Non profit

Nuova sede, nuove sfide: quest’anno abio diventa grande

Quello che si apre per la Fondazione Abio Italia è un anno di transizione. Da poco più di un mese ha una nuova sede, dopo aver lasciato quella storica...

di Antonietta Nembri

Quello che si apre per la Fondazione Abio Italia è un anno di transizione. Da poco più di un mese ha una nuova sede, dopo aver lasciato quella storica dell?Abio di Milano. Un modo per segnare il diventare grande di questa realtà di secondo livello che si è assunta il compito di coordinare e promuovere le 55 sedi locali dell?organizzazione. Con Regina Sironi, segretario generale della fondazione, cerchiamo di andare oltre il bilancio recentemente approvato che riguarda solo la struttura di coordinamento e non tutte le Abio locali, che sono realtà autonome con un loro bilancio.

Da un paio di anni viene proposta una giornata nazionale: «A essa abbiamo dedicato una voce ad hoc nel documento contabile, anche se centralmente abbiamo speso 80mila euro per ricavarne 88mila. Verrebbe da chiedersi perché l?abbiamo fatta», fa osservare Regina Sironi. «Rispondo: abbiamo scelto che tutto il ?guadagno? della giornata restasse alle sedi locali che hanno messo in cassa una media di 1.500 euro, fondi necessari per la formazione, per noi il costo vero e importante». Tra il personale della fondazione – in totale sette persone – ben due sono formatori. «Formatori di territorio», precisa il segretario generale. «Quando apriamo una nuova Abio, come stiamo facendo ora con la sede di Sciacca, c?è un reclutamento in zona dei volontari, però il personale che si occupa della formazione è il nostro perché vogliamo che la preparazione dei volontari sia uguale per tutto il territorio, così da avere uno stesso stile».

Un metodo nato dalla storia stessa dell?associazione, dagli anni in cui aprivano tante sedi contemporaneamente, poi alcune non riuscivano a continuare. «Per questo preferiamo aspettare qualche mese prima di dare l?autonomia, fare un secondo corso di formazione una volta che si è consolidato il gruppetto fondatore e che la cosa funziona». L?apertura delle nuove sedi rientra sia nel capitolo più cospicuo del bilancio, quello sui progetti che prevede donazioni agli ospedali per arredi di sale giochi e reparti pediatrici, sia in quello delle spese generali.

La Fondazione Abio Italia ha un forte sostegno da parte delle aziende, che alimentano l?80% delle donazioni soprattutto per progetti a livello regionale e nazionale. «Dai privati non arriva molto, forse perché le nostre campagne sono soft, ma noi non vogliamo usare immagini forti. Abbiamo mantenuto un certo stile che ci porta a non mettere salvadanai nei reparti e a non accettare nulla dai genitori negli ospedali. Per noi il concetto della gratuità è fondamentale, non vogliamo che qualcuno pensi di poter ripagare il tempo. È un tempo donato e tale deve restare», dice Regina Sironi. «Le singole Abio vivono della raccolta fondi fatta tra le persone: hanno la quota associativa dei volontari e le piccole offerte fatte da chi li ha conosciuti e apprezzati per il loro impegno». Uno degli obiettivi del 2007 è rivisitare la Carta dei diritti del bambino ricoverato, la cosiddetta Carta di Each (European association for children in hospital) che in Italia non ha ancora avuto piena applicazione.

Fondazione Abio Italia onlus
via Don Gervasini 33- 20153 Milano
tel. 02.45497494 – www.abio.org


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