Non profit
Nucleare, scelta di quorum
Il governo affossa il piano per le nuove centrali, è polemica
Brusca retromarcia del governo sul programma di rilancio delle centrali nucleari. Il consiglio dei ministri cancella le norme per la realizzazione degli impianti, ben più dunque di una semplice moratoria. A rischio dunque il referendum, che si renderebbe superfluo, e anche il quorum per la partecipazione popolare agli altri quesiti, tra cui l’acqua pubblica e il legittimo impedimento. Di qui polemiche e accuse. I giornali raccontano tutto con abbondanza di dettagli e di commenti.
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- SECONDE GENERAZIONI
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“Il governo rinuncia al nucleare” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che nel sommario chiarisce: “Le decisione dovrebbe far cadere il referendum, è polemica”. Sotto il titolo parte il commento di Sergio Rizzo: “Perché nessuno si straccia le vesti”. Ecco l’analisi del giornalista del CORRIERE: “ Sulle centrali di vecchia generazione è stato giustamente acceso un faro: e non potrebbe essere diversamente. Ma tutto questo sta avvenendo sulla base di analisi e considerazioni tecniche sulle quali si discute e si discuterà ancora a lungo. La scelta italiana invece appare dettata unicamente da motivazioni di carattere politico. Per giunta di breve respiro. Tanto da far sorgere il sospetto che anche nel rilancio del nucleare (ricordiamo che era stato uno dei cavalli di battaglia del centrodestra alle ultime elezioni politiche) l’aspetto veramente importante fosse il possibile dividendo politico. “ E così conclude: “Chiuso ora mestamente per la seconda volta il capitolo nucleare, resta un’incognita. Che costo ha avuto finora, e avrà nei prossimi anni, questa decisione? Qualcuno al governo si è posto la domanda? E soprattutto, ha una risposta?”. Ma torniamo alla notizia, raccontata in apertura di pagina 2 da Alessandra Arachi: “Un emendamento a sorpresa al cosiddetto decreto «Omnibus» in discussione in Senato. E le centrali nucleari sono sparite dalla geografia dell’Italia. Almeno per adesso. Con molta probabilità, intanto, dovrebbe essere cancellato il referendum sul nucleare previsto per giugno. E su questo le polemiche sono arrivate, a valanga: le opposizioni non hanno esitato a pensare che l’emendamento sia stato un trucco del governo per far fallire anche gli altri due quesiti referendari, quello sul legittimo impedimento in testa. I sondaggi di questi giorni indicavano che il nucleare avrebbe trascinato oltre il quorum anche gli altri referendum e hanno preoccupato non poco Palazzo Chigi. È successo ieri, verso l’ora di pranzo. A Palazzo Madama si stava per chiudere la seduta del mattino e l’emendamento del governo è arrivato a corredo dell’articolo 5 del decreto, quello che, subito dopo la tragedia del Giappone, aveva già previsto una moratoria di un anno sul nucleare. L’emendamento nuovo dovrebbe invece mettere sul nucleare una pietra sopra, per sempre. «E adesso è importante andare avanti e guardare al futuro impiegando le migliori tecnologie disponibili sul mercato per la produzione di energia pulita» , si è affrettato a dichiarare ieri Paolo Romani, titolare del dicastero dello Sviluppo economico che è l’autore dell’emendamento, mentre Stefania Prestigiacomo, ministro per l’Ambiente, ha preferito ribadire: «La ricerca sul nucleare va avanti comunque, indipendentemente dalle scelte del Paese» . Le opposizioni hanno schiumato rabbia. In testa Antonio di Pietro, leader dell’Idv, il partito che ha presentato il testo sul referendum: «È un golpe» , ha tuonato. E poi spiegato: «Se il governo avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si posticipa soltanto l’individuazione delle località in cui realizzare le centrali. E si vuole far fallire la partita referendaria» .” Ma che succederà ai referendum? Lo spiega, a pagina 3, un altro pezzo siglato dalla Arachi: “Abolizione del voto o quesito «ristretto». Ultima parola ai giudici”. La decisione finale infatti spetta alla Cassazione. Che dovrà in sostanza valutare se il decreto governativo che abroga le norme sul nucleare è tale da rendere del tutto superfluo il referendum oppure no. Un verdetto non scontato, ma assai probabile.
