L’idea è geniale, e non a caso se ne parla molto in rete in questi primi giorni di gennaio, quando dopo la pausa natalizia svegliarsi presto per andare al lavoro è più difficile del solito. Si parla di una sveglia, dunque, che in realtà è una app che dona al posto nostro se non ci alziamo subito dal letto. Proprio così: la sveglia, installata ovviamente su uno smartphone, inizia a suonare all’ora stabilita, ma se per caso non vi va di svegliarvi subito, avete sbagliato giorno (succede!) o potete permettervi cinque minuti in più di riposo basta premere la funzione “snooze” perché l’allarme taccia e riprenda dopo un intervallo stabilito da voi.
Ma non è finita qui:
tutte le volte che si preme “snooze”, infatti, la app manda un ordine di addebito alla carta di credito che subito destina una cifra stabilita dall’utente (si parte da 25 centesimi) all’associazione prestabilita. Ogni minuto in più di sonno, in pratica, si paga. Le app che trasformano l’odiata sveglia in uno strumento per fare del bene sono due:
Snooze e
WakeOrDonate. E come giustamente notano gli sviluppatori, sono state ideate in una logica win-win: chi le usa guadagna riposo e allo stesso tempo contribuisce al bene comune. Chi non vorrebbe iniziare l’anno così?
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.