Mondo

Obama all’Onu: “Mai più da soli”

Il presidente Usa rilancia il multilateralismo, ma Gheddafi e Ahmadinejad rovinano la festa

di Franco Bomprezzi

Un momento di vitalità all’assemblea delle Nazioni Unite, vetrina delle tensioni internazionali. Ha colpito nel segno l’intervento, il primo, di Barack Obama, impegnato a contrastare l’isolazionismo degli Usa e riaprire alla collaborazione internazionale. Lo show di Gheddafi e gli interventi di Ahmadinejad e di Berlusconi completano il quadro e offrono ai giornali molti spunti di cronaca e di riflessione.

Il discorso di Obama alle Nazioni unite merita l’apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi: “Obama: non faremo più da soli”. E ancora. «Serve l’impegno di tutti per una nuova era di pace». Questi i passaggi cruciali del suo intervento. Prima dice: «La speranza e il cambiamento sono possibili». Poi lancia i «quattro pilastri» della politica americana: «Disarmo, pace, clima ed economia». E chiede a tutti i Paesi «una nuova era di impegno». Quindi indica le sfide che il mondo dovrà affrontare: «Estremisti che stanno cercando di seminare il terrore, conflitti che si protraggono all’infinito, genocidi e atrocità di massa, sempre più nazioni con armi nucleari, calotte polari che si sciolgono, persistente povertà e malattie pandemiche». «Dico tutto questo – conclude – non per seminare la paura ma per affermare un fatto: le nostre azioni non sono state ancora alla altezza della vastità delle sfide esistenti». Lo speech di Ahmadinejad occupa pag 3: “Ahmadinejad attacca Israele e gli stranieri in Afghanistan e Iraq”. Molto delegazioni lasciano per protesta, mentre il leader di Teheran dice: «Lo stato ebraico si è reso responsabile di politiche inumane contro i palestinesi». «Le forze straniere spargono guerra, sangue, aggressione, terrore e intimidazione in Iraq e in Afghanistan». E ancora: «Le elezioni in Iran sono state gloriose e pienamente democratiche, aprendo un nuovo capitolo per il mio Paese». E sul rapporto con gli Usa: «Ho sentito Obama dire che la prossima minaccia è l’Iran — ha spiegato —. Ma l’Iran è un’opportunità per tutti. Storicamente, chi è stato amico dell’Iran ha avuto molte opportunità». A pag 5, invece spazio allo show di Gheddafi che ha parlato per un’ora e 35 minuti, ben oltre il quarto d’ora previsto per i leader della Terra e ha tuonato : “«L’Onu un consiglio del terrore»”. Ma poi ha aggiunto (ma il presidente americano aveva già lasciato l’Aula): «È un raggio di luce nel buio. Nessuno potrà dire cosa sarà l’America dopo Obama, saremmo contenti se fosse presidente per tutta la vita». Quanto all’Italia: «Non c’è emigrazione dalla Libia verso l’Italia perché l’Italia ha riconosciuto i propri torti nei confronti della Libia, ha chiesto scusa e risarcisce i danni costruendo ospedali e infrastrutture». Infine a pag. 6 Berlusconi: «Condivido le speranze del presidente Usa». Il commento è affidato a Paolo Valentino (“Neo realismo americano”) che nelle pagine interne diventa: “Obama e Bush, diversi ma non lontani”. Ragiona Valentino: «L’America non smetterà di essere dalla parte di chi chiede dignità…C’è una distanza siderale dalle apparizioni di George Bush, soprattutto quello dei primi anni…Ma quando si passa alle concrete crisi del mondo, Obama e George W. Appaiono meno conflittuali  e la politica estera americana mostra le sue continuità di fondo…Non sono molto diverse nella sostanza dal predecessore le cose che il nuovo presidente manda a dire a israeliani e palestinesi, all’Iran degli ayatollah o alla Corea del nord».