Anche LA REPUBBLICA mette in primo piano la decisione dell’esecutivo: “Il governo cancella il nucleare” ma richiama, nel sommario, il timore che dietro ci sia un bluff: “Cambia la legge, stop alle centrali. L’opposizione: sabotaggio dei referendum”. Un emendamento al decreto omnibus in discussione al Senato è stato sufficiente per far dietrofront: ora il governo ha deciso di concentrarsi sulle energie rinnovabili, con una nuova strategia di politica energetica tutta da definire. «Con l’emendamento» dice una nota di Palazzo Chigi, «viene affidato al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova strategia energetica nazionale che terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Ue». Sarebbe già pronta una bozza di un provvedimento che incentiva il fotovoltaico: 7 miliardi all’anno e un obiettivo di 23mila megawatt (il 25% del fabbisogno italiano) entro il 2016. Nel suo retroscena Francesco Bei spiega che il cambio di opinione da parte del governo deriva dalla volontà di evitare il referendum: il nucleare, sul quale l’opinione pubblica è molto attenta, avrebbe trainato il voto sugli altri due quesiti, legittimo impedimento e privatizzazione dell’acqua. Dunque si profilava una sconfitta triplice… A determinare la svolta sarebbe stato Tremonti. Le opposizioni esultano ma non si fidano. Fra le dichiarazioni, da sottolineare quella del ministro Romani: «il referendum avrebbe introdotto nel nostro dibattito degli elementi irrazionali, emotivi, delle chiusure ideologiche di cui non sentiamo davvero il bisogno». Un capolavoro. Di «incauta megalomania sviluppista del governo in carica» parla Giovanni Valentini che, nel suo commento (“I professionisti del trucco”), sviluppa l’ipotesi di una scelta energetica dettata solo da esigenze di consenso analizzandone però le conseguenze: il dietrofront è «l’ammissione esplicita di una sconfitta annunciata. Una fuga dalle responsabilità. Una dichiarazione di impotenza programmatica. Ma soprattutto è la più smaccata e plateale rinuncia a governare un processo di crescita economica e sociale, in una prospettiva responsabile di sostenibilità».
“Centrali nucleari, abbiamo scherzato” con questo titolo sferzante IL GIORNALE con la penna di Macioce scrive: «Se ne riparlerà nel 2020, ma la ritirata, anche se probabilmente tattica, è un errore. Si sposta la torre, si cerca l’arrocco. Un voto contrario degli italiani sulle centrali sarebbe stata una pietra tombale. Un giorno qualcun altro ci verrà a dire che l’opzione nucleare resta la più sicura e la più economica. C’è quella frase “si terrà conto delle indicazioni stabilite dalla Ue” che tiene aperto lo spiraglio e che significa che a settembre l’Europa potrebbe dirci che le centrali le possiamo e le dobbiamo fare». Franco Battaglia scrive: «Dobbiamo renderci conto che non è possibile rinunciare al nucleare. Chi dice che lo sia, mente spudoratamente. Certamente non può rinunciarvi il mondo che ha reattori nucleari in casa. Essi danno ai 30 Paesi del mondo, almeno un quarto dell’energia elettrica che loro serve. Non può rinunciarvi l’Europa, ove il nucleare è la prima fonte di energia elettrica. Non possiamo rinunciarvi noi che dell’energia ne abbiamo fatto un bene da importazione. Lo facciamo da vent’anni: un quarto del parco nucleare francese lo abbiamo pagato noi. Le rinnovabili sono la più colossale delle frodi se il fabbisogno metrico italiano cresce del 2% l’anno, il fabbisogno raddoppierà fra 23 anni. Questo significa che fra 35 anni il nostro Paese avrà bisogno de doppio degli attuali impianti idroelettrici, a gas, a carbone e significa pure che gli attuali impianti nucleari d’oltralpe dovranno raddoppiare. Ecco penso che il ministro Tremonti abbiamo abbastanza spunti di riflessione».
