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Obama pensa al «clawback»

Ovvero: la possibilità di mettere lo Stato nella condizione di “sequestrare” i bonus in eccesso dei manager. L'ultimo atto della linea dura del neopresidente contro il capitalismo avido

di Martino Pillitteri

Nella foto: John Tain, ex CEO di Merill Lynch. Uno dei manager nel mirino di Obama.

«Qui siamo al massimo livello d’irresponsabilità. È vergognoso. Abbiamo bisogno che quelli che richiedono aiuto mostrino restrizione, disciplina e senso di responsabilità. Ci sarà il tempo dei profitti e di conseguenza quello dei bonus.  E  oggi non è quel periodo. Questo è il messaggio che intendo mandare direttamente a loro», ha detto Obama in un discorso durante un incontro nello Studio Ovale con il ministro del Tesoro Timothy Geithner
E chi sarebbero questi “loro”? Obama si riferiva al management di Citigroup, che in queste settimane ha cercato di rinnovare il parco dei jet privati per suoi manager mettendo a disposizione 50 miliardi di dollari; all’ex CEO di Merill Lynch, John Thain, che ha dato milioni di dollari ai suoi collaboratori pur sapendo che l’azienda era sull’orlo del fallimento e ha speso, secondo le rivelazioni di Fox News, un milione di dollari per decorare il suo ufficio. Thain è stato licenziato la scorsa settimana da Bank of America, nuovo proprietario di Merrill Lynch, ma ha anche rimborsato Bank of America con 89.000 dollari che erano stati spesi per comprare un tappeto per l’ufficio.  Ma anche l’ex top manager di Lehman Brothers, Richard Fuld, che ha venduto la sua casa in Florida a sua moglie per la cifra astronomica di 100 milioni di dollari quando il valore di mercato si aggirava sui 13 milioni. E dulcis in fundo, president Obama, stava mandando un messaggio a quei top manager della finanza creativa di Wall Street che si sono dati 18,4 miliardi di dollari in bonus per il loro operato durante il 2008, cifra superiore alla media dei bonus ricevuti dai manager l’anno scorso quando l’economia non era ancora entra nella sua fase critica e quando nessun politico nè analista pensava di investire 800 miliardi di dollari pubblici per salvare le banche americane.


Questa presa di posizione di Obama nei confronti degli guadagni eccessivi e dei bonus immeritati dei manager non è una novità. Già in campagna elettorale infatti, Obama aveva spesso citato la necessità di interventi sui compensi e sui bonus dei manager nelle banche d’affari. Durante il periodo di transizione, la sua amministrazione ha iniziato a lavorare sulle modalità e sugli strumenti per controllare i guadagni dei top manager di quelle aziende che ricevono aiuti statali. Prima della  nomina come ministro del tesoro, Geithner aveva anche detto al Congresso che l’amministrazione Obama stava già lavorando a un progetto di legge in base alla quale si intende limitate le compensazioni dei manager delle aziende salvate dallo Stato e di incassare  le stock option solo quando il prestito nei confronti dello Stato viene saldato.

Secondo il New York Times, l’amministrazione Obama sta anche considerando il CLAWBACK, ovvero la possibilità di mettere lo Stato nella condizione di “sequestrare” i bonus in eccesso dei manager.


Obama non è stato duro solo con Wall Street. «Visto che la crisi colpisce i cittadini americani, anche chi li rappresenta  a Washington deve stringere la cinghia». Con questa frase, un giorno  dopo la sua il suo giuramento, President Obama giustificò la sua decisione di mettere un tetto agli stipendi della casta politica. Nessuno alla Casa Bianca e nei ministeri può guadagnare più di centomila dollari all’anno.


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