“L’America non può fare da sola” è il titolo d’apertura de LA REPUBBLICA che dedica la prima pagina al vertice delle Nazione Unite in cui il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato «serve una nuova era di pace e di cooperazione, lontana dalle divisioni del passato». Al tema sono dedicate le prime cinque pagine. Una riporta il testo integrale del discorso di Obama. Le altre due ne commentano il contenuto. Secondo Federico Rampini che firma “L’America è cambiata ma da sola non può farcela” il passaggio più importante sta nei quattro pilastri che il presidente Usa ha elencato su cui fondare il futuro: «Il disarmo nucleare. La pace in Medio Oriente. Il risanamento ambientale. La crescita economica». In sostanza sostiene Rampini «offre un progetto che l’umanità intera può condividere». Vittorio Zucconi invece si concentra sul cambiamento tra la politica di Bush e quella di Obama nel suo “Ora il mondo deve prestare attenzione alla mano tesa di un presidente sincero”. Al contrario del suo predecessore Obama ha invitato tutti a lavorare perchè le Nazioni Unite diventino qualcosa di più di un’agenzia civile globale, in modo che si possano cambiare le cose. Insomma dopo la strategia del pugno bushista arriva quella della mano tesa obamiana. A seguire i due interventi più contestati. Quello dei leader Gheddafi e Ahmadinejad. Che con la loro «odiosa e offensiva retorica antisemita» hanno costretto diplomatici di molti paesi a lasciare l’aula. Infine Gianluca Luzi si concentra su Silvio Berlusconi. Un camaleonte ben lontano dalla «dottrina dei tempi in cui a Washington regnava l’amico George, quando le critiche all’Onu e al coordinamento internazionale si sprecavano. La dichiarazione più clamorosa dà il titolo al pezzo: “Ha detto quello che volevo dire io».
 
La giornata di ieri dell’assemblea dell’Onu è sintetizzata da IL GIORNALE nel titolo dell’intervento di Fiamma Nirenstein “I sogni della Casa Bianca frantumati dai dittatori”. La Nirenstein chiama prima sognatore e poi illuso il presidente degli Stati Uniti e afferma «il discorso di Obama non è riuscito a restaurare un’idea rassicurante del futuro» . E si sbilancia: «Non sarebbe poi una cattiva idea quella buttata là ieri da Gheddafi di portare il palazzo di vetro in qualche Paese dell’emisfero meridionale. Perché l’immagine di quello che dovrebbe essere il punto di riferimento della salvaguardia mondiale della concordia e della pace  risulta di nuovo quella di uno specchio delle immense difficoltà, delle faglie di odio e incomprensione accompagnate da insopportabili ipocrisie e anche delle incontenibili aggressività che fanno parte dello scenario internazionale. Uno scenario inquieto a dir poco». “Contro l’Iran la Casa Bianca ha bisogno di Israele” titola il pezzo di R.A. Segre che scrive: « Per dire qualcosa di positivo sull’incontro imposto all’Onu da Obama al premier israeliano Netanyahu e al presidente palestinese Abbas  si può affermare che è un successo che esso abbia avuto luogo e che le due parti si ritroveranno la settimana prossima a Washington per cessare di parlare su come parlarsi». Sull’intervento di Silvio Berlusconi la pagina 13 che ha paralato di economia: «Prioritario regolamentare la speculazione finanziaria». Poi elogia il discorso di Obama che , dice, «ha parlato con il cervello e con il cuore».

“Obama: un mondo nuovo”: questo il titolo, ottimista, del SOLE24ORE sull’intervento del presidente Usa ieri all’Onu. «Obama ha promesso una nuova era di cooperazione internazionale e di pace, con un “vero” ritorno degli Usa in seno alla comunità internazionale». A corredo del pezzo principale dedicato appunto a Obama il SOLE piazza tre focus su altrettanti discorsi di ieri: quello di Berlusconi – «solo con l’azione comune supereremo la paura della crisi» -, di Gheddafi – «Siete dei terroristi», ha gridato agli allibiti consiglieri – e di Ahmadinejad – «l’Iran non è un nemico ma un’opportunità».

