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Nucleare, la grande paura

Il disastro giapponese preoccupa i governi europei

di Franco Bomprezzi

Il disastro in Giappone continua a monopolizzare le prime pagine dei giornali. Dopo il dolore per le vittime e i danni provocati da terremoto e tsunami l’attenzione è concentrata soprattutto sul pericolo nucleare. Si cerca di evitare la fusione in una centrale in avaria. E intanto in Europa si torna a discutere sui pro e i contro dell’energia nucleare. La Germania ferma i suoi piani. L’Italia, per il momento, no.

“Tokyo invoca aiuto per i reattori” è il titolo in prima del CORRIERE DELLA SERA sotto una foto di alta tensione drammatica: una ragazza piange disperata tra le macerie di Natori. Molte le pagine dedicate al racconto del disastro. In prima l’editoriale di Massimo Nava: “La via francese”: “Non è letteratura apocalittica – scrive Nava – interrogarsi sul senso di tutto o constatare come in ogni cittadino, a qualsiasi latitudine, le certezze scientifiche e la fiducia nel progresso abbiano subito una scossa sismica. E’ questa scossa, emotiva fin che si vuole, che ha aperto anche in Francia, uno dei Paesi di più collaudata tradizione nucleare, con ben 58 reattori, il dibattito sulla sicurezza, sul rapporto fra impianti e territorio (nonostante il basso rischio sismico) e sull’anzianità delle centrali”. Alle pagine 2 e 3 il reportage di Giusi Fasano: “La grande fuga disperata dalla nube di Fukushima”. Lorenzo Salvia a pagina 6: “In corsia tra i contaminati. «Dateci donatori»”, dove si racconta della difficoltà di trovare midollo spinale per i casi gravi. E alle pagine 8 e 9 le reazioni in Europa. “Ora la Germania frena sul nucleare” scrive Luigi Offeddu da Bruxelles. E Danilo Taino da Berlino annota: “Anche per Angela un punto di svolta”. La Merkel, nuclearista convinta, di fronte al rischio giapponese, ora ha deciso di sospendere per tre mesi il prolungamento di 12 anni, appena deciso, della vita dei 17 reattori tedeschi: “La flessibile signora Merkel l’ha capito immediatamente dopo Fukushima, il nucleare è di nuovo un’industria in crisi”. Sergio Rizzo conferma l’imbarazzo crescente anche in Italia: “Referendum sulle centrali. Il governo preoccupato”.

“Giappone sull’orlo del disastro nucleare”: il disastro nipponico ancora sulla prima de LA REPUBBLICA che nel sommario sintetizza: “A Fukushima esplode un altro reattore. La nube verso Tokyo. Chiesto aiuto agli Usa”. Riferisce Daniele Mastrogiacomo da Fukushima: ieri la nuova esplosione alla centrale. Impressionante incubo svoltosi davanti alle telecamere: erano le 6 locali (le 22 in Italia) quando l’esplosione ha rilanciato il timore di contaminazioni ulteriori, registrate poi (al largo di Sendai 17 marines di una portaerei americana sono stati raggiunti dalle radiazioni) . Da parte della prefettura di Fukushima e dei tecnici della Tepco, che gestisce due centrali, si è tentato di ridimensionare la gravità. Sei soldati e un ingegnere civile sono rimasti uccisi dall’esplosione. «La Natura si accanisce ancora sul Giappone e sul suo popolo», scrive l’inviato, «Si prevede che ci sarà una scossa del nono grado entro domani, identica al mostro che ha messo in ginocchio il Giappone venerdì scorso. È un annuncio ufficiale: la danno con una certezza del 70 per cento». In Europa intanto le reazioni cominciano: la Germania ferma i vecchi impianti con una moratoria di tre mesi del prolungamento della vita operativa delle centrali atomiche e riesame severo di ogni aspetto legato alla sicurezza («nel dubbio per la sicurezza», ha detto la Merkel). La Svizzera ha sospeso la procedura di autorizzazione a costruire nuovi impianti. L’Austria chiede nuovi controlli su tutti i 143 reattori del vecchio continente. Il Belgio annuncia una riflessione. L’Italia invece va avanti. L’economista Jeremy Rifkin avverte: «È uno tsunami energetico. L’onda d’urto prodotta dal disastro giapponese ha reso evidente a tutti la follia della scelta nucleare». «Invece di scegliere la strada dell’energia pulita, si è scelta una via pericolosa pensando di cavarsela con soluzioni ingegneristiche: moltiplicare i controlli, aumentare le difese, raddoppiare le misure di sicurezza. Non è bastato perché ci può sempre essere un imprevisto». Quanto alle centrali francesi che l’Italia intende comprare: «Ma se sono state criticate persino da Roussely, l’ex presidente dell’Edf che nel suo rapporto al presidente Sarkozy, ha denunciato il danno d’immagine per il sistema nucleare francese prodotto proprio da questi impianti. E poi non risolvono il problema delle scorie». Sempre in tema di economia, il Giappone comincia a contare i danni: ricostruire costerà 180 miliardi di dollari, pari al 3% del Pil. La Borsa di Tokyo continua a perdere. Per sostituire l’energia che mancherà, il Giappone dovrà importare almeno 400mila barili di petrolio in più al giorno, con un effetto sui prezzi. L’analisi, infine, di Giovanni Valentini: “Il dilemma atomico della piccola Italia”. Mentre dagli Usa all’India, si propaga «l’obbligo morale di una riflessione più attenta e approfondita o di un generale ripensamento», l’Italia va controcorrente: «Sorprende e sconcerta che sia proprio il titolare dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a rompere la consegna della cautela e della responsabilità proclamando in tono quasi di sfida che “la linea italiana rispetto al programma chiaramente non cambia”. Chiaramente…». «Tra tre mesi non voteremo per il centrodestra o per il centrosinistra né per il terzo polo. Voteremo per il nostro futuro, per il nostro sviluppo, per la sicurezza nostra e dei nostri figli e nipoti».

