Sostenibilità

Nucleare: il conto? Lo pagano i contribuenti

di Redazione

Senza interventi pesanti dello Stato, il ritorno all’atomo non può essere un affare per i privati. Una partita complessa, con due contendenti. E una posta in gioco da 30 miliardidi Sergio Ulgiati*
IIl 18 marzo 2010 l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, ha presentato a Londra (chissà perché non a Roma o Milano?) il piano strategico dell’Enel fino al 2014. Enel è uno dei principali protagonisti del ritorno dell’atomo in Italia (fa parte, con la francese Edf, della joint venture Sviluppo nucleare Italia). Eppure, dal suo discorso, sono emerse due importanti novità: la prima, che tra gli investimenti dell’Enel «solo una quota marginale» sarà dedicata al nucleare; la seconda, che anche la collaborazione tra l’italiana Ansaldo e la francese Areva sarà un importante elemento per il ritorno del nucleare in Italia.
La marginalità dell’impegno Enel è un chiaro riflesso degli elevati costi del nucleare. Nessuna azienda si impegnerà mai su un progetto da 25-30 miliardi in un mercato mondiale dell’energia ormai liberalizzato senza ricevere dal governo sufficienti assicurazioni in merito al ritorno economico dell’investimento (tariffe remunerative del kWh, scorie a carico del settore pubblico). Il nucleare, sembra dire Fulvio Conti, è un affare per i privati solo se il conto lo pagano i contribuenti. In caso contrario, si resta alla finestra. Non a caso Moody’s, l’agenzia internazionale di rating, ha ipotizzato più volte rischi seri di declassamento per aziende che impegnino capitali così ingenti con ritorni così incerti.
L’accordo tra Enel e Edf prevede come partner strategico la francese Areva, un gigante nel monopolio dell’uranio. Enel ed Edf si impegnano a sviluppare, costruire e far entrare in esercizio almeno 4 unità di generazione con la tecnologia (sviluppata da Areva) Epr (European Pressurized water Reactor). L’obiettivo è di rendere la prima unità italiana operativa sul piano commerciale non oltre il 2020. Due sono gli Epr Areva in costruzione in Europa (e nel mondo): Olkiluoto in Finlandia e Flamanville in Francia. Per entrambi, i tempi e costi di costruzione sono già raddoppiati e numerosi problemi di sicurezza si sono già chiaramente manifestati.
Ma Areva non è l’unica compagnia in grado di fornire reattori di terza generazione. Ansaldo Nucleare da tempo collabora con la statunitense Westinghouse per la progettazione e commercializzazione di un altro tipo, l’AP1000. Ansaldo Nucleare e Westinghouse si sono dichiarati «pronti ad installare in Italia un reattore AP1000». I primi 4 reattori AP1000 sono in costruzione in Cina e Ansaldo Nucleare partecipa all’impresa.
La partita nucleare in Italia vede pertanto almeno due contendenti, ciascuno a sua volta collegato a settori del mondo industriale e del mondo politico. È evidente che la decisione finale e la gestione dell’intero affare (una torta da 30 miliardi tanto per cominciare) dipenderà da chi riuscirà ad insediarsi nelle posizioni giuste per il controllo della complessa partita.
*Univ. Parthenope, consigliere nazionale WWF Italia


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