ITALIA OGGI ignora quello che hanno detto dentro l’Onu ma si occupa dei lavori di restauro del palazzo di vetro. Il vento di cambiamento di Obama non soffia solo tra i corridoi dell’Onu ma anche sulle pareti esterne. Dopo il discorso di Obama, l’Onu non sarà più lo stesso. Iniziano infatti i lavori di restauro. Una ricostruzione esterna «che sarà» secondo la parole di Ban Ki Moon «un simbolo di rinnovamento interiore». Lo rileva l’articolo di ITALIA OGGI intitolato “Palazzo di Vetro in restauro” logicamente pubblicato nella sezione Edilizia e Territorio». Il restauro della sede dell’Onu inizierà alla conclusione dei lavori di quest’assemblea, e il personale sarà ricollocato in diverse parti della città di New York. Secondo l’articolo, i lavori dureranno due anni, mentre le prossime sessioni dell’assemblea generale si terranno in un nuovo edificio a poca distanza dallo storico quartier generale dell’Onu che si affianca sul fiume Hudson.

Richiamo a piè di pagina con foto dedicata a Gheddafi e titolo sul presidente statunitense «Obama: nuova era. Il Fmi: si rischia la rivolta globale». Così IL MANIFESTO segnala le due pagine interne dedicate alle Nazioni Unite unendole al G20 di Pittsburgh. «Il presidente degli Stati Uniti elogia il multilateralismo e critica apertamente l’amministrazione Bush. “Non si esporta democrazia, dobbiamo lavorare tutti insieme per la pace e il bene del pianeta”. Dopo di lui, arriva Gheddafi, che in un discorso fiume chiede la revisione delle regole del Consiglio di sicurezza e l’abolizione del diritto di veto». Nessun riferimento al discorso di Berlusconi che ha parlato quando in Italia era ormai sera, mentre del presidente iraniano si osserva come abbia fatto notizia prima di intervenire all’assemblea Onu grazie a un paio di interviste e a uno «scoop di un autorevole quotidiano finanziario (…)» Si parla di Olocausto e Ahmadinejad compie una «correzione di tiro notevole rispetto alle affermazioni del passato, o anche alle parole tenute solo pochi giorni fa a Teheran quando aveva ancora definito lo sterminio degli ebrei “un mito” senza fondamento storico. “Noi accettiamo il punto di vista degli europei, secondo i quali i nazisti sono stati responsabili di crimini durante la seconda guerra mondiale. Ma chi deve pagarne le conseguenze? I palestinesi?”». Il commento in prima pagina è invece dedicato all’imminente G20 “Quadratura del summit”, il titolo dell’articolo di Marco d’Eramo che dedica l’attacco alla città sede del summit definendola «l’esempio vivente della trasformazione subita dagli Stati Uniti e dei problemi che il suo presidente Barack Obama deve affrontare. Per più di un secolo, dall’800, Pittsbugh era stata la capitale della siderurgia Usa (…) Col declino industriale, Pittsburgh diventa sinonimo di rustbelt, di ruggine economica (…)».
 
In primo piano, su AVVENIRE, la contrapposizione fra Obama e Gheddafi. “Obama: cambiare si può. Ma Gheddafi spara a zero” è il titolo scelto. E pure l’occhiello spiega che se il presidente Usa auspica «un’era di cooperazione» (basata su quattro pilastri: non proliferazione e disarmo, promuovere pace e sicurezza, preservare il pianeta e creare un’economia globale che dia opportunità a tutti) mentre il leader libico «a testa bassa: qui si usano metodi da terroristi». Gheddafi ha chiesto di cancellare il diritto di veto e di spostare il quartier generale dell’Onu a Pechino o New Delhi, per avviare una riforma «democratica» dell’organismo.

