Economia

Obama ridimensiona le banche

Il presidente Usa contro il gigantismo e la spregiudicatezza finanziaria

di Franco Bomprezzi

Obama all’attacco delle grandi banche, un discorso durissimo che annuncia misure in grado di ridimensionare il peso di chi in questi anni ha giocato con i risparmi degli americani. Ma la Borsa reagisce male. Ecco come i giornali italiani raccontano il braccio di ferro del presidente Usa.

“Obama linea dura sulle banche” è il titolo di taglio medio del CORRIERE DELLA SERA di oggi. «Gli istituti di credito Usa sono tornati ai vecchi vizi», questa la frase del presidente americano che il giornale riporta in prima pagina, rimandando ai servizi a pag 29, la prima di economia. Il pezzo si apertura è di Massimo Gaggi (“Obama accusa le banche, Wall Street giù”): «Basta con le banche commerciali che si comportano come hedge fund o fondi di private equity» rischiando i soldi dei depositanti e dei contribuenti – esordisce l’articolo -. Basta con i «cittadini presi in ostaggio da istituti che non possiamo far fallire perché sono troppo grossi». All’indomani della grave sconfitta in Massachusetts e della dolorosa ammissione di aver perso almeno in parte il contatto con l’opinione pubblica, Barack Obama inasprisce la sua politica verso Wall Street». Affermazioni che arrivano come una doccia gelata su Wall Street, che chiude la seduta in pesante calo: i listini accusano la flessione più pesante da tre mesi. Il Dow Jones arretra del 2% e il settore bancario affonda: JPMorgan perde il 6,6%, Bank of America il 6,2%, Goldman Sachs il 4,1% e Citigroup il 5,5%. La proposta, con cui Obama «dichiara guerra a Wall Street», rappresenta «il maggior giro di vite in termini di norme dal 1930», scrive il Financial Times.  Il commento è affidato alla “lente” di Federico Fubini: “I banchieri e la rivincita del modello hedge fund”. Scrive Fubini: «I conti di Goldman Sachs spiegano perché niente sarà più come prima, se Obama vincerà…nel 2009 la regina delle (ex) banche d’affari ha raccolto solo un decimo delle sue entrate facendo la banca d’affari. Il grosso, 34 miliardi di dollari su 45 vengono dal trading su valute, credito. Materie prime, azioni, derivati…Proibire il trading con capitale proprio, come propone Obama è una rivoluzione, se vorranno restare banche che raccolgono depositi (e si finanziano alla Fed) Goldman. Jp Morgan e le altre guadagneranno molto meno. Perderanno molti manager capaci di fare molti soldi con un computer e gli hedge si libereranno di concorrenti sleali. A meno che qualche ex banca ora non diventi puro gestore di fondi, magari da partnership privata, ritirata dalla Borsa».

 «Non accadrà mai più che i contribuenti americani vengano presi in ostaggio da una banca che è troppo grande per permettere che possa fallire»: è l’incipit del pezzo che dalla prima pagina de LA REPUBBLICA rilancia la sfida del presidente ai grandi istituti di credito. I servizi alle pagine 6 e 7. Riferisce Arturo Zampaglione di un Obama populista che si scaglia contro gli «eccessi irresponsabili» dei mercati finanziari. Era da tempo commenta il giornalista che non si sentivano attacchi così duri dalla Casa Bianca contro la lobby bancaria e forse non è estranea la sconfitta in Senato. Quanto a Wall Street, immediate le reazioni: meno 2% l’indice Down Jones, la perdita più forte dall’ottobre scorso. Non che Obama abbia poi così torto: ieri la Goldman Sachs ha annunciato un utile record per il 2009: 13,4 miliardi di dollari di profitti su 45,2 miliardi di introiti (ha ridotto i compensi ai dipendenti… a “solo” 16,2 miliardi). Obama però non dimentica che la crisi è partita dal sistema finanziario e sono due le proposte che dovrebbero integrare la riforma del sistema finanziario. La prima riguarda appunto le dimensioni dei colossi finanziari; la seconda mira a separare le attività bancarie da quelle speculative. In appoggio intervista a Michael Spence, premio Nobel che avverte: «la ripresa in America e soprattutto in Europa sarà molto lenta, molto faticosa e caratterizzata da continui stop and go. Perché non sono stati risolti i problemi strutturali che l’hanno provocata». Prevede un aumento della disoccupazione (in particolare in Europa vista la sopravvalutazione dell’euro che frena l’export), tempi lunghi per risolvere il problema debitorio (incentrato sulle case il cui valore è crollato). Di “Ripresa a singhiozzo, è allarme lavoro” parla anche il pezzo europeo che riferisce la preoccupazione di Trichet, presidente Bce allarmato anche dalla situazione greca. Trichet raccomanda inoltre di stabilizzare / risanare i bilanci pubblici e poi di ridurre eventualmente le tasse. Federico Rampini firma il commento: “Operazione contrattacco” è il chiarissimo titolo. Di fronte al pericolo che si stia sfaldando definitivamente il blocco sociale eterogeneo che lo ha portato al potere, Obama sceglie la reazione e contrattacca dicendo “cose di sinistra” contro le grandi banche ma anche contro la Corte suprema che ieri ha dato libertà assoluta nei finanziamenti alla politica. «Un semaforo verde per un’invasione dei poteri forti del denaro, il trionfo dei petrolieri e di Wall Street, delle assicurazioni sanitarie private».