Per IL GIORNALE non si tratta delle notizia del giorno. Al Giappone viene riservato il taglio centrale della prima pagina, gli approfondimenti sono a pagina 14 e 15. Il titolo in prima è «La paura non deve fermare il nucleare», scrive nel suo commento Paolo Del Debbio: «Quel che è successo nelle centrali nucleari in Giappone non è da prendere sottogamba. Ovvio. Quello che è successo in Giappone non può autorizzarci a ritirarci dai progetti nucleari. Altrettanto ovvio. Almeno per noi». Secondo Del Debbio «Sarebbe un errore lasciarsi sopraffare dall’ansia e dall’emotività di fronte alla catastrofe nipponica. Dopo il referendum del 1987, una seconda marcia indietro ci costerebbe caro in termini di energia. L’incidente è dovuto alla tenuta dell’edificio e all’impianto elettrico». Mentre l’analisi di Claudio Borghi spiega «perché i disastri danno una spinta all’economia». Scrive Borghi: «Controllare il portafoglio quando si contano i morti è un’azione che può sembrare odiosa, purtroppo però in ogni catastrofe naturale oltre al bilancio delle vittime c’è quello, più freddo dei danni». Si nota che «i primi contraccolpi della Borsa sono stati negativi: ieri Tokyo ha chiuso con un ribasso del 6,18%».

