Non profit

Nuovo attacco ai militari italiani

Illesi i quattro membri della pattuglia

di Antonietta Nembri

L’esplosione di un ordigno ha investito questa mattina una pattuglia militare italiana nell’area della Zerko Valley in Afghanistan. Illesi i quattro militari coinvolti. L’esplosione si è verificata alle 7.06 locali (le 3.36 in Italia), nel corso di un’attività di ricognizione svolta dai militari italiani nell’area della Zeerko Valley, circa 20 km a sud Shindand. I quattro militari italiani rimasti coinvolti dalla deflagrazione non hanno riportato ferite significative ma sono stati trasferiti in via precauzionale all’ospedale da campo di Herat.

Si tratta del primo caporal maggiore Luca Telesca che ha riportato un leggero trauma da scoppio. Illesi il primo capral maggiore Francesco Catania, il caporalmaggiore Vincenzo Crispo, il caporal maggiore Francesco Munafò, tutti effettivi in patria al 180mo reggimento paracadustiti della brigata Folgore. ”Non sono in pericolo di vita ed hanno già comunicato personalmente con le loro famiglie”, precisa all’Adnkronos il portavoce del contingente militare italiano a Herat, tenente colonnello Marco Mele.

Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi, due elicotteri AB 212 dell’aeronaituca militare e contemporaneamente un assetto IEDD”, composto da personale specializzato nel riconoscimento e nella bonifica degli ordigni esplosivi. Gli stessi militari – ha tenuto a sottolineare il portavoce – hanno comunicato telefonicamente con le famiglie, che sono state rassicurate di persona sulle loro condizioni di salute. Il Lince ha riportato danni a seguito dell’esplosione.

Indagini sono in corso al comando regionale ovest di Herat sulla natura dell’ordigno esploso. ”Siamo in attesa del rapporto dei tecnici inviati sul posto, potrebbe essersi trattato di un ordigno improvvisato, il cosiddetto ‘Ied’, o di una mina. Di certo possiamo escludere un’autobomba o l’azione di un kamikaze”, dice il tenente colonnello.

Intanto l’Onu ha deciso di ritirare temporaneamente centinaia di dipendenti che lavorano in Afghanistan nel quadro di una revisione delle misure di sicurezza all’indomani dell’attacco del 28 ottobre contro una sede dell’organizzazione a Kabul che ha ucciso cinque dipendenti delle Nazioni Unite. L’Onu ha circa 5.600 dipendenti in Afghanistan, 80% dei quali di nazionalità afgana. Circa il 12% del personale – percentuale che corrisponde a 672 dipendenti – verrà spostato in un’operazione che i responsabili definiscono di ridislocamento “limitato, a breve termine”.

In molti casi, questo personale rientrerà nel giro di poche settimane, ha spiegato Adrian Edwards, portavoce della missione Onu in Afghanistan, negando “categoricamente” che le Nazioni Unite si stiano “ritirando dall’Afghanistan” e sottolineando come i progetti principali non verranno in alcun modo intaccati dalle misure di sicurezza aggiuntive adottate, si legge sul ‘Los Angeles Times’. La maggior parte del personale che lascerà il paese appartiene allo staff internazionale. Una parte dello staff locale verrà inoltre ridislocato in zone più sicure di quelle in cui opera attualmente.


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