IL GIORNALE dedica due pezzi al discorso di Obama nella sezione economia. Il primo, “Obama, guerra con le banche: Più piccole. E senza rischi” analizza la riforma del sistema bancario anticipata ieri dal presidente e mette in rilievo alcuni punti come il «divieto di possedere fondi speculativi, fare trading con mezzi propri» e il fatto che non «saranno più consentite maxi-fusioni». Il commento è invece affidato a Nicola Porro nel suo spazio Il Punto. Nel pezzo, “Barack e il manuale delle giovani marmotte“ Porro fa notare una contraddizione di fondo: «Appena eletto, il presidente Obama ha fatto due cose. Ha nominato come sui consiglieri e ministri, dirigenti dell’establishment bancario. Ha poi continuato la politica degli aiuti al sistema creditizio». I risultati sono stati positivi. Scrive Porro: «Sono passati pochi mesi e le grandi banche americane  non solo hanno restituito al Tesoro quanto ricevuto, ma stanno chiudendo bilanci da capogiro. Con l’inevitabile appendice che sempre segue la messe di dividendi: un bel bonus per chi li ha generati». Ma la storia non si chiude dove sono tutti felici e contenti. «Il salvataggio delle banche non è stato a somma zero, c’è stato un bel più per i banchieri e un gigantesco meno per il resto dei contribuenti americani».

Il SOLE24ORE dedica ampio spazio ad Obama: l’apertura di prima e le pagine 2 e 3. A fianco di un ampio resoconto di Mario Platero da New York, in cui si sottolineano i passaggi cruciali del discorso del presidente – limiti ai colossi bancari, netta separazione tra le attività di banca commerciale e quelle di banca d’affari – si dà conto della reazione di Wall Street: a sorpresa, niente crolli dei titoli bancari, ma è indubbio che la piazza finanziaria più importante del mondo abbia «bocciato» il piano, perdendo nel suo complesso un bel po’ (-1,89% l’S&P, -1,12% il Nasdaq).  Di spalla ecco due commenti di guru della finanza Usa, ovviamente uno «pro» e uno «contro» Obama: per Mickey Levy, capo economista di Bank of America, le nuove regole saranno «un tuffo nel passato e un colpo di spugna sulle teorie che da decenni ci dicono quanto le istituzioni finanziarie contribuiscono a eliminare le inefficienze di mercato». Di più: Obama ha fatto «un errore per il quale pagheremo tutti». Di parere opposto Pierre Ellis, veterano di Wall Street, senior economist della Decision Economics, per cui l’idea di Obama «non sarà perfetta, ma è buona, con obiettivi condivisibili. Quelli di riportare il settore finanziario e i mercati alla normalità, di sbarazzarsi del concetto, quello sì pericoloso, del «too big to fail». E di spronare una più oculata gestione del rischio».

