Welfare

Nuovi bisogni sanitari: arriva il case manager

È una nuova professione, il case manager, nata come risposta alla crescente de-ospedalizzazione e quindi all’aumentato bisogno di un’assistenza domiciliare multidisciplinare

di Carmen Morrone

È una nuova professione, il case manager, nata come risposta alla crescente de-ospedalizzazione e quindi all?aumentato bisogno di un?assistenza domiciliare multidisciplinare. <b>Adriano Pessina</b> dirige il master <i>Case manager. Bioetica, Scienze umane e Icf per progettare e unire le reti con e per le persone con disabilità </i>dell?università Cattolica di Milano: «Da qualche anno a questa parte assistiamo alla prevalenza della malattie croniche invalidanti su quelle acute. Questo tipo di malati non stanno in ospedale, ma al loro domicilio, dove hanno bisogno di assistenza. Così tocca ai familiari e alle persone vicine trovare gli operatori adatti, conoscere centri di riabilitazione, provvedere a organizzare i tempi di lavoro o di studio del malato». È in questa fase che si inserisce il case manager. «È colui che ha gli strumenti per analizzare le offerte socio-sanitarie disponibili sul territorio e per assicurare un servizio di cura e assistenza completi alla persona nella sua globalità», afferma Pessina. Una sorta di facilitatore socio- sanitario, insomma, in grado di pianificare i servizi alla persona e di immaginare nuove risposte ai bisogni.

Dove lavorano i case manager? «Si trovano nelle Asl, negli enti locali, negli ospedali, nelle cooperative, in organizzazioni non profit e in tutte quelle iniziative che prevedono la collaborazione fra le risorse del territorio. Questa figura spesso è già esistente, solo che non ha un nome e soprattutto un profilo lavorativo ben definito, che però nel corso degli anni è andato delineandosi grazie anche a corsi di formazione ad hoc».

Questo panorama è confermato da <b>Marcello Turno</b>, docente del master <i>Multilevel Case Manager</i> che da quattro anni organizza la Lumsa. «Il nostro corso è frequentato soprattutto da persone che già lavorano e che sentono il bisogno di una formazione adeguata per far fronte alle nuove esigenze degli utenti». Anche al corso dell?università Cattolica l?80% degli iscritti già lavora nel settore sanitario. «In ciò risiede anche la forza del percorso formativo, che si arricchisce dell?esperienza diretta dei partecipanti», considera Pessina. «Spesso proprio durante il master, nella fase di stage, si dà l?avvio a iniziative che poi vengono realizzate dai vari soggetti del sistema socio-sanitario». Il master della Lumsa è di I livello e hanno accesso i neo laureati triennali. Che sbocchi hanno avuto? «Degli undici alunni diplomatisi nel 2005, quattro erano neolaureati e hanno trovato lavoro poche settimane dopo il termine del master».

Adriano Pessina indica il requisito fondamentale che deve avere chi intende svolgere questo lavoro: «Duttilità, essenziale per mettere insieme elementi sociali, economici, sanitari e per creare una rete su misura della persona, partendo da un modello astratto».

Info: www.lumsa.it – Segreteria Master 06.68422467 – www.unicatt.it/masteruniversitario – Ufficio Master 02.72343860


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