Mondo

Obama, lotta all’ingordigia

Il presidente Usa si scaglia contro i manager superpagati ma la sua battaglia sembra tardiva.

di Franco Bomprezzi

Fa effetto il duro intervento di Obama contro i manager del colosso delle assicurazioni Aig che si sono assegnati bonus milionari nonostante la crisi e gli aiuti pubblici appena ricevuti. Ma dai giornali si scopre che in realtà sono spuntate le armi legali a sua disposizione per bloccare gli emolumenti.

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

Obama si scaglia contro il colosso delle assicurazioni Aig che dopo aver ricevuto aiuti pubblici ha pagato bonus d’oro ai dirigenti. E così il CORRIERE DELLA SERA titola in apertura: “Obama ferma i bonus ai manager” Come? «Il presidente Usa Barack Obama ha chiesto al ministro del Tesoro di cercare «ogni via legale» per impedire che siano pagati i bonus ai manager della Aig». A quanto ammontano i bonus? Il CORRIERE parla di 165 milioni di euro. «Questa è una corporation che si trova in crisi a causa di irresponsabilità e ingordigia – ha detto il presidente prima di annunciare il suo nuovo piano di interventi a sostegno delle piccole imprese – ed è difficile capire come i mercanti di titoli tossici si possano meritare alcun premio di risultato». A corredo della doppia pagina il quotidiano di Mieli propone una fotonotizia con l’impiccagione del manichino del dirigente della Continental scattata ieri davanti alla fabbrica di Clairoix in Francia, un titolo sulle ripercussioni della crisi occupazionale in Europa (“Bruxelles preoccupata: in tre mesi già persi 670mila posti di lavoro”) e un pezzo a firma Sergio Rizzo che spiega come il congelamento del tetto (che ora il Carroccio vorrebbe scongelare) agli stipendi dei dirigenti pubblici deciso dal governo sia stato interpretato da diverse imprese pubbliche come «l’autorizzazione a congelare anche la trasparenza. Da alcuni siti internet aziendali sono spariti gli elenchi dei consulenti e dei relativi compensi».

Dalla prima parte anche una lettera al giornale a firma di Giulio Tremonti sotto il titolo “Il pendolo tra mercato e sociale”. Qualche stralcio partendo dall’incipit: «Appena un anno fa il centro del libero mercato era negli Usa, il centro del libero mercato degli Usa era nella borsa di Wall Street, il centro di Wall Street era fatto dai titoli bancari e finanziari. Oggi questo centro – il centro del centro del centro – non è più Wall Street, ma Washington. Non più nelle mani del mercato, ma nelle mani dello stato». Calcola Tremonti: negli Usa sono state salvate 400 banche e finanziarie, in Europa finora 33, «tutto ciò non è stato perché lo Stato ha trionfato, ma perché il mercato ha fallito. Anzi, per la verità, è perché hanno fallito tutti e due…Il mercato ha fallito per eccesso, lo Stato per difetto…l’alternativa non è dunque fra Stato e mercato come se fossero e/o potessero essere due variabili fra di loro indipendenti. L’alternativa è piuttosto all’interno dello Stato, tra mercato e sociale». Ma da quale parte deve pendere il pendolo? Secondo Tremonti «nel durante della crisi e nel dopo della crisi è più probabile che la parte giusta sia quella del sociale».