“Il sole nero”. Così titola IL MANIFESTO a sfondare sulla fotografia delle rovine di Natori con in primo piano una donna piangente. L’immagine occupa tre quarti della prima pagina, all’interno sono quattro le pagine dedicate (dalla 2 alla 5). Il sommario riassume i temi che vengono trattati nelle pagine interne: «Esplodono altri due reattori, fondono le barre di uranio. L’emergenza nucleare in Giappone rischia di essere più devastante del terremoto e dello tsunami. Tokyo prova a minimizzare ma chiede l’aiuto degli Usa, il disastro classificato al livello 6, appena sotto quello di Chernobyl. Stop a nuove centrali in Svizzera, la Germania chiude le tre più vecchie. Solo Italia e Francia insistono. Il ministro Prestigiacomo: “Nessun passo indietro”. L’unica speranza è bloccarli con il referendum». Sempre in prima un corsivo di Alessandro Robecchi che scrive sotto il titolo “Nucleare e zitti” : «Lezioncina numero uno del portavox di papi. Per dire che gli orientali hanno paura in modo più elegante di noi. C’è il terremoto e non piangono nemmeno. Mica come voi stronzi che a L’Aquila avete fatto il diavolo a quattro. Insomma: più eleganti! più calmi! Ricordatevelo quando vi faranno una centrale nucleare sotto il culo. E soprattutto quando arriverà la banda Bertolaso ad aggiustarla». Sempre in prima la vignetta di Vauro “Nucleare anche in Italia – Il governo non si arrende” e nella caricatura si vede un Berlusconi stile soldato giapponese della seconda guerra mondiale che invece del sol levante sulla fascia in fronte riporta il simbolo del nucleare “L’ultimo giapponese”. Le pagine 4 e 5 in particolare sono dedicate alle reazioni internazionali e si apre con il titolo “Reazione a catena”. «Il disastro di Fukushima arriva subito a Berlino. Si squaglia il governo nucleare di Angela Merkel, chiuderà subito la centrale di Neckarwertsheim. E intanto “pausa di riflessione” sugli altri reattori». Nelle due pagine gli altri titoli sono dedicati alla Francia “L’opposizione alza la testa, governo preoccupato e incerto” e all’Italia «Ambientalisti in rivolta: “Veronesi si dimetta”», mentre oggi al Senato arriva il Ddl: «l’alluvionata Vercelli tra i siti nucleari». Sul tema inoltre Marcello Cini scrive un articolo che iniziato in prima finisce proprio a pagina 5: “Se non ora quando?”. «(…) Di ora in ora cresce l’allarme. Sull’onda della tragedia giapponese, la paura del nucleare scuote il mondo. Persino negli Stati uniti, dove dopo quarant’anni di stasi il presidente Obama aveva prospettato un anno fa lo stanziamento di 36 miliardi di dollari in prestiti per costruire nuove centrali, l’esplosione nella centrale di Fukushima (sono 23 le centrali in funzione con lo stesso tipo di impianto) sta provocando una marcia indietro. (…) In Europa, la cancelliera Angela Merkel ha deciso di sospendere il prolungamento del ciclo di vita operativo dei 16 reattori atomici civili ancora attivi in Germania, la Svizzera ha bloccato la procedura di domanda di autorizzazione alla costruzione di tre nuovi siti, l’Austria chiede un riesame a livello europeo. (…)» e dopo aver ricordato la riunione prevista oggi a Bruxelles continua: «Lo scenario di un addio al nucleare e di una conversione il più veloce possibile della produzione energetica nel Vecchio continente, dall’atomo alle energie rinnovabili, sembra diventare sempre più realtà. Soltanto i nostri eroi, sprezzanti del pericolo, tengono duro (…)» e conclude: «I sondaggi già dicono che non vogliono il nucleare nella propria regione. Scendano in piazza per fermare la cricca che punta sul nucleare come a un altro ricco osso da spolpare. Anche in questo caso, se non ora quando?».

“Rischi nucleare, Tokyo chiede aiuto”. IL SOLE 24 ORE non schiaccia l’acceleratore sull’allarmismo, in prima pagina, con una grande foto sulla borsa di Tokyo. A pagina 5 le reazioni nel mondo “Primi stop al nucleare. Berlino congela i piani”. Con una mappa del nucleare del mondo (centrali attive, in costruzione, in smantellamento). «Brividi e ripensamenti, o quanto meno moratorie. Il “dopo”, legato alla reale entità del danno nucleare giapponese, non è ancora definito. Ma le barre roventi di Fukushima stanno già scardinando i difficili equilibri del nucleare mondiale. Tremano i grandi attori industriali che già contavano sulle commesse per quello che già veniva considerato il rinascimento dell’atomo elettrico: Cina, India, perfino gli Emirati. Traballano le scelte strategiche che già faticavano a consolidarsi: i nuovi impegni americani, la sostituzione delle centrali britanniche, le dismissioni nucleari programmate e poi cancellate (ora con ulteriore ripensamento) dai tedeschi. E poi noi italiani, con il programma neo-atomico fortemente voluto dal Governo Berlusconi e propiziato da un buon entusiasmo industriale. Macchine indietro? Si deciderà. Macchine in frenata, per ora».

ITALIA OGGI dedica alla crisi nucleare nipponica un articolo di Giampiero Di Santo “Sindrome Giapponese per l’Italia”. «È un incubo che spaventa il mondo intero. La possibile fusione del nocciolo di uno dei reattori (il numero due) della centrale nucleare giapponese di Fukushima, ieri squassata da due violente esplosioni, convince la Germania a rinviare di tre mesi la moratoria che avrebbe ritardato lo spegnimento di alcune centrali nucleari, la Svizzera a bloccare le autorizzazioni per la costruzione di nuovi impianti e l’Austria a chiedere un ripensamento della strategia nucleare dell’Europa». L’Italia invece «si avvia verso il referendum proposto tra l’altro dall’Idv di Antonio Di Pietro, sembra decisa ad andare avanti. Almeno così hanno affermato i ministri dell’ambiente e della pubblica amministrazione, Stefania Prestigiacomo e Renato Brunetta, che in proposito sono stati netti: “La linea del governo rispetto al programma nucleare non cambia”, ha detto Prestigiacomo. “È ancora fresco il ricordo del referendum popolare che, dopo il disastro di Chernobyl, bocciò l’opzione nucleare civile in Italia. Una scelta sciagurata determinata da una fortissima emotività. Ora la situazione è diversa, ci sono centrali avanzate con requisiti di sicurezza superiori”». Il giornalista spiega che «anche il presidente dell’Agenzia italiana per la sicurezza nucleare, Umberto Veronesi, ha sostenuto che le centrali sono ormai sicure, spalleggiato da uno dei componenti del collegio dell’Agenzia, Marco Ricotti, secondo il quale «non è successo nulla e questa non è una nuova Chernobyl».   

