Volontariato

Nuovo PEI, un decreto con (ancora) troppe criticità

Un decreto che dà indicazioni di «portata innovativa», dice il CSPI, ma che contiene «numerose criticità». Cominciando dal fatto che è impossibile stendere un PEI secondo il modello bio-psico-sociale ICF in assenza di un Profilo di Funzionamento redatto con criteri analoghi. Il CSPI vincola il proprio parere favorevole al fatto che il Ministero dell'Istruzione accolga le modifiche proposte. Diversamente, meglio rimandare il decreto

di Sara De Carli

Il 7 settembre il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha espresso il proprio parere sul nuovo modello di PEI. Un decreto che dà indicazioni di «portata innovativa», dice il CSPI, in particolare «considerata la fase incerta e complessa che la scuola si trova ad affrontare all'inizio dell’a.s. 2020/21» ma che contiene «numerose criticità», al punto da porre l’accettazione delle proposte di modifica come condizione per potersi esprimere favorevolmente o, in caso diverso, chiedere «il differimento dell'emanazione del decreto».

Qui le criticità espresse.

  1. Alle scuole è richiesto di elaborare i PEI secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilità e della salute (ICF), in assenza di un Profilo di Funzionamento che tenga conto degli stessi criteri. Si evidenzia questa contraddizione e si suggerisce che il nuovo modello di PEI sia vincolante solo dopo l’adeguamento dei Profili di Funzionamento, secondo il modello ICF.
  2. Poiché molte scuole-polo per l'inclusione, CTS e CTI, anche in reti interistituzionali, lavorano da parecchi anni all’elaborazione di modelli che siano via via più rispondenti alla necessità di garantire un'inclusione scolastica coerente con le raccomandazioni internazionali e i risultati delle ricerche scientifiche, sarebbe rispettoso degli sforzi fatti dai docenti e dai dirigenti, che l’emanazione di modello di PEI con decreto ministeriale possa essere utilizzato in modo flessibile da parte delle scuole, al fine di trarne gli elementi per rispondere in modo adeguato alle differenze individuali e alle esigenze ambientali.
  3. Il GLO non si può configurare come un nuovo Organo Collegiale ma è un Gruppo di Lavoro. No di conseguenza anche alle deliberazioni adottate a maggioranza dei presenti aventi diritto di voto e regolarmente convocati.
  4. Considerare il PEI un atto amministrativo, lo riduce ad un adempimento formale con possibili conseguenze di contenzioso anche sugli aspetti tecnici legati alle scelte pedagogiche didattiche. Il PEI dovrebbe essere principalmente uno strumento di progettazione condivisa fra scuola-famiglia e ASL.
  5. Nessun esonero da alcune discipline di studio, in quanto si ritiene che non si debbano contemplare forme di esonero dalle discipline ma fare riferimento al percorso differenziato.
  6. Dal CSPI, arriva la proposta di ribadire, all’interno del paragrafo sull’attività di osservazione sistematica e progettazione degli interventi di sostegno didattico, che questo è un «compito affidato a tutti i docenti della sezione e della classe». Concetto su cui i CSPI torna più oltre: «è necessario diffondere e ribadire la logica che l’alunno è affidato a tutti i docenti e che si interfaccia con ciascuno di loro; riferirsi solo al docente di sostegno significa pensare a una classe nella classe e non certo a una organizzazione inclusiva».

Inoltre il CSPI annota che «nell’articolazione proposta, il GLO si appalesa come un organismo troppo "rigido" con il rischio di risultare pletorico a svantaggio di un vero lavoro comune», l’emergere di un «diverso approccio culturale» relativamente all’idea di PEI «che nelle Linee Guida si configura come strumento di progettazione, mentre nel Decreto sembra risultare poco finalizzato a tale funzione a causa delle rigidità e dei vincoli a cui è sottoposto».

Photo by Mr Cup / Fabien Barral on Unsplash

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