“Obama: stop ai bonus dei manager”. Apre così LA REPUBBLICA dando grande rilievo all’ultima crociata del presidente Usa, scandalizzato dal comportamento di manager che, incaricati di salvare le banche dai subprime, per prima o seconda cosa si attribuivano bonus da 10 milioni di euro. Lo ha fatto John Thain (Merryl Lynch), buono ultimo dopo Richard Fuld (in otto anni 500milioni, Lehman Brothers), James Cayne (in due anni 150 milioni, Bear Stearns) e via dicendo. L’ultimo caso – i dirigenti Aig si sono graziosamente stanziati 165 milioni di dollari – ha fatto «infuriare» Obama, come riferisce a pagina 2 Alberto Flores D’Arcais. «È uno scandalo, useremo qualsiasi mezzo legale per fermarli», ha detto il presidente (l’Aig solo pochi mesi fa ha avuto 170 miliardi di dollari dallo stato) che ha aggiunto: «L’Aig è una società che si trova in difficoltà finanziarie a causa di comportamenti incoscienti e all’insegna dell’avidità. In queste circostanze, è difficile capire come abbia erogato bonus per circa 165 milioni di dollari… In tutto il paese ci sono persone che lavorano duramente e che affrontano le loro responsabilità ogni giorno, senza beneficiare di operazioni governative di salvataggio o di bonus multimilionari».
Impeccabile dal punto di vista etico. Meno praticabile da quello legale, come spiega Vittorio Zucconi: “Sfida in salita al capitalismo selvaggio la legge lega le mani al presidente”. In sostanza si tratta di accordi fra privati. Lo stato non ha strumenti per condizionarli. Ha dalla sua solo la moral suasion. Dal momento che ha deciso di sostenere le aziende private, non può – legalmente – vincolarne le scelte. E tanto meno subordinare il sostegno alla tipologia di contratto. Ma certo può bloccare i finanziamenti… In appoggio intervista al premio Nobel Paul Samuelson, secondo il quale Obama «vuol far capire agli americani che i salvataggi sono a favore di Main Street e non di Wall Street. Il guaio è che ha perso troppo tempo per uscire da quest’equivoco». Più in generale, nota Samuelson, c’è troppa prudenza nelle scelte di Obama: «è come se si fermasse sempre un attimo prima del passo decisivo. Troppa prudenza e intanto la situazione continua a precipitare».

IL GIORNALE invece parla, con richiamo in copertina e a pag. 20, del presidente degli States per la svolta salutista: “Michelle coltiva broccoli alla Casa Bianca” è il titolo del pezzo  di Cristiano Gatti che si conclude: «Se non altro molte braccia saranno restituite all’agricoltura». 

Anche LA STAMPA dedica una pagina intera alla svolta in favore dell’agricoltura biologica della Casa Bianca. Protagonista assoluta: la first lady Michelle Obama. «Serve minestre organiche alle mense dei senzatetto, si vanta di avere una cucina a base di cibi salutari e spinge gli americani a farsi ciò che presto anche lei potrebbe avere: un orto domestico» scrive da NY Maurizio Molinari. Già «Laura Bush voleva cibi freschi e organici sulla tavola, ma in pubblico preferiva non parlare di questo argomento» ha detto al NY Times il capo chef della Casa Bianca, forse per non entrare in conflitto con il marito, sostenitore della produzione di cibi geneticamente modificati (ogm). Invece Michelle ha preso subito una posizione pubblica, aprendo alle telecamere la cucina della casa presidenziale e dicendo che vuole che i suoi figli consumino frutta e verdura fresca e prodotta localmente. E si dice che voglia riaprire i “Victory Gardens”, i sette ettari di giardino della Casa Bianca che la moglie di Roosevelt trasformò in orto negli anni Quaranta spingendo gli americani a fare lo stesso nei loro giardini per affrontare le ristrettezze dovute alla guerra mondiale.

Dietro i passi compiuti da Michelle c’è Alice Waters, la vice presidente di Slow Food International, scrive Molinari, che nel ’95 scrisse ai Clinton proponendo di iniziare a coltivare frutta e verdura nel giardino della Casa Bianca. Una battaglia che coincide con il risparmio energetico: produrre localmente consente di risparmiare sui trasporti che inquinano. Intervistata dalla Cbs la Waters ha confessato: «sono anni che mi batto per avere un orto di vegetali alla Casa Bianca perché diventerebbe un forte simbolo di leadership nell’impegno per la protezione della terra e l’alimentazione della nazione».

IL SOLE24ORE dedica alla questione bonus una fotonotizia in prima (nella foto l’amministratore delegato di Aig Edward Liddy) e servizio di Marco Valsania pagina 3. Valsania sottolinea che «Barack Obama, nell’indossare i panni di paladino dell’americano medio e dell’economia reale, non si è limitato ad assalire Aig. Ha stanziato ieri 15 miliardi del Tarp, il fondo di ricapitalizzazione delle banche, per stimolare il credito alle piccole imprese e rafforzato le garanzie federali su simili prestiti fino al 90%».