“La fuga radioattiva”, titola IL MANIFESTO e un Berlusconi in tuta antiradiazioni la vignetta con cui il quotidiano apre sulla retromarcia del governo sul programma nucleare. “Una mossa per recuperare consensi ed evitare il successo del referendum”, è la chiave di lettura nel sommario di copertina. “Lo stop alle centrali è una vittoria degli ambientalisti che però temono il bluff: «vogliono far fallire il voto del 12-13 giugno». Un trucco anti-quorum che penalizza anche i quesiti su acqua pubblica e legittimo impedimento”. A rafforzare il messaggio, chiaro, sui retrosignificati della scelta di ieri del Governo, l’editoriale di Ugo Mattei che si intitola “Attenti alla trappola” e il pezzo a pagina 2-3 che rincara la dose: “No nuke: prima vittoria tra astuzie e trappole”. In appoggio, un articolo sull’altro versante della sfida energetica, ovvero il fronte delle rinnovabili: si dà notizia dell’incontro stato-regioni di oggi, la proposta di Tremonti di finanziare fotovoltaico ed eolico attraverso l’emissione di eurobond, e lo sciopero proclamato per oggi dai lavoratori settore, preoccupati per il “taglio sostanziale degli incentivi confermato nel decreto che viene presentato oggi nell’incontro stato-regioni”. C’è spazio anche per una punzecchiatura, firmata dal fisico Giorgio Ferrari, a Umberto Veronesi, a capo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, nata e subito congelata dopo l’incidente di Fukushima. La domanda è chiara: l’Agenzia ora vivacchierà senza far nulla, oppure proverà ad affrontare il problema, che si trascina da anni, dei rifiuti del “passato nucleare italiano” e del combustibile irraggiato? La provocazione: “E per favore non diteci che non potevate operare prima perché non avevate una sede, perché queste cose si potevano decidere anche seduti al bar”.
“Lo stop del Governo sul nucleare”. IL SOLE 24 ORE, da sempre fautore del ritorno all’atomo, dedica l’apertura alla questione. Con un editoriale di Federico Rendina dal titolo eloquente “Un Paese senza politica energetica”: «Politica energetica cercasi disperatamente, e molto disordinatamente. Fino a ieri il nucleare era una meta sicura, in nome di un mea culpa politico ma anche tecnologico da tributare ad un referendum (quello del 1987) sciagurato. Oggi è una meta da abbandonare o quantomeno sospendere per scelta di Governo, in nome di un sentimento popolare nato con Fukushima esattamente com’era nato allora, con Chernobyl. Opportunismi forse comprensibili, prudenze politiche che ben si spiegano con una nuova consultazione elettorale alle porte, e non solo con i più che doverosi interrogativi su un disastro nato in un Paese citato dai nostri paladini del nucleare come un esempio quasi universale di sicurezza nell’uso dell’atomo. Dibattito scientifico? Rigore programmatico? Siamo in Italia signori. Il Paese della politica energetica che, semplicemente, non c’è».
Al nucleare ITALIA OGGI dedica “Il punto” di Sergio Soave intitolato “Dopo la rinuncia al nucleare tutto diventa più difficile”. Scrive Soave: «La decisione del governo…ha un effetto psicologico pericoloso, perché sembra una resa nell’iniziativa per far uscire l’Italia dalla condizione di subalternità energetica che, oltre tutto, è una delle cause della lentezza della crescita per via dei costi superiori che impone alla produzione ed è un fattore distorsivo anche delle relazioni internazionali, che ci obbligano a una relazione privilegiata con i paesi fornitori di idrocarburi». E ancora: «La sensazione di impotenza di fronte a problemi insormontabili, colpisce il governo, ma riguarda tutte le prospettive del paese, indipendentemente da chi ha la responsabilità di guidarlo».