Ieri le borse avevano iniziato con il segno positivo, fa notare ITALIA OGGI nel pezzo “Obama affossa le borse” , ma poi, a far scendere i listini hanno contribuito alcuni dati macro Usa come l’aumento di richieste settimanali di sussidi e le parole di Barack Obama «il quale è tornato a stigmatizzare l’operato delle banche americane ed ha indicato nuovi limiti al loro operare». Il pezzo non entra più di tanto nel merito del discorso di Obama, si limita a riportare una frase del presidente «è’ necessario porre fine al principio too big too fail ( troppo grande per fallire) sui mercati finanziari» e fa una carrellata dei numeri, tutti in rosso, della chiusura delle borse mondiali».

IL MANIFESTO non dà molta importanza al discorso di Obama, relegandolo in una breve a pag. 7.

Obama che dice alle banche “non vi salveremo più” (questo il titolo) sta su AVVENIRE a pagina 6, a piede di una pagina sulla ripresa della “turbo-finanza”. In Europa infatti è ripartito il mercato delle ABS asset backed securities, con la cartolarizzazione di un miliardo di debiti nei soli primi quindici giorni di gennaio. E De Felice (Aiaf) dice che è tornata la voglia di rischio e poco è stato fatto per cambiare le regole. In questo contesto di allarme, il discorso di Obama di ieri è definito dal «tono populistico», «necessario» sulla scia della sconfitta politica in Massachusetts «che ha fatto capire alla Casa Bianca di dover dare ascolto alla rabbia della gente per gli eccessi di Wall Street». Ma che poi il contenuto diventi realtà «è tuttaltro che assicurato», visto che con le elezioni di novembre alle porte, il Congresso «potrebbe non aver voglia di scontentare un gruppo così potente» come quello delle banche. Di spalla l’annuncio del varo in Italia di Community Investment Fund, la prima Sicav (lussemburghese) che investe il 40% del proprio asset in progetti di microfinanza a contenuto socale. In tutta Europa c’è solo un precedente, in Svizzera. Per la selezione dei progetti la società si avvale della consulenza – come advisor etico –  di tal Carità Politica, associazione laica di diritto pontificio.

“Allarme occupazione alla Banca europea”. LA STAMPA associa sotto uno stesso titolo in prima pagina l’allarme della Banca centrale europea e il monito di Obama agli istituti di credito, rimandando a due primi piani all’interno su Europa e Usa. «Nel mirino di Obama ci sono giganti come Citigroup, Bank of America e Goldman Sachs, che proprio ieri ha comunicato profitti nell’ultimo trimestre per 4,79 miliardi di dollari in gran parte generati da “operazioni ad alto rischio”» scrive il corrispondente da New York de LA STAMPA.  Da qui la richiesta, su suggerimento dell’ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker, di «ridurre di molto le speculazioni pericolose da parte delle banche commerciali». «Il sistema bancario è più solido di un anno fa» ha detto Obama, «ma opera sulla base delle stesse regole che lo portarono al collasso». Mettendo le banche sotto pressione Obama punta a risollevare il profilo del partito sui temi economici, è l’analisi de LA STAMPA, ma ciò che pesa di più sui sondaggi è la disoccupazione. Proprio ieri il dipartimento del Lavoro ha fatto sapere che nell’ultimo trimestre le nuove richieste di sussidi di disoccupazione anziché scendere sono aumentate portando a 5,9 milioni il numero dei senza lavoro che ricevono benefici.

E inoltre sui giornali di oggi:

HAITI
SOLE24ORE – “Unicef, attenzione ai furti di bambini!: l’agenzia Onu lancia l’allarme da Haiti su alcune partenze «sospette» di aerei carichi di bambini pronti per essere adottati nei paesi occidentali. In particolare parla Guido Cornale e la sua denuncia, se confermata, è da brividi: «Abbiamo visto all’aeroporto delle signore elegantemente vestite salire su un aereo con un bambino e scendere poi da sole». Il governo haitiano ha ribattuto di aver autorizzato la partenza di 140 bambini verso Usa e Olanda, le cui famiglie adottive erano già state identificate e per i quali c’era già un fascicolo aperto in piena legalità. Il SOLE24ORE nota comunque: «Ad Haiti in questi giorni può succedere di tutto».