Provocatorio il titolo in prima pagina di ITALIA OGGI: “Obama si gioca la faccia. E anche qualcosa di più”. Dopo che i fondi pubblici sono serviti anche a pagare superbonus milionari agli stessi manager che avevano portato il gruppo sull’orlo della bancarotta, Obama grida allo scandalo e invoca una legge per bloccare i premi. Ma secondo Franco Bechis che ha firmato il pezzo, “Aig se ne frega”. I  vertici di Aig infatti, hanno deciso di fare spallucce annunciando il pagamento anche della seconda tranche di bonus per più di 400 milioni. Anche se contro i bonus sono scesi in campo i massimi poteri Usa, come il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e le autorità giudiziarie dello Stato di New York, che hanno chiesto al vertice assicurativo di rendere pubblico l’elenco dei beneficiari, la società si è rifiutata e non ha risposto all’intimidazione del procuratore generale Andrew Cuomo di rendere pubblica quella lista entro le 21 ore italiana di ieri sera. “La cosa che sorprende”, scrive Bechis, “non è la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all’indomani dei vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari per limitare gli effetti del crack, non hanno vincolato quell’ intervento a condizioni particolari”. In Italia,puntualizza l’articolo, Tremonti ha inserito dei vincoli anti bonus nel decreto salva banche. “Ma oltreoceano no. E il segnale è assai preoccupante. Perché indica che poco, pochissimo è davvero cambiato”.

Nessun richiamo in prima per Obama, IL MANIFESTO inserisce la notizia in un articolo a margine delle due pagine dedicate alla crisi cui viene dedicata la prima pagina. “Obama: oltraggio ai contribuenti”, questo il titolo scelto per la dichiarazione del presidente Usa e il suo desiderio di bloccare i bonus ai dirigenti di Aig che ha ricevuto fondi pubblici.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

AFRICA E CATTOLICESIMO

CORRIERE DELLA SERA – Il focus di oggi titola sul boom dei cattolici nel continente nero: ormai sono 158 milioni e in Nigeria si celebrano più battesimi che in Italia e Spagna. Il dato più significativo è il + 3,1% oltre la crescita demografica che testimonia il successo dell’evangelizzazione. Intanto oggi è partito il viaggio del Papa in Camerun e Angola. 

LA STAMPA – “La chiesa bianca cerca linfa in Africa”. Da segnalare l’analisi su LA STAMPA del significato del viaggio del Papa in Africa, che ripercorre la vitalità della chiesa africana e i suoi contributi alle lotte per l’indipendenza e per la fine dell’apartheid in Sudafrica, così come il «fallimento morale del cattolicesimo in Africa» (la definizione è del cardinale Etchegaray) nel 1994, anno del genocidio in Ruanda. «La carovana mediatica» scrive Filippo Di Giacomo «ci mostrerà immagini di ragazzini neri bisognosi d’aiuto, qualche carezza papale loro destinata e la solita overdose di commenti dei pauperisti di professione, coloro che a forza di “dare voce a chi non ha voce” annoiano tutti con i loro ideologismi». Invece Benedetto XVI va incontro a una sfida storica e «si reca in Africa con l’intenzione di far passare ai cattolici ogni forma di afropessimismo». «Spulciare su internet l’enorme massa di risorse culturali che il cattolicesimo africano riesce a introdurre nella vita reale della Chiesa è impressionante» scrive il giornalista de LA STAMPA. «Da un punto di vista ecclesiale, l’Africa non è la periferia di niente e di nessuno. E far finta di non accorgersene, errore che la Chiesa ha a lungo commesso in America Latina, è un lusso che il cattolicesimo non può più permettersi. Se non altro, proprio per una questione di giustizia».

 

DURBAN E RAZZISMO

IL GIORNALE – A pag. 14 “Conferenza sul razzismo, vince l’Italia. Ora anche la Ue vuole cambiare il testo”. In sintesi «I 250 paragrafi del vecchio documento verrebbero  ridotti a 20  evitando temi offensivi. Se non sarà così i ministri degli esteri europei diserteranno l’appuntamento di aprile».

SOLE24ORE – “Razzismo, l’Europa trova l’intesa. Accordo dei 27 su un nuovo testo, privo di toni antisemiti, da presentare al vertice Onu di Ginevra”. Per il ministro Frattini è stata una vittoria della linea italiana, che con il gesto di non partecipare alla conferenza ha «smosso le acque torbide del non-negoziato». Se il nuovo testo passerà, l’Italia tornerà al tavolo della conferenza».

