiato uno Stato che strapaga politici e burocrati ma che tratta da pezzenti gli insegnanti, vera classe dirigente di un Paese. L’elenco sarebbe infinito, e una cosa è certa. Se usciti sconfitti e con le pezze al sedere dalla Seconda guerra mondiale siamo diventati l’ottava potenza al mondo, il merito è solo degli italiani, non certo di chi li ha governati. Se Monti vuole davvero cambiare il Paese, non provi a cambiare gli italiani, li lasci anzi liberi, non li costringa, per sfuggire a nuovi lacci e soprusi, a essere ancora più furbetti. Cambi invece, e velocemente, lo Stato, approfitti di una situazione politica unica e forse irripetibile. Su questa strada, e spero che questo in realtà intendesse dire, lo seguiremo e sosterremo senza riserve. Anzi, gli saremmo pure grati».

Prima pagina ancora dominata dalla situazione interna al MANIFESTO messo in liquidazione amministrativa. Alla visita di Obama a Washington è dedicato un articolo di spalla a pagina 6 che apre sulla Bce e Mario Draghi. Si tratta dell’analisi di Marco d’Eramo intitolata “Monti da Obama, due debolezze”. «L’ironia è certo involontaria, ma notevole: in occasione della prima visita del nostro premier a Washington, il settimanale americano Time consacra a Mario Monti la sua copertina: ma gliela dedica solo nelle edizioni europea, asiatica e del sud Pacifico, con il titolo  – sotto la foto – “Può quest’uomo salvare l’Europa?”. Nell’edizione statunitense invece la copertina è ben altra: tutta rosa, titola “Amicizie animali”, con un cagnolone (gli Usa?) e un cagnolino (l’Italia?) accovacciati uno a proteggere l’altro (….)» questo il fulminante esordio dell’analisi che osserva più avanti «(…) tutti sanno che le prime due visite “estere” che un nostro primo ministro compie appena entra in carica sono quelle in Vaticano e alla Casa Bianca: le due potenze cui deve rispondere, ancor prima che al popolo italiano (…)» e si prosegue analizzando la situazione osservando che «(…) al di là dei sorrisi di facciata, sia Obama che Monti sono assai irritati con l’establishment tedesco: Monti perché, nonostante i salassi che ci prescrive e la drastica cura di austerità cui ha sottoposto l’Italia, Berlino continua a nicchiare sul fondo salvastati, a rinviare, (…)E gli Usa dal canto loro vedono la riluttanza tedesca a intervenire con decisione per rimettere l’euro in carreggiata una volta per tutte, come una minaccia letale per l’incipiente ripresa (…)» Per arrivare verso la conclusione a osservare «È difficile anche solo immaginare che Obama e Monti abbiano concordato una posizione comune nei confronti della ambiguità tedesche. Ma è invece probabile che si siano lanciati segnali di convergenza su cui far lavorare in future le rispettive cancellerie (…)» e conclude sui sospetti tedeschi verso gli italiani doppiogiochisti «una diffidenza che era alla base dell’ostilità di Berlino a far entrare l’Italia nell’euro quando la moneta unica doveva essere varata (..)» e qui si ricorda la domanda che si ponevano i responsabili economici di Francoforte «Ci hanno già traditi due volte, nel 1915 e nel 1943: chi ci assicura che al momento opportuno gli italiani non voltino ancora gabbana?».

