Welfare
Nuovo Welfare, si discute a Stresa
La gobalizzazione finanziaria e il diritto all'equità, ne discutono Guido Rossi, Bruce Ackerman, Guido Calabresi e Gavin Kelly
”L’assimilazione del welfare alla sola efficienza economica, produce lo smantellamento dei diritti degli individui meno protetti e la globalizzazione finanziaria, con la sua complessità, toglie efficienza alla mano invisibile di Adam Smith”. E’ un rischio ‘globalizzazione’ del Welfare quello che profila Guido Rossi, presidente del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale-Onlus, intervenendo al convegno di Stresa ‘Verso nuove forme di Welfare’, Gli ordinamenti moderni, secondo Rossi, ”si battono in una tragica contraddizione fra benessere e giustizia sociale e il destino delle società future, dipende largamente da quale parte il piatto della bilancia peserà maggiormente. Esistono ormai prese di posizione che alla politica del welfare, alla valutazione costi-benefici con effetti sul benessere individuale, sono pronte a sacrificare all’efficienza qualsiasi concetto di diritto, di giustizia, di equità”. Una impostazione, questa, che Rossi non condivide: ”anzi, auspico che tutte le parti sociale e le componenti della politica, con menti sgombre da pregiudizio partecipino a questo trade-off tra principi di giustizia e benessere individuale”. Per parte sua Bruce Ackerman, professore di Legge e Scienze Politiche all’Universita’ di Yale, riconosciuto come uno dei maggiori esperti di politiche di welfare a livello mondiale, ha proposto un approccio alle problematiche del welfare secondo il concetto di ‘Stakeholder Society’. ”In particolare -ha proseguito Yale- si tratta di garantire ad ogni cittadino un assegno che gli permetta la fruizione di tutti quei servizi ritenuti un diritto fondamentale in ogni democrazia: l’educazione, la formazione professionale e il sostegno economico lungo tutto il corso della propria vita”. Guido Calabresi, giudice della Corte di Appello degli Stati Uniti, ha sottolineato il rischio che la proposta di Ackerman ”nel medio periodo porti alla sostanziale eliminazione di servizi sociali fondamentali nel quadro del sistema di welfare”, mentre Gavin Kelly, senior Analyst della task force del premier inglese Tony Blair dedicata al welfare, ha ribadito la necessità della definizione di un bonus da assegnare ad ogni cittadino al momento del suo ingresso nella vita attiva: ”La definizione del Child Bond in Inghilterra si rivelato uno strumento efficace per rispondere alle esigenze di salvaguardia sociale e di contenimento delle spese di welfare”. Philippe van Parijs, professore d’economia all’Università Cattolica di Louvain, nel suo intervento ha sostenuto che: ”Lo Stato dovrebbe garantire a tutti i cittadini un assegno di ingresso nella società e lasciare che questo cresca ed aumenti periodicamente insieme ad altre possibilità economiche. Questa idea, che è stata fonte di acceso dibattito nel corso degli ultimi anni anche all’interno della comunità europea, rimane comunque la soluzione più efficace per migliorare lo stato dei vari strati sociali dai più deboli ai più abbienti, garantendo al contempo un’equa ridistribuzione della ricchezza”. Dal canto suo Christoph Strunck, professore di Scienze Politiche all’Universita’ di Dusseldorf, ha sottolineato l’evoluzione che gli stati contemporanei potrebbero trovarsi ad affrontare rispetto alla tradizionale impostazione delle politiche welfare fino ad oggi giocate sull’alternativa fra erogazione di sussidi e erogazione di servizi. ”Sta infatti emergendo una nuova corrente di pensiero che porta a considerare il cittadino come ‘cliente’ o ‘consumatore’ al quale garantire dei vauchers che gli consentano di scegliere liberamente i servizi di cui intende valersi”. Di fatto, ha consluso Strunck ”questo approccio è volto a riportare il singolo cittadino in una condizione di forte responsabilità riposizionandolo al centro di un processo che, vedendolo per troppo tempo come soggetto passivo, ha comportato troppo spesso investimenti statali che non hanno incontrato le sue necessità”.
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