Cultura
Nuovo attacco alla 185
Il governo annuncia una revisione della legge sulla trasparenza delle esportazioni e importazioni di armi
In sordina – tanto che in conferenza stampa ci se n’è ben guardati di citarlo – il governo annuncia (sul proprio sito) di aver approvato il 17 settembre scorso in Consiglio dei ministri «un disegno di legge che sviluppa e riordina la materia del controllo sull’esportazione e sul trasferimento dei prodotti per la difesa, salvaguardando rigorosamente i principi della normativa in vigore (legge n. 185 del 1990) ed introducendo semplificazioni normative e procedurali tali da rendere le norme più consone alle mutate esigenze del comparto per la difesa e la sicurezza, sia istituzionale che industriale». Ma di quali modifiche stiamo parlando? E che impatto avrà sulla nota Legge 185 del 1990, capace di garantire finora trasparenza sulle esportazioni e importazioni di sistemi d’arma italiane?
Domande di non poco conto, se proprio sulla Legge 185 è stata condotta una delle più importanti e trasversali campagne da parte della società civile italiana – fra il 2002 e il 2003 – che ha visto i governi di allora dover ritirare parte degli emendamenti proposti, evitando un vero e proprio smantellamento della legge.
D’altra parte, non è una novità il fatto che il governo intenda modificare la norma in vigore. Già ad aprile di quest’anno lo avevamo segnalato, in occasione della presentazione dei dati contenuti nella Relazione annuale 2009 (relazione che elenca export e import del comparto, che il Governo consegna al Parlamento in virtù della Legge 185). Michele Nones, esperto della questione, e direttore Area Sicurezza de Difesa dell’Istituto Affari Internazionali dalle colonne del Corriere della Sera parlava al tempo di “lacci e laccioli che caratterizzano il nostro sistema di controllo e procedurale (vedi Legge 185, ndr) che rappresentano un fattore di alto rischio e creano seri problemi”. Lo confermava lo stesso Rapporto della Presidenza del Consiglio: il “processo di integrazione europeo nel campo della difesa e la progressiva razionalizzazione e ristrutturazione dell’industria europea” avrebbe portato ad un “radicale cambiamento” dello scenario tanto che “il quadro normativo italiano è risultato sempre più inadeguato” (pg. 23). Proprio per questo – e per recepire nella legislazione nazionale le recenti Direttive e Posizioni Comuni europee – la Presidenza del Consiglio intende “operare per la finalizzazione del processo di revisione della normativa nazionale” (pg. 34), cioè ad “un intervento correttivo di tutta la normativa in vigore” (pg. 24).
Detto-fatto. Da oggi sui binari che conducono dal Consiglio dei Ministri di venerdì scorso fino alla firma del Quirinale, passando per la Ragioneria dello Stato, è partito l’iter di un nuovo (ma ora concreto) disegno di legge – come si legge nel comunicato stampa della Presidenza del Consiglio:
Delega al Governo per l’attuazione della direttiva 2009/43/CE in materia di semplificazione delle modalità e delle condizioni dei trasferimenti all’interno delle Comunità di prodotti per la difesa. Delega al Governo per la riforma delle disposizioni su autorizzazione alle operazioni di esportazione, importazione, transito, trasferimento, trasbordo, ed intermediazione dei prodotti per la difesa e per il riordino dei procedimenti nella materia di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e successive modificazioni. Ratifica ed esecuzione dell’emendamento all’articolo 16 dell’Accordo quadro ratificato e reso esecutivo dalla legge 17 giugno 2003, n. 148.
Il testo fa riferimento al noto accordo di Farnborough (in allegato il testo) il cui sì definitivo è avvenuto nel giugno 2003, ma che – secondo il Governo – necessita di ulteriori conferme nella legislazione italiana.
A questo punto è necessario aspettare il testo del disegno di legge. Dalla Presidenza del Consiglio garantiscono la pubblicazione online della nuova norma fra pochi giorni, ma non anticipano nulla sul contenuto. Non resta che attenderlo. Quel che è certo è che un nuovo (ennesimo) tentativo di modifica della Legge 185 è in corso. Da oggi ha un nuovo responsabile: Berlusconi IV.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.