 ISLAM

Il MANIFESTO – L’apertura del giornale è dedicata a un caso verificatosi a margine della visita di Napolitano ieri a Reggio. Il titolo è “Il segreto di Fatima”. Il sommario spiega l’accaduto: «Fatima ha 12 anni, viene dal Libano. Nella «Giornata della legalità» organizzata a Reggio Calabria doveva parlare dal palco davanti al presidente Napolitano. «Ma non ho potuto perché porto il velo, mi hanno chiesto di toglierlo ma non possono decidere loro». Era pronta, aveva fatto le prove. Poi una girandola di telefonate e le pressioni dal ministero degli interni. E sul palco è salita una bimba polacca». Fatima vive a Riace, comune simbolo dell’integrazione, il cui sindaco attacca il governo, «si è macchiato di un’infamia nei confronti di una bambina di 12 anni». Il Quirinale in serata ha diffuso un comunicato: «Il presidente ha incontrato e salutato direttamente la piccola Fatima».


FORMAZIONE
CORRIERE DELLA SERA – “Quell’idea per evitare le fughe dallo studio”, è il titolo di un pezzo di Maurizio Ferrera che illustra la via inglese per contrastare l’abbandono degli studi. Il pezzo parte in prima pagina: «Un assegno formativo fino a 150 euro al mese per i giovani di famiglia disagiata che vogliano iscriversi a corsi di istruzione e formazione. È la risposa inglese al fenomeno dei giovani che smettono presto di studiare, ma che fanno fatica a trovare lavoro. Lo stesso problema al quale vuole trovare una soluzione l’idea di sostituire l’ultimo anno di istruzione obbligatoria (dai 15 ai 16 anni) con l’apprendistato, idea che ha destato non poche polemiche».

CLIMA
LA REPUBBLICA – Già disattesi gli impegni del vertice di Copenaghen: è l’allarme lanciato dall’Onu che rivela che al prima scadenza – quella di gennaio – è saltata. Solo venti paese su 192 hanno presentato i propri piani di taglio delle emissioni. Italia, Francia, Germania, America non sono nell’elenco dei virtuosi. Dunque già traballa il principio/speranza del vertice: ovvero che ciascuno si assumere direttamente le proprie responsabilità.

LA STAMPA – “Clima, l’accordo già traballa”. Un mese dopo il vertice Onu tutti già in fuga dagli impegni: pochi Paesi rispetteranno la prima scadenza decisa durante la conferenza di Copenhagen, il 31 gennaio, data entro la quale ogni nazione dovrebbe presentare il proprio piano per la riduzione delle emissioni di gas.

POVERTA’
AVVENIRE – Mentre la Commissione europea a Madrid inaugura l’Anno europeo per la lotta contro la povertà, la Caritas europea lancia l’allarme e una campagna ad hoc, Zero poverty, act now. Secondo i dati Caritas, in Europa ci sono 23,5 milioni di persone che vivono con meno di 10 euro al giorno mentre sono a rischio di povertà il 16% dei cittadini europei (79 milioni), con un +17% solo tra il 2007 e il 2008. Un bambino su 5 è a rischio povertà. La mobilitazione della Caritas punta soprattutto su gesti di comunione e iniziative dei vescovi che vadano fisicamente nei luoghi delle povertà metropolitane, per dare visibilità al tema.

GIUSTIZIA E PACE
AVVENIRE – È una donna il nuovo sottosegretario vaticano del Pontificio consiglio Giustizia e pace. È Flaminia Giovannelli, 62 anni, esperta dell’Oim. È il secondo membro laico a questi livelli in Vaticano.

LA STAMPA – “Una donna nel governo del Papa”. Per la prima volta una donna, laica, è nominata viceministro vaticano della Giustizia. Si tratta di Flaminia Giovannelli, 62 anni. Ha alle spalle un curriculum di primo piano ed è esperta di politiche dello sviluppo dell’Organizzazione mondiale del lavoro, del Consiglio d’Europa, dell’Ue, dell’Onu. La neo nominata ha individuato come priorità del dicastero alla Giustizia e Pace l’ecumenismo e gli aiuti ad Haiti e ha richiamato l’attenzione sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente.

BERTOLASO
IL GIORNALE – «Lui è bravissimo, ma io credo che Milano non abbia bisogno di un romano per organizzare un grande Expo». Lo ha detto  Lucio Stanca in una lunga intervista “Bertolaso? Per L’Expo non serve un romano“ dove l’amministratore delegato dell’Expo nega l’ipotesi che ad organizzare l’Expo 1015 arrivi il capo della Protezione Civile.  


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