Welfare

Nuovo codice appalti: faccia a faccia Cantone-cooperative

Il numero uno dell’Anac: « Il Codice introduce riforme molto importanti, ma da solo non può cambiare la stato delle cose». Gardini, presidente di Confcooperative: «Per rompere il rapporto di corruzione abbiamo bisogno che imprese e istituzioni crescano insieme».

di Vittorio Sammarco

Il Nuovo Codice degli Appalti è cosa fatta ma il presidente dell'autorità contro la corruzione Raffaele Cantone, intervenendo al convegno di Confcooperative “Appalti: trasparenza, responsabilità e sviluppo, cosa cambia con la riforma", invita alla prudenza: «In questo momento nel Paese c'è un dibattito positivo che dimostra l'interesse pubblico, ma anche il fatto che le lobby stanno cercando di tirare "il vestito" da una parte o dall'altra rischiando di strapparlo». E aggiunge: «Le novità di questo codice potranno essere sfruttate ad una condizione: che non ci attendiamo subito dei risultati, ma con un po' di tranquillità lavoriamo sui tempi lunghi. E la storia già vista con le precedenti riforme del 2004 e poi del 2006; speriamo ora di poter dire che questa è la volta buona». E ammonisce: «Il Codice introduce riforme molto importanti, ma da solo non può cambiare la stato delle cose: il primo punto saranno le gambe dei soggetti che dovranno farlo funzionare. Perché, per quanto sia più semplice (219 articoli contro i 660 del precedente) comunque il Codice resta uno strumento complesso, per giunta con una PA che non ha ancora cominciato a fare la necessaria formazione».

Tra le principale novità positive Cantone individua l'introduzione delle Stazioni appaltanti, «una vera e propria scommessa», la definisce, fondata sull'idea «che non tutti possono fare tutto, ma bisognerà capire chi può fare cosa e qualificare i diversi soggetti. Non nascondendosi che potranno esserci polemiche su chi ne farà parte». O ancora, altro esempio, l'introduzione del rating di legalità per le aziende, anche se – sostiene Cantone – introdotto in modo un po' confuso, perché non si capisce chi e con quali criteri dovrebbe rilasciarlo. Una

delle novità più apprezzate è senza dubbio l'abolizione della "gare al massimo ribasso", che hanno messo spesso fuori gioco proprio le aziende più serie e scrupolose nel fare i conti con i contratti dei lavoratori e i costi del mercato. Nelle Nuove norme si parla in sostituzione di "offerta economicamente più vantaggiosa", che lascia ancora aperto, però, il dubbio su chi e come debba valutarla.

Per Cantone «non c'è un sistema di assegnazione degli appalti che può essere la panacea di tutti i mali, non c'è un sistema ideale». Per il presidente dell'Anac con «la riduzione della discrezionalità, e l'introduzione dell'automatismo del massimo ribasso abbiamo pensato che si potesse garantire la legalità, ma il sistema ha fallito in modo clamoroso». E avanza una proposta ad integrare le norme del Codice: l'introduzione di Commissioni indipendenti, «Commissioni in cui noi dobbiamo essere in grado veramente di valutare chi ne faccia parte, facendo accertamenti, valutando le competenze tecniche e verificando eventuali conflitti di interessi e i comportamenti tenuti durante le gare».

Altri punti critici messi in evidenza dai rappresentanti di Confcooperative sono il sistema dei subappalti, che Cantone riconosce come uno dei sistemi adottati, soprattutto al sud per aggirare le norme, e che, indica il magistrato, va rivisto fissando una percentuale che non dovrebbe andare oltre il 30 per cento, secondo anche le concordanti posizioni raccolte dal ministro delle infrastrutture Del Rio.

Altro punto la Clausola sociale, per l'inserimento lavorativo di categorie svantaggiate. Per Cantone «la legge delega e stata sostanzialmente tradita. Il sistema così come è stato concepito finisce per lasciare ampia discrezionalità alla Stazione appaltante».

Infine i cosiddetti lavori sottosoglia, un milione di euro, tetto troppo alto per consentire all'ente pubblico appaltante di non applicare le norme del codice che prevedono obblighi di pubblicità e di comunicazione. Troppo alto anche per il magistrato, che suggerisce: «Si può su questo punto provare a intervenire sulle linee guida e costituire un Albo dei fornitori, che siano stati valutati almeno sul piano della qualifiche tecniche e dei comportamenti, e poi pensare – ad esempio – ad estrazioni a sorte per comporre una terna di preventivi chiesti in concorrenza, per conciliare così la velocità dei tempi rispettando le indicazioni previste dalla legge delega».

«Se noi siamo capaci di ingabbiare questi presupposti anche sul “sotto soglia” – afferma Cantone – si può fare un buon lavoro». E conclude: «Se fallisce questo codice non sarà il fallimento dell'Anac, ma sarà un dano per tutto il Paese».

Il Governo, intanto, che – come ha detto Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – ha previsto presso la Presidenza del Consiglio una struttura di coordinamento per seguire stabilmente lo stato di attuazione della riforma.

«Non dobbiamo e non possiamo permetterci di perdere la capacità di indignarci rassegnandoci alla corruzione», ha concluso con forza il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, «Non vogliamo essere rassegnati ad una stagione in cui le imprese non devono essere brave, ma pagare l'amico con la mazzetta per vincere l'appalto. Con entusiasmo accogliamo il nuovo Codice ma pensiamo che da solo non può risolvere i problemi. Per rompere il rapporto di corruzione abbiamo bisogno che imprese e istituzioni crescano insieme, innovando e rimettendosi in discussione. C'è tanta strada ancora da percorrere. Ma questa è un'occasione che non possiamo perdere, invertendo la tendenza che ci ha portato in larga misura a rinunciare agli appalti, riaffermando invece l'idea che

l'appalto pubblico, oltre che una modalità di assegnazione dei servizi, è un'opportunità per lo sviluppo intero del Paese».

L’appuntamento

“Nuovo Welfare & Appalti” è il titolo del convegno che Anpas Toscana in collaborazione con Vita terrà a Firenze il prossimo 7 aprile. Per tutte le info clicca qui

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