Mondo

NYT duro: a casa subito Rumsfeld e Wolfowitz

Dopo la difesa di Donald Rusmfeld da parte di Bush jr, il New York Times insiste nel chiedere le dimissioni del capo del Pentagono. E lo fa con toni molto duri

di Paolo Manzo

All’indomani della pubblica difesa di Donald Rusmfeld da parte di George Bush, il New York Times insiste nel chiedere le dimissioni del capo del Pentagono ”non solo perche’ e’ personalmente responsabile per lo scandalo di Abu Ghraib” anche se ”questo sarebbe certamente abbastanza”. ”E’ arrivato il momento per Rusmfeld di andarsene” si legge in un editoriale del quotidiano americano che gia’ ieri, in un articolo dell’editorialista Thomas Friedman, chiedeva a Bush di licenziare Rumsfeld ”non domani, ma oggi” per ”ristabilire l’onore” del paese. ”Il nostro paese non e’ obbligato – si legge sull’editoriale di oggi – a continuare a soffrire in questo pantano con il segretario alla Difesa che ci ha trascinato nella palude”. Ed avvisa: ”il numero due del Pentagono, Paul Wolfowitz, non puo’ essere un sostituto accettabile perche’ e’ uno degli strateghi primari dell’invasione. E’ da tempo che bisogna pensare ad un nuovo team ed una nuova filosofia per la Difesa”. L’allontanamento di Rumsfeld – ”che negli ultimi due anni ha trasformato la sua enorme fiducia in se stesso in arroganza, fino ad una volontaria cecita”’ – e’ l’unico modo con cui Bush potra’ dare ”al mondo un segno del fatto che comprende la gravita’ di quanto sia successo”. ”C’e’ bisogno di piu’ del suo ripetere che e’ dispiaciuto del fatto che il resto del mondo non capisca la vera natura ed il cuore dell’America’ – si legge sul giornale – Bush deve iniziare a mostrare lo stato del suo cuore chiedendo al suo ministro di dimettersi”. Ricordando ”che gli Stati Uniti sono stati umiliati a tal punto che non hanno pubblicato il rapporto sui diritti umani per paura di essere dileggiati dal resto del mondo”, l’editoriale sottolinea che questi casi di tortura ”non solo casi isolati, come ora noi sappiamo e Rumsfeld avrebbe dovuto sapere, dato il numero di lamentele e rapporti arrivati al suo ufficio”. Ma il Times attacca Rumsfeld anche per il modo in cui ha ”assemblato la sua macchina da guerra” inviando ”con l’approvazione del presidente, truppe americane in un posto la cui natura e pericolosita’ non si era mai preoccupato di esaminare”. E cosi’ ”l’avventata presunzione di poter fare una guerra in economia ha messo a serio rischio il nostro esercito e la nostra guardia nazionale”.


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