“Lo spettro atomico” è il titolo di apertura che AVVENIRE dedica all’emergenza in Giappone. I servizi interni da pagine 3 a pagina 9 parlano dal paese in ginocchio. Si comincia con il reportage da Tokyo il quinto giorno dopo il sisma: «il Paese, a cui il premier Kan ha chiesto di reagire, lo fa a modo suo: concreto ma discreto. Con quell’insieme di costrizione sociale e di orgoglio di corpo che da sempre sottolinea l’unicità dei giapponesi. E la loro compattezza, che per manifestarsi non ha bisogno di confronti con l’esterno».  A pagina 5 c’è un’intervista a Maurizio Martellini, docente di fisica teorica all’Università dell’Insubria e segretario generale del Landau Network-Centro Volta che avverte: “C’è il rischio plutonio”. «La situazione è seria – dice – ma attualmente il pericolo per la popolazione rimane ridotto. Va scongiurata la fusione totale del nucleo, che porterebbe alla liberazione di sostanze fortemente cancerogene. Si prospetta anche uno choc energetico. Tokyo chiuderà alcune centrali e comprerà più petrolio»· La pagina 6 è dedicata all’emergenza dopo la nuova esplosione alla centrale di Fukushima, dove si teme la fusione. Dopo lo tsunami anche l’Europa si interroga sul dilemma energia. Se ne parla a pagina7. I governi europei, Berlino in testa, sono pronti a tornare sui propri passi e frenare le scelte sul nucleare («Sicurezza prima di tutto. Il terrore di un disastro nucleare in Giappone sta spingendo in queste ore molti governi a ripensare la questione», scrive da Berlino Vincenzo Savignano). Controcorrente l’Italia, con il governo che assicura: “Da noi la linea non cambia”. I pro e i contro sul nucleare sono affidati a due interviste. Nella prima Marco Ricotti, ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano e componente dell’Agenzia italiana per la sicurezza nucleare sostiene che “fermarsi sarebbe un errore”: «Ora si ragioni a mente fredda, su dati certi». Invece secondo Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’energia all’Università Bocconi “Con l’atomo gli imprevisti sono fatali”: «i fatti di Fukushima dimostrano che gestire le incertezze con i reattori è impossibile. Anche il nostro Paese ripensi alla propria politica energetica». La pagina 8 è dedicata allo “Tsunami anche in Borsa”: Tokyo ha bruciato 23.500 miliardi di yen, ma grazie al maxi sostegno della Banca centrale per 15mila miliardi di yen l’Asia resiste e “l’onda non si propaga”. E Rossella Sommariva di Azimut sottolinea in una intervista che “sui mercati prevale la fiducia nel Giappone”.

“Nucleare, ora il mondo ha paura”. Due pagine sulla “Corsa contro il tempo a Fukushima” per arginare i danni alla centrale atomica giapponese, altre due sulle reazioni negli Usa, dove c’è il rischio che arrivi la nube radioattiva e infine due pagine sulle vittime del terremoto: LA STAMPA organizza così le prime pagine dell’edizione di oggi. Negli Usa i maggiori network tv hanno dedicato approfondimenti alle possibili rotte della nube sul Pacifico che ha tenuto banco anche nel briefing della Casa Bianca. L’esplosione nella centrale di Fukushima spingono più voci del Congresso di Washington ad invocare un momento di pausa nello sviluppo dell’energia nucleare ma la Casa Bianca non pare intenzionata a fermare la costruzione degli impianti. Nel 2010 Obama ha autorizzato la costruzione di due nuovi reattori in Georgia in quella destinata ad essere la prima centrale nucleare costruita negli Usa negli ultimi trent’anni. LA STAMPA mette in prima pagina la decisione della Germania di spegnere due reattori, e in terza pagina l’Italia che «tira dritta» sul nucleare. «Il sistema è sicuro» ha detto ieri il ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo a Bruxelles, e comunque, poi, «viviamo circondati dal nucleare e se dovesse esserci un incidente non ne saremmo esclusi».

