Mondo

Obama, la sfida ai grandi ricchi

Una finanziaria "choc" per rilanciare economia e giustizia sociale

di Franco Bomprezzi

Riuscirà Barack Obama a cambiare il corso della crisi e a rilanciare l’economia americana garantendo nello stesso tempo un miglior servizio sanitario per i suoi cittadini meno ricchi? E’ questa la sfida contenuta nella clamorosa proposta di legge finanziaria per gli Usa, giustamente al centro dell’attenzione dei giornali di oggi.

La rassegna stampa oggi si occupa anche di:

“Obama: più tasse per i ricchi” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. E l’editoriale di Massimo Gaggi, “Svolta con rischio”, fa il punto, soprattutto su una scelta coraggiosa ma controcorrente, ossia la progressiva “riduzione delle detrazioni, a partire da quelle per chi destina una parte del reddito ad attività di beneficenza”. “Il nuovo presidente – spiega Gaggi – non ha mai osteggiato la beneficenza e, anzi, di recente ha incoraggiato l’impegno sociale delle associazioni religiose. Ma gli abusi commessi anche in questo campo (a cominciare dalle opere d’arte prestate a musei sconosciuti solo per pagare meno tasse) devono averlo convinto che è ora di riequilibrare la situazione”. La prima finanziaria di Obama, dunque, prevede maggiori fondi per ambiente e Difesa, 2000 miliardi di tagli alle spese. I ricchi pagheranno più tasse, dice Obama, per “dare a ogni americano un’assistenza sanitaria di qualità”. Alle pagine 2 e 3 i servizi. Alessandra Farkas raccoglie le preoccupazioni di Daniel Henninger, editorialista del “Wall Street Journal”: “Secondo noi è completamente falso affermare che basta aumentare le tasse al 2 per cento di super-ricchi per sovvenzionare i monumentali programmi pubblici di Obama”. E il corrispondente da New York, Paolo Valentino, dà i numeri della manovra del nuovo presidente degli Stati Uniti: “Una finanziaria da 3900 miliardi di dollari nel 2009 e da 3550 miliardi nel 2010. Un deficit che per l’anno fiscale in corso è di 1750 miliardi, il 12,3% del prodotto interno lordo, il più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, ma che già nel 2013 la Casa Bianca vuole aver ridotto a 533 miliardi di dollari, un 3% degno di Maastricht”.

“Obama: più tasse per i ricchi”: così in apertura LA REPUBBLICA introduce il piano Usa per la sanità e il rilancio delle energie verdi. Riferisce Mario Calabresi, a pagina 2, che le tasse saranno incrementate solo a partire da redditi oltre i 250mila dollari: «finisce la stagione degli sgravi alle grandi aziende e ai benestanti, pensati da Bush con l’obiettivo di aumentare investimenti e consumi, e comincia un’epoca in cui si mette al centro l’idea di una ridistribuzione della ricchezza e si punta su sanità,  istruzione e nuove energie». Le nuove tasse consentiranno di aiutare il 95% delle famiglie. La finanziaria prevede una ripresa a partire dal 2010 (dovrebbe essere un +3,2%). 634 miliardi di dollari (in dieci anni) saranno usati per estendere la copertura finanziaria (ma oltre a maggiori tassi verrà tolta la possibilità di dedurre gli interessi dei mutui e i contributi alla beneficenza). Ovviamente crescerà il deficit: nel 2009 sarà di 1750 miliardi (più del 12% del Pil). Obama promette di dimezzarlo entro il 2012. Previsti altri 250 miliardi per le banche. Vittorio Zucconi in “La rivoluzione imposta dal naufragio così il presidente ha seppellito Reagan” spiega che questa finanziaria «chiude un’era della storia americana cominciata una generazione fa con la rivoluzione reaganiana e ne apre un’altra… per raddrizzare la barca nazionale che sbanda e salvare, dopo la bufera, anche i ricchi, motore e carburante indispensabile di una economia equa e sviluppata». Scrive di un «progetto ciclopico» (e in effetti 3500 miliardi di spesa totale, 1350 miliardi di disavanzo, in pratica l’intero Pil italiano). Quella di Obama è stata una scelta radicale: «Non giocare al Robin Hood, ma abbattere per ricostruire».