“La democrazia non si esporta”. Questo il virgolettato di Obama che LA STAMPA sceglie come titolo di apertura del giornale. L’editoriale è di Boris Biancheri, dal titolo “Difficile cambiare il mondo”, che raffredda un po’ gli entusiasmi: «I progressi che ha potuto presentare sino a questo momento, dopo nove mesi dalla sua ascesa al potere, non sono ancora esaltanti: l’Afghanistan è un problema drammatico e complesso (la democrazia non si può imporre, ha detto infatti ieri) sul quale non vi è una strategia universalmente accettata, un problema che comunque non si risolverà in tempi brevi e che forse esigerà altri nuovi sacrifici; l’incontro a tre sul conflitto israelo-palestinese con Netanyahu e Mahmud Abbas dischiude la prospettiva di una ripresa del dialogo ma nulla più di questo; l’Iran non lascia prevedere facili sviluppi; la Corea cavalca imperterrita il suo programma nucleare. Solo con la Russia il clima è migliorato, grazie però alla rinuncia dell’America a uno scudo spaziale che, se è piaciuta a Mosca, ha lasciato molto tiepidi altri, in particolare Varsavia. (…) Questo non è avvenuto. Obama ha tenuto un discorso perfettamente «obamiano»: elegante, articolato, coraggioso e onesto, fondato più sulle intenzioni che su obiettivi concreti, più su come si deve essere che su cosa in concreto si deve fare». Sempre in prima pagina una lettera di Bob Geldof a Berlusconi, “Presidente si ricorda la promessa?”: Presidente, sono passati due mesi dal G8 dell’Aquila, e stiamo ancora aspettando conferme sul Suo essere un uomo di parola. La Finanziaria 2010 è stata approvata da parte del governo da Lei presieduto, e purtroppo non contiene nulla che vada nel senso delle promesse che Lei stesso ha formulato. Presidente,  Lei deve rispettare la parola data, a partire da questa Finanziaria. Al fine di raggiungere l’impegno solenne preso in occasione del nostro incontro del 4 luglio, di portare l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,51 percento del Pil entro il 2013, è necessario che vi sia un aumento di almeno 1 miliardo di euro (di cui 600 milioni di euro a favore dell’Africa) già in questa Finanziaria. Adesso il mondo si aspetta che nel corso del dibattito parlamentare Lei introduca quegli emendamenti necessari ed essenziali perché Lei possa mantenere gli impegni che ha lodevolmente assunto in prima persona”.

E inoltre sui giornali di oggi:
 

SCUDO FISCALE
IL MANIFESTO – Sull’estensione dello scudo fiscale al falso in bilancio IL MANIFESTO intervista l’ex viceministro Visco “Riciclaggio e corruzione il marcio dietro lo scudo” questo il titolo dell’articolo di Sara Farolfi. «Dietro il maxi scudo fiscale di Tremonti troveranno venia non solo i reati tributari e le violazioni contabili, come il falso in bilancio, ma una gamma molto più vasta di reati, fino al riciclaggio e alla corruzione. La ragione è semplice, spiega Vincenzo Visco, e risiede in quella garanzia di anonimato accordata a chi decide di regolarizzare la propria posizione. “È il problema di fondo, perché nel momento in cui non è possibile identificare i titolari dei capitali rientrati, qualsiasi indagine non solo di ordine finanziario si ferma”» e sulla posizione di Tremonti che da una parte punta il dito contro il mercatismo e gli eccessi di certa finanza Visco osserva «La verità è che i paradisi fiscali sono stati in questi ultimi decenni non solo il luogo dove i ricchi tengono i soldi per pagare meno tasse ma anche un elemento essenziale della finanziarizzazione dell’economia perché lì la raccolta di capitali costa molto meno. Vale la pena di ricordare che i soldi rientrati con lo scudo precedente sono andati ad alimentare la bolla speculativa dell’edilizia».
 
GIOVANI
AVVENIRE – Ministero dell’Istruzione e Ministero del Welfare hanno presentato ieri il “Piano per l’occupabilità dei giovani” che vorrebbe raggiungere moltissimi ambiziosi obiettivi: rilanciare l’istruzione tecnico-professionale, arginare la dispersione scolastica, facilitare la transizione dalla scuola al mondo del lavoro, rilanciando il contratto di apprendistato e focalizzando sui mestieri di cui già oggi c’è poca disponibilità e molta richiesta (180mila posti liberi, in testa i meccanici, all’ottavo posto i tecnici sociosanitari). Tra i commenti citati, don Mario Tonini, presidente di Cnos-Fap, le opere salesiane impegnate nella formazione professionale e Claudio Gentili di Confindustria lamentano la mancata valorizzazione delle esperienze già fatte, mentre soddisfatto per la citazione esplicita del contratto di apprendistato è Cesare Fumagalli, segretario di Confartigianato.