IL MANIFESTO – Su Durban II “Bruxelles in soccorso di Tel Aviv” per IL MANIFESTO che alla richiesta della Ue di cambiare la bozza dedica un richiamo in prima un articolo intitolato: “L’Ue: la nostra bozza o boicotteremo il forum”. L’Ue chiede di cambiare la bozza tacciata di antisemitismo. «L’uscita di scena dei 27, dopo quella già annunciata di Israele, Stati Uniti, Canada e Italia, decreterebbe il fallimento dell’appuntamento, che da forum internazionale verrebbe di fatto degradato a consesso per i soli paesi “del sud del mondo”».

 

NEOFASCISTI

LA REPUBBLICA – “Neofascisti di strada e destra di governo a braccetto con nostalgia”. Esce un volume di Paolo Berizzi (“Bande nere”) e il quotidiano diretto da Ezio Mauro ne anticipa alcune parti. Pubblicando anche le fotografie di alcuni ministri (Ronchi, La Russa) e di alcuni sindaci (Moratti, Tosi) a braccetto con esponenti dei movimenti nazi-fascisti. Circa 150 mila giovani, per lo più al Nord. In un tripudio di saluti romani, svastiche modificate e nostalgie tra Hitler e Pinochet.

 

ECONOMIA E CRISI

IL GIORNALE – A pag. 4 la voce della crisi è quella di Epifani  che “dà i numeri e annuncia il disastro «già perso un milione di posti di lavoro” e l’occhiello svela “L’ufficio studi della Cgil vede nero per l’Italia. Ma  nemmeno l’ex ministro del Pd Damiano ci crede. Sacconi: «Così si favorisce la contrazione dei consumi»”.

LA REPUBBLICA – “Una Fort Knox contro il caro-grano”. Giovedì si terrà a Roma il G8 Farmers Union, riunione dei coltivatori del G8 voluta da Coldiretti. L’intenzione – spiega il presidente Sergio Marini – è creare una riserba globale di cereali da usare in caso di carestie o di speculazioni (delle quali fanno le spese i produttori e i consumatori: per i primi il prezzo crolla, per i secondi è stabile o addirittura sale).

AVVENIRE – Una pagina dedicata alla disoccupazione di casa nostra (“L’Europa fa i conti con la disoccupazione”, pag. 7). Si riportano i dati del primo allarmante bilancio dell’Eurostat sugli effetti della recessione: 350 mila posti di lavoro in fumo nel 2009 e altri 200mila l’anno prossimo con un calo del Pil del 4%. Umberto Bossi si unisce alla Marcegaglia nel chiedere più aiuti per le imprese, incassando la disponibilità del governo a valutare suggerimenti. Berlusconi minimizza l’incontro di stasera con Confindustria («uno dei tanti incontri tra il governo e chi è in trincea»), facendo capire che vuole dare visibilità anche alle altre organizzazioni imprenditoriali.  Il Pd invece chiede di allentare il patto di stabilità tra stato e comuni virtuosi per liberare risorse. Una proposta che riceve parziali assensi anche dalla maggioranza, con un punto di domanda sull’Udc: secondo Nicola Pini il partito di Casini ha annunciato che appoggerà la mozione  di Dario Franceschini presentata stamattina alla Camera (pag. 7); secondo Giovanni Grasso, invece, l’Udc è attestato sul voto contrario (pag. 9).

IL SOLE 24 ORE – Un servizio di Enrico Bronzo mette in luce i dati di Gabetti, secondo cui la crisi si fa sentire sull’immobiliare. Sono sfitti il 19,25% degli uffici (contro il 7,25% del 2008). Nell’hinterland si arriva a punte del 30%. «Su Milano pesa la grande quantità di superfici immesse di recente sul mercato, dal semicentro alle periferie più estreme». E allora siamo proprio sicuri che costruire ancora serva a uscire dalla crisi?