“La gelata atomica” strilla AVVENIRE e dedica la pagina 9 ai commenti del dietrofront del Governo sul nucleare, una decisione che potrebbe far saltare il referendum. «L’opposizione – scrive Luca Liverani – si divide tra chi esulta e chi teme uno stop strategico. In molti, da Di Pietro a D’Alema, accusano Berlusconi di aver voluto cancellare il referendum sull’atomo solo perché avrebbe influito sulle amministrative e sull’altro referendum contro il legittimo impedimento… Fonti della maggioranza raccontano che il premier vorrebbe incassare alle amministrative i voti degli anti-nuclearisti di entrambe gli schieramenti. E soprattutto punta a disinnescare la “mina” referendum: sull’onda emotiva di Fukushima, i sondaggi dicono che si arriverebbe facilmente al quorum, anche sul quesito del legittimo impedimento… Se il referendum si terrà o no, lo dovrà decidere l’ufficio centrale della Cassazione. Ma per Antonio Di Pietro l’obiettivo del governo è chiaro: “Affossare il referendum di giugno – dice il leader dell’Idv – perché sanno benissimo che il voto sul nucleare trascinerà con sé quello sul legittimo impedimento”». Per Bersani «il governo scappa dalle sue stesse decisioni. Per noi è positivo, ma non è abbastanza chiaro che vuole scappare dal confronto con l’opinione pubblica». Più caustico Vendola, che attacca: «Berlusconi cancella la sua rivoluzione nuclearista sperando di preservare la sua porcata del legittimo impedimento e il suo affare della privatizzazione dell’acqua». Oltre a una mappa delle 27 centrali nucleari vicine all’Italia, nel raggio di 200 chilometri dai confini AVVENIRE pubblica anche l’intervista intitolata “Una pietra tombale sull’atomo” all’economista ed ex ministro Alberto Clò. Per Clò, che ama definirsi “nuclearista non fazioso”, è stato «cancellato un programma nato male. Per ripartire seriamente serviva un accordo bipartisan tra le forze politiche e un reale consenso sociale».
LA STAMPA apre a tutta pagina con “Nucleare, stop a nuove centrali”. L’editoriale è di Marcello Sorgi “Il premier si toglie un peso” «Non capita molto spesso che Berlusconi e Bersani possano brindare insieme, ma stavolta invece sì. La decisione del governo di cancellare i piani per il nucleare, pur salvando l’Agenzia preposta al settore per non dare la sensazione di una completa (e prematura) smobilitazione, annulla di fatto il referendum promosso in materia da Di Pietro e dagli ambientalisti. Anche se sarà la Corte di Cassazione a doversi pronunciare per sospendere materialmente la consultazione, la delusione dei promotori, accompagnata dalla moderata soddisfazione del Pd e dal silenzio governativo (è sempre spiacevole dover ammettere di esser tornati sui propri passi), lasciavano intendere già ieri che la sorte del referendum è segnata. E con quello del voto sul nucleare, probabilmente, anche il destino degli altri due, sul legittimo impedimento e sulla privatizzazione dei servizi di distribuzione dell’acqua». E sottolinea l’editorialista «Specie dopo l’incidente di Fukushima, dovuto al terremoto in Giappone, era sicuro che il referendum sul nucleare avrebbe fatto da traino agli altri due, uno dei quali, avendo al suo centro il legittimo impedimento, legge già depotenziata dalla Corte Costituzionale, e in scadenza ad ottobre, era stato proposto con l’intento di trasformarlo in una sorta di giudizio popolare su Berlusconi e sui suoi attacchi ai giudici. In questo senso si può dire che il Cavaliere, già oberato dalla campagna elettorale per le amministrative e dalla ripresa dei processi di Milano, ha preferito non correre ulteriori rischi». E mentre Carlo Bertini ripercorre la cronaca de “La retromarcia del governo sul nucleare” Amedeo La Mattina approfondisce il tasto della scelta berlusconiana introdotta da Sorgi. “Il blitz deciso dopo un sondaggio e la paura di favorire il quorum” è il titolo. Due i commenti intervista a cura di Luigi Grassia. Da una parte il nuclearista Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che sostiene «una fantasia credere che bastino le rinnovabili” dall’altra Giovanni Battista Zorzoli già nel cda di Enel e presidente di Ises Italia che invece sottolinea «è finita, ma sono stati spesi tanti soldi inutili».