SCUOLA
CORRIERE DELLA SERA – “La paura di insegnare dei nuovi professori”, è il titolo del Focus di oggi. Temono il rapporto con gli alunni stranieri e con i genitori. Elementari, il 66,9% dei maestri non è laureato. «Gli insegnanti italiani non sono tranquilli. Li mette in ansia la difficoltà nel gestire classi dove è in aumento la presenza di bimbi e ragaz­zi stranieri, sfida affascinante ma complicata da gestire senza un’ade­guata preparazione. Li destabilizza la comunicazione sempre più zoppican­te con le famiglie, e non va granché meglio nel match con le nuove tecno­logie: alle scuole superiori, addirittu­ra il 49% riconosce di avere un rap­porto non facile con computer e Web»

LAVORO
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima “Il cantiere uccide ancora: due precipitano nel vuoto, uno straziato dalla ruspa” e un ampio articolo a pagina 9 danno conto dei tre decessi e dei tre feriti in un solo giorno di lavoro “La tragedia infinita colpisce Brescia, Olbia e il Trentino”. L’articolo riporta la nuda cronaca degli incidenti e su quello di Brescia viene riportata la dichiarazione del delegato Fiom  Eugenio Seletti che osserva come «questo quotidiano stillicidio di vite spezzate sul luogo di lavoro fa inorridire, non possiamo accettare che si muoia così, nell’indifferenza di una politica che sa parlare di sicurezza solo quando sventola lo spauracchio dello straniero (…)»
 
AFGHANISTAN
LA REPUBBLICA – “Afghanistan, ferito un’altro parà” di Renato Caprile racconta il nuovo attacco ai nostri soldati avvenuto a Shindad, uno dei distretti più caldi. Stavolta fortunatamente «il bilancio è di un solo soldato ferito» non gravemente. Questo accanimento nei confronti delle truppe italiane si spiegherebbe con la natura della zona che pattugliano. Shindad infatti è uno snodo cruciale per i collegamenti tra nord e sud del paese. Sembra che proprio in quel punto agiscano due bande che riforniscono di armi i Taliban. Tutti gli ingredienti dunque per rendere la zona una polveriera.

BIOTESTAMENTO
IL GIORNALE – Renato Farina e Vittorio Feltri  si scrivono una lettera. Renato Farina per  dire che secondo lui è «un errore cambiare la legge  regolatrice del fine vita» e prende spunto per questo suo intervento da un’altra lettera quella pubblica ieri da Il Foglio di cui è primo firmatario Benedetto della Vedova, onorevole Pdl, che dice: «La legge approvata dal Senato non va bene e auspica una legge leggera che lascia ampio spazio discrezionale all’alleanza fra paziente e medi

co». Farina ricorda che questa posizione è quella di Gianfranco Fini. Feltri  risponde «Se ho ben capito i firmatari delle lettera chiedono una cosa liberale, molto ragionevole: le nuove norme  rispettino la volontà di qualunque cittadino credente o no. Non è lecito in una materia  delicata trasformar in norma generale un principio della fede».

RU486
AVVENIRE – Il Pd serra i ranghi sui temi di bioetica. Dorina Bianchi (Pd), che appena martedì aveva votato sì in commissione sanità del Senato per l’indagine conoscitiva sulla Ru486 ed era stata nominata relatrice insieme a Calabrò (Pdl), rinuncia all’incarico per evitare di essere strumentalizzata dalla destra. La stessa indagine slitterà e partirà solo dopo 1 ottobre. La bufera interna al Pd però è ancora più consistente, con Franceschini che lancia il «superamento» della libertà di coscienza: «il Pd deve discutere, poi però deve decidere. La posizione del partito è una». E per chi non la condivide, scrive AVVENIRE, «pressing culturale del resto del partito».