Fotonotizia in taglio centrale per IL SOLE 24 ORE sull’incontro Monti-Obama, sotto il titolo “Obama a Monti: ottima partenza, piena fiducia”. Mario Platero analizza i risvolti dell’incontro a pagina 8 sotto il titolo “Obiettivo sviluppo: così si rilancia l’asse Roma-Usa”: «Dai gesti, dalle parole, dal tono del dialogo, direttamente in inglese, dalla comunanza di lingua e linguaggio, l’incontro di ieri alla Casa Bianca fra Monti e Obama ha prodotto un “patto per la crescita”. E l’impegno a lavorare insieme alla costruzione di un muro tagliafuoco per stabilizzare la crisi finanziaria. Così tra espressioni decise per la trasformazione del nostro Paese e la pacatezza del loro rapporto, ieri si è aperta un’epoca nuova nel rapporto fra Washington e Roma con una novità importante: dopo anni di reticenze e sospetti l’America di Obama ha deciso di investire nel futuro italiano. E Time Magazine gli ha persino dedicato la copertina. (…) Monti insomma ha concretizzato quel ruolo di ponte che ci si aspettava potesse svolgere fra Washington e Berlino, e, proprio come aveva previsto Charles Kupchan su queste pagine, «ha rimesso l’Italia in gioco». L’ecumenismo “intelligente” di Monti non ha riguardato solo l’inclusione di Berlusconi sul palcoscenico americano di cui è stato protagonista politico, o la comprensione delle «strategie per il mercato sociale della Germania». Monti ha spiegato a Obama che gli italiani individualmente soffrono delle varie misure e di molti cambiamenti per la liberalizzazione ma «nel loro insieme sono contenti di essere governati nella direzione giusta…». E ha chiuso con un omaggio ai sindacati «anche loro parte integrante di questo sforzo». È stato per questo quadro di insieme, obiettivamente nuovo, trasversale a livello interno e a livello europeo che ha convinto Barack Obama ad investire capitale politico nel futuro del governo Monti».

ITALIA OGGI riassume l’incontro tra Monti e Obama a pag 3  con una vignetta che ritrae il presidente americano mentre tende la mando al premier dicendo: «Mr Stangata, I suppose». Sempre a pag 3, il quotidiano dei professionisti propone un pezzullo che fa un raffronto tra l’ultima copertina del Time dedicata a Monti intitolata “Can this man save Europe” e quella di qualche mese fa dove Berlusconi fu definito in copertina come l’uomo dietro all’economia più pericolosa al mondo. «C’è da chiedersi» scrive Franco Adriano nel pezzo “Da Time due pesi e due misure per l’Italia” «può l’economia italiana essere cambiata così tanto in meglio in cosi poco tempo?»

AVVENIRE smorza un poco i grandi entusiasmi sulla visita di Monti negli States con un titolo dubitativo: “Gli Usa ci credono, e noi?”. Una pagina racconta il «grande recupero di immagine» per il nostro Paese, anzi «una vera e propria resurrezione» grazie al «tecnocrate senza scheletri negli armadi», anche se poi «il Grande Correttore avrà del gran lavoro supplementare da fare, qui da noi». Monti incassa il voto di fiducia di Obama, gli Usa lo accolgono come «il salvatore dell’euro,l’uomo in grado di risparmiare agli Usa una nuova recessione» e promettono alleanze per «la promozione di strategie di crescita in Europa» e «per un fondo di sicurezza  europeo che permetta di arginare nuove crisi del debito». 

«La crescita imperativo comune» è il titolo di apertura della prima pagina de LA STAMPA. Al centro la foto della stretta di mano tra Monti e Obama nella Sala Ovale della Casa Bianca. Il commento è affidato a Francesco Guerrera, caporedattore finanziario per il Wall Street Journal a New York: «Perché Barack ha bisogno di noi». Il riferimento è all’Europa: «L’America ed il suo Presidente devono sperare che il vagone più importante trainato dalla locomotiva Usa non venga deragliato da crisi rovinose e beghe politiche. Le parole calorose di Obama nei confronti della leadership politica europea – compresa la professione di gran stima nei confronti di Mario Monti in questo giornale – non sono del tutto disinteressate. Nel mondo della globalizzazione, nessun Paese è un’isola e gli Usa e l’Europa sono legati da relazioni commerciali che ne fanno compagni di viaggio inseparabili. Anche se le traiettorie economiche sono divergenti: l’America è in ripresa mentre l’Europa soffre la recessione». Mentre nello spazio del Buongiorno di Gramellini si trovano le copertine di Time con Berlusconi e Monti. Titolo: «Trova le differenze». Scrive Gramellini: «due premier diversissimi, nati incredibilmente nello stesso Paese: il nostro. Rimangono le questioni irrisolte. Chi ha le orecchie più grandi? Chi incarna la destra moderna? A chi si è ispirato Leonardo per il sorriso della Gioconda? Come è possibile che in appena tre mesi – il tempo che Alemanno impiega per mettere le catene – secondo il titolista di Time siamo passati dallo status di economia più pericolosa del pianeta a quello di ultima speranza d’Europa? Da chi comprereste una barzelletta usata? (Io da Monti: adoro l’umorismo lugubre). L’italiano medio somiglia a uno dei due o il suo sogno è essere Monti di giorno e Berlusconi la notte? Quando mai metteranno Bersani sulla copertina di Time?».

