Bistrattata, snobbata, data per morta e odiata o, al contrario, ipocritamente lodata e messa sull’altare salvo poi ignorarla: la famiglia in Italia in questi ultimi anni, in barba ai family day e ai ministeri dedicati, non se l’è certo passata bene. “Ammortizzatore sociale” per eccellenza, soprattutto di questi tempi, comodo nido per bamboccioni e “neets”, unità di crisi contro la crisi, di etichette gliene hanno appiccicate tante, gli esperti di turno. Ma come sempre succede ai soggetti vivi, la famiglia – quella vera – ha tirato dritto e ha reagito: associandosi, facendo rete, inventando soluzioni, aprendo la porta di casa e rispondendo così ai tanti bisogni da protagonista. Si chiama attivismo familiare, e ha tante facce: le associazioni vere e proprie, le iniziative di quartiere, i gruppi di auto-aiuto, quelli che si associano per fare la spesa, aiutare i figli nei compiti o a non soccombere ad adolescenti ribelli su su fino a bussare alla porta delle istituzioni e chiedere che quello che le famiglie fanno da anni – costruire buona società – venga finalmente riconosciuto.
Tre milioni in rete
La tendenza è in crescita, e lo si vede laddove, grazie a legislazioni regionali ad hoc (come in Lombardia, Basilicata, Valle d’Aosta o Lazio) le tante forme di attivismo familiare sono riconosciute e incentivate. In Lombardia, ad esempio, le iscrizioni al Registro regionale delle associazioni familiari sono aumentate dal 2000 al ritmo del 20% l’anno, passando da 366 a oltre 730. Stesso trend per i Punti Acli Famiglia, sportelli associativi sul territorio dove le famiglie possono sperimentare forme innovative di aggregazione, accompagnamento e servizi pensati da e per loro: dagli spazi gioco per i bambini alla consulenza fiscale, dai percorsi educativi guidati agli incontri sul mondo della scuola o sulle dipendenze. Nati nel 2010 grazie ai finanziamenti del 5 per mille in 60 circoli, sono diventati in poco più di due anni 95, a riprova di un dinamismo sorprendente. E se si considera che il Forum nazionale delle associazioni familiari raccoglie oltre 400 associazioni rappresentando complessivamente tre milioni di famiglie, si capisce la portata anche numerica di queste realtà di base.
L’adozione familiare
Una presenza che spesso esce dall’informalità e diventa un asse portante anche delle politiche sociali, come nel caso del progetto “Una famiglia per una famiglia” della Fondazione Paideia di Torino. Partita sperimentalmente nove anni fa nel capoluogo piemontese, oggi l’iniziativa è diffusa in sei città coinvolgendo centinaia di famiglie-risorsa, ovvero nuclei attivi e disponibili a dare una mano, che siaffiancano a famiglie fragili e le accompagnano per un tratto di strada evitando così, per esempio, che subiscano la drammatica esperienza di vedersi allontanare i figli. «Le famiglie hanno al loro interno le risorse per farcela, la chiave è tirarle fuori», spiega il direttore di Paideia, Fabrizio Serra. «Abbiamo visto che non c’è metodo migliore che affiancare a una famiglia con problemi un’altra che sia disposta a condividere e donare tempo e capacità. Il fatto che questa intuizione sia stata valutata positivamente dai servizi sociali tanto da diventare in alcuni casi parte del sistema di welfare ci conferma nella nostra intuizione. I risultati ci sono, e sono concreti e misurabili».
I nuclei numerosi
“Da famiglia a famiglia” è anche la filosofia che sottende l’esperienza dell’Associazione italiana famiglie numerose, quelle che…
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Oltre all’articolo integrale il numero di Vita in edicola “Famiglie che spettacolo” propone un focus sul fenomeno delle associazioni basate sui nuclei familiari, che in Italia sono oltre tre milioni. Un viaggio, in occasione dell’incontro a Milano con il Papa, attraverso la rete di sostegno sociale e di mutuo aiuto cresciuta in questi anni ma ignorata dalla politica.
All’interno troverete: Orlandoni, i portiere-papà che ha parato la paura della disabilità; Ma noi alla festa delle famiglie non ci sentiamo invitati. Gianni Geraci, gay e cattolico, scrive a Benedetto XVI; Formula 5+2. Casa Cerri: la strana “normalità” abita in 100 metri quadri; Adozioni internazionali: «Più vicini alle famiglie nel “pre” e nel “post”». L’approccio allargato di Ciai per gestire le fasi più complesse dell’accoglienza
Vita il 23 maggio e il 25 promuove una mostra e un convegno
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