BIOETICA
LA STAMPA – “Il bebè manipolato batte la talassemia”, titolo orribile che nasconde una scoperta scientifica importante, che apre nuovi scenari di dibattito etico: «. E’ nato a Roma il primo bambino venuto al mondo da genitori entrambi portatori di anemia mediterranea, senza la malattia grazie alla selezione ovocitaria. Il “papà” di questo primato è Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina della riproduzione dell’European Hospital di Roma. Il professore chiarisce «che tutto è fatto dentro la legge», perché non vi sono norme che vietano la selezione sugli ovociti. A differenza della selezione sugli embrioni. «Ma anche qui dopo la sentenza della Corte Costituzionale si sono aperte molte possibilità. In ogni caso è certamente più etico selezionare un ovocita che un embrione».

INQUINAMENTO
IL MANIFESTO – “La nave dei veleni, il governo sapeva ma ha taciuto” è il titolo dell’articolo annunciato da un richiamo in prima pagina sulle “navi affondate, il governo sapeva ma è stato zitto”. Si ricorda come nel 2004 sempre con governo Berlusconi, l’esecutivo sapesse delle navi affondate con rifiuti tossici al largo della Calabria «anche allora l’esecutivo ha taciuto. Ieri intanto il pm che indaga ha riferito alla commissione parlamentare sui rifiuti». Nell’articolo si ricordano  le dichiarazioni di un pentito della ‘ndrangheta e le preoccupazione di altre regioni costiere come la Toscana. «Claudio Martini ha scritto a Silvio Berlusconi, a Guido Bertolaso, al ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo, al ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, e al comandate della Direzione marittima di Livorno Ilarione Dell’Anna, chiedendo loro un intervento immediato per verificare anche gli affondamenti sospetti sulla costa toscana. Di risposte, almeno per ora, non c’è ombra».

ONLUS
SOLE24ORE – Il SOLE dà notizia dell’incontro di ieri tra le Entrate, il Forum terzo settore, l’Agenzia onlus e CSVnet. Risultato: slitta il termine per la presentazione del modello EAS, quello che in base all’articolo 30 del decreto anticrisi 2008, permette l’invio dei dati «fiscalmente rilevanti» alle Entrate. Inoltre, non saranno puniti gli errori «esclusivamente formali» nella compilazione del modello. Tra le Entrate e il terzo settore, inoltre, nasce un “tavolo tecnico” tra gli interlocutori che ieri si sono incontrati, che si riunirà ancora il 30 settembre, e dovrà approfondire alcuni punti oscuri del modello EAS oltre ad affrontare il nodo delle sanzioni. Sul 5 per mille, invece, nessuna novità a breve: le ultime erogazioni del 2006 non si sono ancora concluse e gli elenchi 2007 saranno pubblicati solo «entro l’anno».

ECONOMIA
ITALIA OGGI – “Fmi: Con la crisi rischio guerre nei paesi poveri” è il titolo dell’articolo che ITALIA OGGI dedica al monito del direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strass-Khan sulle conseguenze che la crisi economica potrebbe innescare nei paesi poveri. «La situazione dell’economia sta migliorando, il motore si sta apparentemente riavviando, ma la crisi non è finita. I sui costi umani potrebbero peggiorare prima che migliorare» ha detto Strass-Khan. La preoccupazione deriva dal fatto che i paesi poveri non hanno potuto usufruire degli strumenti per contrastare la congiura negativa. E qual è il possibile scenario? «La marginalizzazione economica può portare ai disordini sociali, all’instabilità politica o a una rottura democratica. Potremmo assistere a guerre. E dobbiamo fare in modo che questo non accada», ha detto Strass-Khan alla vigilia del G20 che si apre oggi a Pittsburgh.

SECONDA GENERAZIONE
IL GIORNALE – Pubblica la storia della nazionale di cricket italiana (oibò!) che allenata da Simone Gambino  si è laureata campione d’Europa ed è composta da under 15 per la maggior parte  pakistani e indiani. La vicenda è accennata  per dare la notizia della proposta del finiano Fabio Granata  di ridurre a 5 gli anni per la concessione della cittadinanza. 

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