E inoltre sui giornali di oggi:
 
MALTEMPO
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina in basso per “Emergenza neve, più poteri alla Protezione civile Previsti 30 cm a Roma Rischio valanga su Alemanno” al tema è dedicata l’intera pagina 8 dove accanto all’apertura sulla protezione civile “Gabrielli la spunta: più poteri” la spalla è dedicata a “I 30 cm più scivolosi per Gianni Alemanno” mentre un ampio box è sull’Abruzzo “Paesi isolati e animali affamati in attesa che la neve cada ancora”.

PROTEZIONE CIVILE
IL SOLE 24 ORE  –  “Protezione civile al rilancio”: «Ci sono i soldi per l’emergenza maltempo. E il Governo si impegna a fare  presto la riforma della Protezione civile. È il risultato della riunione di ieri a palazzo Chigi con le Regioni. Tutti soddisfatti, nelle dichiarazioni ufficiali. (…) L’altro tema, quello della riforma del dipartimento di Gabrielli, è ormai avviato. Comincerà, non c’è dubbio, dalle norme della legge milleproroghe che costringono la Protezione civile a emanare ordinanze solo con il parere preventivo del ministero dell’Economia e poi con l’ok della Corte dei Conti. Più complesso e delicato, forse meno probabile, è un riordino istituzionale. L’ipotesi di una separazione del dipartimento tra Economia e Interno al momento è in ribasso. La delega al Viminale sullo stesso dipartimento è un’altra strada tutta in salita».

ITALIA OGGI –  A pag 4, il pezzo “Più poteri a Gabrielli ma a tempo” spiega l’idea intorno alla quale stanno ragionando a Palazzo Chigi per allentare la morsa del tesoro sulla Protezione Civile. Più risorse per il fondo Protezione Civile e potrei immediati a Gabrielli, ma solo per le prime ore dell’emergenza e del primo  intervento.

VOLONTARI IN ERBA
CORRIERE DELLA SERA – Giusi Fasano racconta a pagina 22: “Gli angeli del freddo che portano latte e insulina alle famiglie isolate”, storie di volontari nelle regioni assediate dalla neve e dal gelo. “La più piccola è una bambina di otto anni, Paolina. Maneggia una pala più grande di lei e segue i compagni di squadra con la diligenza di un soldatino. È una volontaria della neve, eroina minuscola di un maltempo che non molla la presa – scrive l’inviata del Corriere -. Lei e una ventina di ragazzetti di Bagnoli del Trigno, in provincia di Isernia, hanno deciso di darsi da fare per la comunità. I più grandi hanno 14 anni e sono i «comandanti», chiamiamoli così, Emanuele Ianiero e Lorenzo Elia, studenti al momento nullafacenti per la chiusura delle scuole. Emanuele ha messo a disposizione il suo cellulare. Il numero stampato su centinaia di volantini e distribuito in ogni casa, frazioni sperdute comprese: chiunque può chiamare e chiedere di avere a domicilio la spesa, di liberare dalla neve un passaggio davanti casa, di comprare medicine, buttar via la spazzatura, spargere sale. E a fine giornata le attività del gruppo e le fotografie finiscono su Facebook così i parenti lontani di questo o quel compaesano (molti sono anziani) possono controllare a distanza la situazione. «Qualcuno prova a darci dei soldi ma noi diciamo sempre no. Non lo facciamo per soldi»”. 

CHIESA E ABUSI
AVVENIRE – Alla chiusura del simposio sugli abusi su minori compiuti da prelati, il Vaticano presenta il Centro per la protezione dei minori creato all’interno dell’Università Gregoriana in collaborazione con l’università di Ulm (che ospiterà la sede del centro). Non solo ricerca e formazione, «vogliamo fare passi avanti per il bene della Chiesa».

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