Il SOLE24ORE apre  con “Banche Usa, altri 250 miliardi” che si riferisce al nuovo pacchetto  salva banche presentato ieri da Obama. In occhiello la notizia che il piano Obama farà salire le imposte  sui redditi più alti per finanziare la spesa sanitaria. Mario Platero sotto al titolo “Il mercato può attendere”  dipinge l’attuale scenario americano in cui «nel giro di poco più di un anno si è passati dal più sfrenato liberismo al più grande programma d’interventi statali della storia. Era dal progetto di Lyndon Johnson che non si vedeva un ruolo così incisivo dello Stato». E conclude: «La presidenza Obama vuole cambiare il baricentro politico del Paese: se ci riuscirà  lascerà l’impronta per qualche decennio. Se andrà male la destra tornerà alla carica con individualismo contro statalismo».

IL GIORNALE propone in prima un fondo di Nicola Porro: “Se la ricchezza diventa una colpa”. Porro analizza la morale di Obama che «ha ribaltato il sogno americano degli ultimi trent’anni. La crisi in cui viviamo diventa così figlia della disuguaglianza, della scorretta distribuzione del reddito, dalle incapacità del mercato di aver atteggiamenti virtuosi. Ne discende la necessità per lo Stato di riprendere le redini dell’economia e della società». Il servizio di cronaca alla pagina 15 apre con il titolo “La scure di Obama sui guadagni dei più ricchi” e l’occhiello sintetizza “Nella bozza della Finanziaria 2010 le tasse sui redditi dei single oltre 200mila dollari salgono dal 33 al 35% e per le famiglie oltre i 250mila dollari dal 36 al 39,6%. Resta l’imposta sui patrimoni. In cambio assistenza sanitaria estesa a 46milioni di persone.

AVVENIRE dedica il primo piano di pag. 3 alla ricetta Obama: “più tasse ai ricchi, sanità per tutti”. Un pezzo di servizio molto “onesto” che spiega senza particolari commenti la riforma finanziaria Usa, con una tabella molto semplice e funzionale che schematizza le linee guida (dare/avere) del budget per i tre settori: sanità, Difesa e Fisco. 

“Obama alza le tasse ai ricchi”. Per dare a tutti l’assistenza sanitaria. Sono il titolo e il sommario in prima pagina oggi de LA STAMPA. Il presidente Usa ha azzerato i tagli fiscali di George W Bush per chi guadagna più di 250 mila dollari annui, ricavando 636,7 miliardi. Il totale complessivo di aumento delle tassazione per cittadini e imprese sarà di 1,3 trilioni. Per i redditi alti le imposte aumenteranno fino a un massimo di 39,6% e le tasse sui capital gain cresceranno dal 15 al 20%. Tasse che Obama intende usare «per finanziare 635 miliardi di spese – nei prossimi dieci anni – destinati a ristrutturare la sanità pubblica per garantire un minimo di copertura a ognuno dei 46 milioni di cittadini che oggi non possono permettersela» scrive da Washington Maurizio Molinari «così come numerosi progetti pubblici dall’educazione all’agricoltura fino alle infrastrutture». Ma c’è anche il fronte anti-Obama. LA STAMPA intervista anche l’economista Tad DeHaven, che sostiene: «Vuole far assomigliare l’America all’Europa trasformando il governo nel maggior protagonista dell’economia nazionale». Riducendo il potere d’acquisto della classe media, Obama rallenterà la ripresa economica, «in questo modo il modello economico americano verrà affossato. Gli economisti della scuola di DeHaven propongono la ricetta opposta per uscire dalla crisi: «Una riduzione delle dimensioni del governo federale, una drastica diminuzione della spesa pubblica e l’abbattimento dei livelli di tassazione che frenano la spesa della classe media». «L’America ha bisogno di meno tasse e di meno spesa pubblica» è la sintesi. 

“Dr.House” titola secco IL MANIFESTO. Il quotidiano comunista punta sulla riforma sanitaria: Barack Obama per rendere accessibili i costi della salute a tutti gli americani, soprattutto ai più poveri, annuncia un impegno storico per la riforma sanitaria con un anticipo di 634 miliardi di dollari in dieci anni, finanziato con l’aumento delle tasse per le famiglie ad alto reddito e il taglio della assicurazioni private. 

