Mondo

Obama, anniversario amaro

I democratici perdono il seggio di Kennedy. Un anno di presidenza: che bilancio?

di Alessandra Marseglia

Grave disfatta per i democratici del presidente americano Barack Obama che hanno perso il seggio di senatore del Masshachusetts che fu di Ted Kennedy. Alle elezioni ha vinto infatti il repubblicano Scott Brown con il 52% dei voti, contro la democratica Martha Coakley con il 47%, secondo dati relativi al 90% degli scrutini. Con la sconfitta del Massachusetts, i democratici si ritrovano con soltanto 59 voti su 100 al Senato, al di sotto della soglia di 60 seggi necessaria per fermare l’ostruzionismo repubblicano e portare avanti le riforme, in primo luogo quella per la sanita’. Erano 30 anni che in Massachusetts non veniva eletto un repubblicano. Ted Kennedy, che e’ morto l’anno scorso, era uno dei piu’ decisi sostenitori della riforma sanitaria, che definiva “la causa della mia vita”. Il voto appare in parte anche come un’indicazione di un calo dei consensi verso Obama, che si e’ insediato alla presidenza americana esattamente un anno fa.

 

Obama un anno dopo

Qualche settimana prima di Natale, seduto sul divanetto bianco della regina dei talk show e amica fidata Oprah Winfrey, Barack Obama ha giudicato il suo lavoro svolto in questo primo anno di presidenza: «Mi darei un bell’8+», ha detto. «E se riuscirò a portare a casa la riforma della sanità», ha aggiunto nelle settimane precedenti allo storico voto del Senato, «potrei spingermi addirittura ad un 10-». Il presidente non pecca certamente di falsa modestia e gli avversari che si è procurato in quest’anno di governo non hanno tardato a farlo notare. A fianco di coloro che promuovono Obama a pieni voti ci sono, infatti, molti americani per i quali, ad esempio, il dispendioso “stimulus package” non ha portato i risultati sperati e l’assenza dell’offerta pubblica ha fatto della sbandierata riforma sanitaria un legge monca.
Tuttavia, comunque la si pensi, vero è che in dodici mesi di lavoro Obama ha già lasciato un’impronta chiara e tangibile. L’America di oggi è un Paese già molto diverso da quello di un anno fa.

Stimulus package:
787 miliardi di dollari

All’incirca ogni presidente, nel suo primo anno di incarico, si è trovato a fronteggiare una grossa emergenza. Per John Kennedy fu la crisi della Baia dei Porci, per Clinton la guerra in Somalia, per George W. Bush l’attacco dell’11 settembre; per Obama l’emergenza è stata la crisi economica dell’autunno 2008, la peggiore che l’America abbia sperimentato dal periodo della Grande Depressione. Per tutta risposta, il presidente ha varato il più consistente “stimulus package” che gli Usa ricordino: 787 miliardi di dollari che serviranno a rilanciare l’economia con progetti che riguardano opere pubbliche, ma anche scuole e ospedali. Una buona fetta è stata devoluta a sostenere un numero record di disoccupati – oltre 15 milioni a fine 2009 – tramite assegni mensili, food stamps e copertura sanitaria attraverso l’agenzia statale Medicaid. Lo stimulus package è stato anche il primo esempio di politica bipartisan targata Obama, visto che l’approvazione al Senato è avvenuta grazie anche a tre voti repubblicani. In cambio Obama ha concesso loro tasse meno salate per le classi alto borghesi, ma è riuscito a tenere duro sul capital gain e sugli immobili di pregio. Già a metà anno, in molti denunciavano il fallimento del piano economico e la necessità di vararne uno nuovo. Obama per il momento nicchia ed incassa. E si tiene pronto per un’eventuale nuova tranche di aiuti economici, magari quando la polemica sullo spreco di soldi pubblici si sarà sopita.

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