Volontariato

Nucleare contro le mine

Messo a punto dai ricercatori del Dipartimento di fisica dell’Università di Padova, si basa sul bombardamento di neutroni che rileva l’azoto contenuto negli ordigni

di Paolo Giovannelli

L?energia nucleare impiegata per fini umanitari. Per scovare le mine antiuomo. Se gli studi oggi condotti al dipartimento di Fisica dell?università di Padova daranno i frutti sperati dal professor Giuseppe Viesti gli ordigni antipersona, disseminati in mezzo mondo, avranno le ore contate. Il professor Viesti sta lavorando, in veste di coordinatore nazionale e in collaborazione con dei colleghi dell?ateneo di Bari, al progetto Explosive Detection, in sigla Explodet: con i finanziamenti dall?Unione europea e dell?Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dal 1997, sta sviluppando una tecnologia in grado di rilevare l?azoto contenuto nell?esplosivo della mina antiuomo (che ha concentrazioni fino al 40% contro un massimo di 0,1% del terreno), grazie ad un bombardamento di neutroni. «L?azoto investito da fasci di neutroni», spiega il professor Viesti, «scatenerebbe una reazione nucleare che porterebbe ad una emissione di raggi gamma monoenergetici, rilevabili con opportune apparecchiature. E, probabilmente, avremmo trovato la mina». Le mine ?disperse? sono oltre 110 milioni. Ogni anno, ne viene piazzato un altro milione, mentre appena 100mila sono rimosse. «L?umanità non può permettersi», afferma il professor Giuseppe Nardulli del Dipartimento di fisica e del Centro interdipartimentale di ricerche sulla pace e dell?Università di Bari, «di convivere con il disastro delle mine antiuomo. È opinione di molti scienziati e tecnici interessati al problema del disarmo e del controllo degli armamenti che l?innovazione tecnologica nel campo delle tecniche di individuazione e rimozione delle mine può fornire idee e strumenti nuovi per migliorare la velocità delle operazioni di sminamento civile». La nuova tecnologia inventata dall?Infn, ancora senza un nome, sarebbe comunque da accoppiare a quelle già esistenti, come i classici metal detector che affiancano già cani e maiali addestrati. Ciò consentirebbe di diminuire drasticamente i costi dello sminamento, sproporzionalmente elevati (rimuovere una mina può costare anche 2 milioni di lire italiane) rispetto al costo di una singolo ordigno (appena 5-6mila lire).


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