 

E inoltre sui giornali di oggi:

IL PAPA E IL DENARO

LA REPUBBLICA – “La Chiesa contro l’idolatria del denaro”. Orazio La Rocca a pagina 4 anticipa l’enciclica del Papa sull’ingiustizia dei sistemi economici. «La Chiesa come “baluardo” contro l’idolatria del denaro, l’avarizia, lo scandalo della povertà, l’oppressione dei poveri, la disoccupazione, le ingiustizie sociali, gli ingiusti sistemi economici. Ecco i probabili capisaldi che daranno corpo, senso e forma alla nuova enciclica sociale». Si intitolerà “Caritas in veritate” e sarà molto concreta, trattando anche – ha detto ieri il Papa – del «crollo delle grandi banche americane che mostra quello che è l’errore di fondo: l’avarizia e l’idolatria del denaro che oscurano il vero Dio». Di spalla intervista a Roberto Mazzotta, banchiere cattolico (è presidente della Popolare di Milano) che dice: «l’etica è una cosa personale, che si valuta nei comportamenti delle persone: il magistero morale fa riferimento alle regole di coscienza, ma chi gestisce imprese o governa gli Stati deve capire che non basta l’etica individuale, occorre un sistema id regole che rendano più facile la convivenza, secondo principi di morale collettiva e personale».

SOLE24ORE – Alle parole di Benedetto XVI dedica un richiamo in prima e la pagina 13 in cui sono messi in evidenza quattro punti chiave del discorso del pontefice. “il crollo delle banche americane mostra un errore di fondo, l’avarizia”,”comprendere le ragioni del mondo economico e illuminarlo con la fede”, “Dalla conoscenza della realtà indicazioni per capire in concreto come dire e che cosa cambiare”, “non ci si confronta con concetti astratti di peccato: senza uomini giusti non c’è giustizia collettiva”.

AVVENIRE – Apre su «Idolatria e avarizia alle radici della crisi», a cui dedica il primo piano di pagina 7: «Cristiani fermento di giustizia in un mondo che adora il denaro». Benedetto XVI conferma nell’incontro annuale con il clero romano, che sta lavorando al «tema difficile» di modelli economici e sociali buoni: nella tarda primavera arriverà un’enciclica. Nell’articolo, Salvatore Mazza fa parlare soprattutto il Papa, è una sorta di lungo virgolettato senza commenti personali o di altri.

 

CHIESA E WILLIAMSON

LA STAMPA – “Williamson chiede scusa. Ma non è vera abiura” titola oggi LA STAMPA sulla richiesta di perdono del vescovo che ha posizioni negazioniste sulla Shoah. Williamson ha chiesto perdono per le «conseguenze» delle sue affermazioni, ma non ha ritrattato le sue opinioni. LA STAMPA intervista fra l’altro David Irving, storico revisionista britannico, il quale racconta degli scambi epistolari avuti con il vescovo in questo periodo, e di «avergli dato dei consigli». «Il reverendo Williamson l’ho conosciuto qui in casa mia lo scorso ottobre» spiega Irving. Non proprio il genere di frequentazioni utili in questo periodo al vescovo lefebvriano, che infatti ha chiesto a Irving di togliere dal suo sito la foto che li ritraeva insieme. Il cardinale Camillo Ruini intanto ha precisato che il Pontefice «ha tolto la scomunica, ma non ha affatto riammesso i lefebvriani finché non accetteranno integralmente il Concilio».

 

TESTAMENTO BIOLOGICO

AVVENIRE – «Fine vita, sul testo Calabrò no a ostruzionismi e rinvii» (pag. 9). Il rinvio a martedì del parere della Commissione Affari costituzionali ha costretto a un cambiamento nel programma dei lavori relativi al ddl Calabrò. Tuttavia, l’accordo trovato (che prevede sedute notturne e ritmi serratissimi), mostra secondo il presidente della Commissione Sanità Antonio Tomassini «la volontà di superare forme ostruzionistiche per votare gli emendamenti» in tempi utili. Ma ieri non sono mancate le schermaglie e i botta e risposta tra i due schieramenti. La proposta di moratoria bipartisan (ossia la richiesta di rinviare la discussione sulla legge a dopo le Europee del 6 giugno, in modo da recuperare «la serenità necessaria per il migliore e più aperto confronto»), avanzata da 8 firmatari, è stata respinta da più parti. Dario Franceschini ha poi incontrato il senatore Umberto Veronesi, tra i firmatari della lettera apparsa su “Micromega”, in cui si accusava il Pd di essersi arreso alle ragione del Pdl. Veronesi si è detto stupito della lettura che ne hanno dato i giornali e ha ribadito l’assoluta libertà di scelta dei parlamentari. Franceschini ha anche accusato il Pdl di «regime da caserma», che però ora si sta spaccando. Mentre a suo dire, nel suo partito, «lo scontro non esiste». (Da notare che Avvenire è fra i pochi giornali che giustamente non chiama mai la bozza Calabrò “Ddl sul testamento biologico”, ma sempre “Ddl sul fine vita”). 