E inoltre sui giornali di oggi:

LIBIA
IL GIORNALE – «Esclusivo: Parla Gheddafi: “Italia attenta mi posso alleare con Al Qaeda”». Grande spazio in prima all’intervista di Fausto Biloslavo al colonnello. Il giornalista «è entrato nella cittadella fortificata di Bab Al Azizya per intervistare il raìs che racconta: “Dialogo con i ribelli? Non si negozia con i terroristi. La gente vuole che io faccia piazza pulita. Non ci sono governi alternativi al mio, chi ha disertato lo ha fatto solo perché ostaggio degli insorti”. E sui voltafaccia: “Chi ha applaudito i miei nemici ha messo in pericolo gli accordi sulla sua sicurezza”.

IL MANIFESTO – Un piccolo richiamo nella parte bassa della prima pagina per ricordare quanto sta accadendo in Libia con Gheddafi che continua ad avanzare verso est. A pagina 7 l’inviato da Bengasi racconta “Una rivolta tutta in salita”. Scrive Stefano Liberti dopo aver raccontato come alcuni ragazzi che non hanno mai imbracciato il fucile partecipano agli addestramenti: «(…) L’entusiasmo di questi giovani nasconde una grande paura. Le notizie che giungono dal fronte non sono per niente buone: in una settimana, le truppe lealiste di Gheddafi sono avanzate di un centinaio di chilometri. Hanno riconquistato gli importanti centri petroliferi di Ras Lanouf e Brega e lanciato alcuni raid aerei sulla città di Ajdabiya, distante appena 160 chilometri da Bengasi» e chiude con le parole di un uomo che in italiano: « (…) Guardando la bandiera rosso-verde-nera che sventola sul palazzo, non ha dubbi: “Tra pochi giorni sarà sostituita da quella verde e questi cosiddetti rivoluzionari finiranno di distruggere la Libia”».

CROCEFISSO
AVVENIRE – Dedica un richiamo in prima e la pagina 15 alla sentenza della Cassazione sul crocefisso nei luoghi pubblici. Il simbolo della cristianità secondo la Suprema Corte è l’unico che può essere ammesso e non danneggia né la libertà religiosa né la laicità. Il dispositivo conferma anche la sanzione del Csm contro il giudice di Pace del tribunale di Camerino, con la perdita del posto per essersi rifiutato di tenere udienza per la presenza del crocefisso. I magistrati hanno spiegato che per decidere diversamente, è «necessaria una scelta discrezionale del legislatore che allo stato non sussiste». E in ogni caso si dovrebbe valutare il rischio di “possibili conflitti” legati all’ipotesi di esporre riferimenti religiosi diversi rispetto a quello tradizionalmente presente nel nostro Paese».

‘NDRANGHETA A MILANO
CORRIERE DELLA SERA – “Dai pacchi della Tnt ai locali. Le mani dei boss su Milano”. Alle pagine 28 e 29 i servizi sui 35 arresti di affiliati alla ‘ndrangheta: “Il Gip: alle Regionali candidati appoggiati dai calabresi”. Ferrarella ripercorre le imprese delle famiglie di Africo e Reggio, che si dividevano gli appalti del Nord.

DISABILITA’
IL SOLE 24 ORE – La pagina di “istruzioni per l’uso” è dedicata ai permessi di lavoro per le cure di persone con disabilità a casa. «Un solo lavoratore può fare richiesta del permesso per assistere il disabile in famiglia. E il livello di parentela “si è accorciato”, rispetto a prima, al primo e secondo grado. Restano quindi esclusi bisnonni, zii e nipoti sia diretti che acquisiti. Sono questi alcuni degli effetti del collegato lavoro, la legge 183 del 4 novembre 2010 che ha fatto ordine e riformato il sistema dei benefici per i lavoratori che hanno in famiglia un soggetto con handicap grave. Le nuove norme sono in vigore dal 24 novembre 2010. Un’eccezione alla regola “dell’unico beneficiario” è prevista per i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente, per l’assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione di gravità».

SANITA’
AVVENIRE – “Protesta degli infermieri: senza di noi niente futuro” è il titolo di pagina 16 che parla di “Sanità al bivio”. Protestano fino a domenica gi infermieri con uno slogan sul taschino dei camici per far conoscere ai cittadini l’importanza di un lavoro che si ritiene non abbastanza valorizzato. Un box riporta i dati del rapporto Ocse secondo cui mancano almeno 100mila professionisti nel settore.

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