Volontariato

Nuove lezioni di piano

Quattro minuti: un film bellissimo che narra una storia di prigione ma tralasciando quasi sistematicamente il côtué ...

di Maurizio Regosa

Quattro minuti
di Chris Kraus
Germania 2006
con Monica Bleibtreu

L?universo carcerario sta a sé. Non solo nella realtà. Anche nel cinema, che approfitta talvolta degli ambienti chiusi, della claustrofobia facilmente ?comunicabile?, dell?oppressione? Non in questo bellissimo Quattro minuti, che narra sì una storia di prigione, ma tralasciando quasi sistematicamente il côtué ?sbarre alle finestre?. E dedicandosi allo studio delle relazioni che in quello spazio prendono una forma di vita. Rapporti spesso privi di speranza e di prospettiva, in cui vien bene ?usarsi? a vicenda per le piccole conquiste che possono rendere più lieve il ?soggiorno?. Ma ciascuno all?appuntamento con l?altro si presenta carico del suo passato, delle sue frustrazioni, delle sue nostalgie…

Sensazioni che possono prevaricare, che arrivano a restituire una sorta di fresca generosità alle scelte e alle condotte. Esattamente quel che avviene fra l?anziana Traude Krüger, un passato complice del nazismo e un opprimente ricordo del suo unico amore, una ragazza comunista ammazzata dalle SS, e la giovane rabbiosa Jenny, in prigione per un?accusa di omicidio, in guerra con il mondo e con il padre, ricco alcolista e stupratore.

Le unisce l?amore per la musica. Interminabili ore al pianoforte immaginato dalla direzione carceraria come banale strumento di recupero ma vissuto come immediata proiezione di sé: le energie una volta liberate vanno per conto loro, non le si può finalizzare. Sviluppano un percorso che non è mai retto e procede così come viene: larghe curve magari non necessarie, ritorni, fughe in avanti. È questo a mio parere l?aspetto più riuscito della pellicola di Chris Klaus che a questo andirivieni dà spazio e lo sottolinea con amorevolezza (attraverso una regia raffinata e molto aderente all?atmosfera e avvalendosi del rapporto sfondo/primo piano per suggerire la messa a fuoco degli eventi, del presente come del passato). Ed è così che la relazione fra le due donne dall?iniziale opportunismo passa a una vera curiosità, a interesse, a messa in gioco (con un crescendo anche nelle interpretazioni delle due bravissime attrici).

Ciascuna sarà costretta a dirsi sempre di più, a denudarsi per così dire, mentre attorno a loro (e contro di loro) si muovono altre energie spesso negative, quelle appunto del carcere, delle prigioniere come delle guardie, insieme nella separatezza e nella frustrazione. Ad esse, in questo film che testimonia ancora una volta la salute ottima del cinema tedesco contemporaneo, si guarda senza ipocrisia, con una determinazione quasi fassbinderiana.


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