 

SCIOPERI

SOLE24ORE – “Gli scioperi in aumento del 4%” titola a pagina 15 sulla base dei dati resi noti dalla Commissione di garanzia. Il quotidiano riporta il commento che il presidente della Camera Fini ha fatto ieri: «Non soffocare il diritto ma urge una riflessione sull’attuale disciplina». Intervista a Tiziano Treu, senatore del Pd che afferma: «Riforma da fare ma non per delega» e Michele Tiraboschi interviene  prendendo ad esempio la lezione del modello scandinavo e si torna sull’annosa questione della rappresentatività delle sigle sindacali.

IL MANIFESTO – Sotto il titolo “Sacconi se ne frega della Cgil” nel giorno in cui la «controriforma approda al consiglio dei ministri», IL MANIFESTO intervista Pierre Carniti, segretario della Fim e poi della Cisl, sulla legge delega per limitare il diritto di sciopero sui trasporti: «Al fondo c’è l’idea di disciplinare per via autoritativa il dissenso e il conflitto. Un’idea che si è sempre rivelata illusoria». 

 

DELITTO DI TREVISO

IL GIORNALE – Apre con “La tragedia dei matrimoni misti” con la foto della bambina sgozzata  a Treviso. Ma fra le vittime c’è anche Youssef ucciso dal papà egiziano. IL GIORNALE fa un focus sul “conflitto fra culture diverse” dopo i recenti fatti di cronaca di Treviso e di Milano. Ida Magli commenta “Neppure l’amore può cambiare un musulmano” per stigmatizzare l’atteggiamento delle donne occidentali nei confronti dell’uomo musulmano  che «lo ritengono loro contemporaneo e che invece appartiene al mondo e dell’Antico Testamento quello di 3mila anni fa». A pagina 5 la ripresa di una ricerca di Istat sui matrimoni misti che in «8 casi su 10 falliscono» perchè «in media durano  dai 5 ai 13 anni e sin dai primi mesi di convivenza nascono problemi relativi alla educazione dei figli, alla religione, al rapporto con la vita sociale». 

 

GUARDIAN ANGELS

LA STAMPA – “New York, la città dove funzionano le ronde di angeli”. Oggi il quotidiano di Torino racconta l’esperienza nella Grande Mela dei Guardian Angels, un’organizzazione composta da volontari che prestano otto ore di servizio settimanale per vigilare sulla città: «Non portiamo armi e lavoriamo con il telefonino. Giriamo, vediamo e riferiamo agli agenti se c’è qualcosa di sospetto». All’attività sulla strada gli “angels” hanno sempre più affiancato l’educazione civica e anti-crimine nelle scuole. Sono diventati internazionali e contano 5000 aderenti con affiliazioni in 136 Paesi del mondo. 

 

FIGLI

AVVENIRE – La media di bimbi per coppia sale a 1,4: un livello mai toccato da oltre 20 anni. L’anno scorso 12mila nascite in più. Decisivo il contributo delle donne immigrate (il 15% dei bimbi nati ha una mamma straniera), ma la ripresa della fecondità nel 2008 ha visto per la prima volta protagoniste le nostre connazionali. Boom di nascite soprattutto nel Nordest (Rapporto Istat). 

 

PASTA

SOLE24ORE – Barilla pubblica una lettera in un’intera pagina del quotidiano per far sapere che non condivide l’accusa  di cartello della pasta mossagli dall’autorità garante della concorrenza. Fa così anche Uni-pasta. 

 

CINA

IL GIORNALE – In prima pagina  pubblica “Usa e Cina, scontro sui diritti umani. Vi raccontiamo le torture di Pechino”. Due pagine, 16 e 17, in cui si da conto del fatto che “Pechino scarica la Clinton” perchè non accettano lezioni dagli States, che gli orrori della Cina sono svenduti dall’Occidente per un pugno di riso. C’è la storia dell’avvocato, di cui si sono perse le tracce, che lasciò il partito  per difendere i dissidenti. L’intervista a Harry Wu «nel mio Paese gli omicidi di Stato sono una pratica quotidiana».

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