IL MANIFESTO – “Avanti non c’è posto” è il titolo d’apertura che annuncia il servizio sulla perdita di posti di lavoro in Europa (670mila negli ultimi tre mesi del 2008). “Secondo la Cgil entro il 2010 i disoccupati in Italia aumenteranno di un milione”. Alle pagine 6 e 7 l’articolo di Antonio Sciotto che nelle prime righe scrive: «Il 2008 appena passato, il 2009 che stiamo vivendo, e il prossimo anno – il 2010 – potrebbe rappresentare uno “tsunami” per l’occupazione: secondo le stime presentate ieri dall’Ires Cgil, rischiano di produrre in Italia 1 milione di disoccupati in più rispetto a quelli esistenti nel 2007. Altrettanto “catastrofiche” le previsioni sul Pil (…)». E inoltre «La “fascia critica” della popolazione, quella più a rischio sul fronte occupazionale, viene individuata dalla Cgil in 3,4 milioni di persone, precarie a vario titolo e perciò praticamente prive di ammortizzatori sociali (…).  

LA STAMPA – “Avremo un milione di nuovi disoccupati” è l’allarme lanciato dalla Cgil, in base a uno studio dell’Ires diffuso ieri. Il sindacato, per bocca del segretario confederale Agostino Megale, denuncia che il governo ha messo pochissimi «soldi veri» per combattere la crisi: «Siamo ultimi in Europa per risorse effettive investite, con 5 miliardi di euro rispetto ai 74 stanziati dalla Germania. Intanto il pacchetto per gli ammortizzatori sociali ai precari (il raddoppio dell’indennità per i co.pro rimasti a casa e il voucher per pagare piccoli lavori occasionali) è bloccato dai regolamenti parlamentari. Il governo avrebbe voluto inserirlo nel decreto salva-auto, ma le norme sono risultate inammissibili per materia. Si sta lavorando per il ripescaggio, scrive LA STAMPA.

 

CONSULENZE A MILANO

IL MANIFESTO – Ampio articolo sulle consulenze d’oro del Comune di Milano che hanno portato alle accuse al sindaco Letizia Moratti. «Forse è stata la sua spiccata propensione verso gli Stati Uniti a farle fare quello che ha fatto. Che lei, si sa, l’America la ama. Letizia Moratti deve aver pensato che la normale pratica statunitense dello spoil system si potesse applicare a casa nostra. E, ingenua (?), non ha tenuto conto dell’italica propensione a declinare ogni cosa in “salsa italiana”. Trasformandola così in un “magna magna”».

 

BIOETICA

AVVENIRE – Rischio di muro contro muro a Palazzo Madama sul ddl Calabrò che domani approderà in aula. Sono quasi 3mila infatti gli emendamenti presentati da Radicali e Pd. Tra le proposte, quella di Anna Finocchiaro per permettere di sospendere alimentazione e idratazione. Ma Quagliarello (Pdl) assicura: abbiamo dei paletti che non intendiamo superare.

 

SCUOLA

ITALIA OGGI – La scuola italiana apre le porte ai docenti stranieri e lascia fuori gli italiani. Secondo ITALIA OGGI, le graduatorie permanenti, messe sotto chiave dal precedente ministro dell’istruzione Fioroni per evitare il proliferare del precariato, saranno riaperte solo per chi ha conseguito l’abilitazione all’estero. Chi si abilita  all’estero e si fa convalidare l’abilitazione  in Italia può entrare nella graduatorie quando vuole. Però, riporta ITALIA OGGI, la pubblicazione di questo decreto data già per imminente dalla settimana scorsa, è stata bloccata.

 

DROGA

AVVENIRE – “Allarme nuove droghe. Comunità da rinnovare” (pag. 13). Spunti dalla conferenza nazionale dei giorni scorsi di Trieste. Lucio Babolin (Cnca): occorre diversificare i servizi. Don Rigoldi: la sfida è sempre educativa. Leopoldo Grosso del gruppo Abele: la residenza forzata non è più accettata.

 

MADAGASCAR

LA STAMPA – Un reportage di Domenico Quirico riferisce del colpo di stato in atto nello Stato africano. Con il presidente rinserrato nel palazzo mentre il suo avversario, il 38enne Adnry Rajoelina, fa tutti i passi per affermarsi e conquistare il potere, nonostante la costituzione vieti che un trentottenne occupi la carica suprema. Nascerà un governo di transizione che cambi eventualmente la legge fondamentale, prevede il corrispondente da Parigi. 

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