Welfare

Nuovo Isee, il Governo svela le carte

Il nuovo Isee non si farà, ma il Ministero del Lavoro rende pubblico il testo del DPCM. «Lo offriamo alla riflessione pubblica come strumento conoscitivo», dicono. Eccolo in allegato

di Sara De Carli

Il nuovo Isee molto probabilmente non ci sarà, ma adesso sappiamo con certezza come avrebbe dovuto essere. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sceglie di presentare il testo originario del decreto sul nuovo Isee, così come lo aveva inviato alla Corte Costituzionale e alla Conferenza Unificata, corredato da relazione illustrativa.

Lo «offre alla riflessione pubblica» come «strumento conoscitivo», senza alcun valore normativo», poiché – dice Raffaele Tangorra, direttore generale per l’inclusione e le politiche sociali nella prefazione al Rapporto Isee 2012 – «alla data in cui scriviamo (4 febbraio 2013, ndr) non è ancora chiaro se tale deliberazione sarà adottata visto l’approssimarsi della scadenza elettorale». Più no che sì, parrebbe in realtà il ministero sul sito scrive infatti che «approssimandosi la scadenza elettorale ed essendo comunque necessario un ulteriore parere delle Commissioni parlamentari competenti ai fini dell’adozione, la riforma difficilmente potrà vedere la luce nel corso di questa legislatura».

Criticità
Il primo dato che si coglie in questo “capitolo zero” sono le criticità dello strumento attuale. Primo, non è in grado di essere selettivo rispetto alle fasce più basse, dato che il 10% dei nuclei nel sistema presenta un Isee nullo e per un quinto della popolazione Isee l’indicatore non supera i 3mila euro. Due, la valutazione della componente patrimoniale è «fortemente limitata» da franchigie e «comportamenti opportunistici», per cui per il 60% della popolazione Isee il patrimonio non ha alcun effetto sull’indicatore. Nel Mezzogiorno ad esempio il 96% della popolazione Isee dichiara di non possedere nemmeno un conto corrente o un libretto di deposito. Tre, è necessario fare ordine sulla composizione del nucleo familiare, stante il contenzioso aperto sulla compartecipazione ai costi da parte dei familiari, in particolare per disabili e non autosufficienti. Quattro, c’è ritardo nel registrare i cambiamenti del reddito e comunque un quinto delle dichiarazioni riporta un dato reddituale diverso da quello dichiarato al fisco.

Le novità
Il DPCM mette a punto una nuova scala di equivalenza, per cui 5 componenti corrispondono a un parametro 2,85. Viene introdotta la maggiorazione di 0,2 nel caso di tre figli minorenni; 0,35 in caso di quattro; 0,5 in caso di almeno cinque figli minorenni. Introduce la definizione di persone con disabilità media, grave e non autosufficienti, fasce a cui corrisponde una franchigia di 3.500, 5.000 e 6.500 euro. Prevede che la composizione del nucleo familiare possa variare a seconda del tipo di prestazione richiesta e stabilisce che del nucleo familiare fanno parte i componenti la famiglia anagrafica e i coniugi indipendentemente dalla residenza anagrafica. Una novità è che alcuni dati, anziché essere tutti auto dichiarati, saranno acquisiti dagli archivi Inps e dall’Agenzia delle Entrate. Viene introdotta infine la possibilità di calcolare un Isee corrente, riferito a un periodo di tempo più ravvicinato, nel caso in cui ci sia una variazione superiore al 25%  dell’indicatore della situazione reddituale dovute a variazioni della situazione lavorativa.
 


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