E inoltre sui giornali di oggi:
LIBIA
LA REPUBBLICA – Due pagine per fare il punto su Lampedusa. Ieri un solo barcone ha trasportato 760 persone, di cui 63 donne e 7 bambini (dall’inizio dell’anno sono in tutto 29mila). Molto bello il racconto di Attilio Bolzoni: «Toccano terra e scoprono di essere vivi. Uno s’inginocchia e prega il suo Dio. A Lampedusa sbarca in massa un’umanità africana, la carne da macello di Gheddafi per i suoi ricatti…. La più incredula di tutti loro forse è Vivian, che quando l’isola frontiera era ancora all’orizzonte ha cominciato a tremare e urlare dal dolore perché lì, su quel legno fradicio, stava per partorire». La bambina è nata in ospedale, alle 16.01: «Lampedusa ha un’altra figlia».
UNGHERIA
CORRIERE DELLA SERA – Bel pezzo, inquietante, di Giorgio Pressburger a pagina 21: “Quei fantasmi dell’intolleranza che si alzano dalla mia Ungheria”. Scrive Pressburger: “Chi, come me, in questi Paesi, ha visto la propria famiglia sterminata dai nazisti tedeschi e anche da quelli casalinghi, a sentire il vocìo di questi fantasmi, non può restare indifferente. Le sfilate di guardie nazionaliste, le mezze frasi antisemite buttate lì mettono paura. C’è un partito che ha il 18%dei voti, che basa i suoi programmi su atteggiamenti di questo tipo. Un mio amico ha preferito trasferirsi a Berlino. Un altro in Israele. Nei Paesi dell’Europa centrale questi fantasmi si infilano dappertutto nelle case, come i famosi «Poltergeist» , delle favole e dei film d’orrore. E ora nella civilissima Ungheria, nel Paese di dieci milioni di abitanti che può annoverare dieci premi Nobel tra scienziati e scrittori, che ha dato i natali all’inventore dei computer, ai più grandi musicisti del secolo passato come Liszt, Bartòk o Ligeti o Kurtàg, a insigni psichiatri e medici, nelle pieghe della nuova Costituzione varata in questi giorni dal Parlamento con i due terzi dei voti, si insinuano le figure di questi fantasmi. La costituzione abolisce il nome di Repubblica Ungherese e conferisce quello di Paese Magiaro. (Magyarorszàg). Questo forse per ammonire certe minoranze tra le quali zingari e ebrei? Quella Costituzione è stata varata e progettata da un solo partito di nome Fidesz. La sinistra si è ritirata dall’aula, al momento della votazione”.
BIOETICA
AVVENIRE – Richiamo in prima (“Fine vita, frenatori in campo”) e servizi a pagina 14 sulla legge per le “Dat” che rischia di slittare a Montecitorio. Inevitabilmente si innesca un caso politico: Il Pd è contrario a discuterlo “sotto elezioni”, il ministro Sacconi avverte:“Il Governo non abdichi” e il sottosegretario Roccella sostiene che “Ogni pretesto è buono per bloccare la legge”.
SECONDE GENERAZIONI
IL SOLE 24 ORE – “È dalle donne come Jamila che dipende l’integrazione”. Scrive Karima Moual: «queste ragazze stanno cambiando il mondo dell’immigrazione. È con loro che si gioca la vera integrazione, che consiste nel formare nuove identità integrando tradizioni lontane con usi e costumi occidentali. “È da un anno che sono scappata di casa – dice Susanna – inizialmente mio padre sembrava volermi uccidere per questa mia scelta, ma pian piano si è ammorbidito, mi vuole bene e il tempo servirà a fargli cambiare idea e a mettere prima il volermi bene che l’onore e le tradizioni”. Il tempo. Questa è la parola giusta. Il tempo perché anche i genitori possano trasformarsi insieme ai figli e accettare il fatto che il prezzo per il passo avanti dall’immigrazione all’integrazione è anche questo. E il tempo sembra essere arrivato».
LAVORO
AVVENIRE – Nell’inserto “Lavoro” l’inchiesta “le due facce della crisi”. I dati 2008-2010 rivelano che gli italiani perdono un milione di posti e gli stranieri ne guadagnano 600mila. In 5 anni gli immigrati regolari sono raddoppiati tra operai, pizzaioli, braccianti e camionisti ma sono in aumento anche gli imprenditori.
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