Volontariato

Nubrifagio a Santa Croce, il più grande “paese dimenticato” del Molise

Un violento acquazzone si è abbattuto oggi pomeriggio sulla tendopoli di Santa Croce di Magliano, il più grosso centro abitato colpito dal terremoto. Accuse anche alla Protezione civile

di Ettore Colombo

Santa Croce di Magliano (Cb) E’ il paese ‘dimenticato’. Dove la vita continua nello stadio cittadino e su tre campi da tennis. Per 1.500 persone la casa è una tenda o, per i più fortunati, una roulotte. Per altre 2000 è invece l’automobile dove ancora troppa gente continua a dormire per non allontanarsi dalle case lesionate, oppure per semplice paura di nuove scosse di terremoto. Tutto questo a 608 metri sul livello del mare e a pochi chilometri da San Giuliano di Puglia, dove la notte, per resistere al freddo, bisogna dormire vestiti. ”Ma quello che è più grave è che, se comincia a piovere, nel campo di calcio ci saranno 380 persone che nuoteranno nel fango”, dice Carlo Rosati, un giovane di 30 anni a cui il sindaco di Santa Croce di Magliano, Giovanni Gianfelice, furibondo con i vertici della Portezione civile, della sua Regione e anche con i mezzi d’informazione (solo oggi Rai Tre ha deciso di “andare a vedere Santa Croce”) ha affidato la responsabilità della tendopoli. Neanche a dirlo – avevamo visitato Santa Croce di mattina, col sole – ed ecco che oggi pomeriggio un violento nubifragio si è abbattuto poco fa sulla tendopoli allestita nello stadio di Santa Croce di Magliano dove sono ospitate, in tende e roulotte, 380 persone. Sul campo di calcio in cui alloggiano gli sfollati (tra cui 70 bambini e molti anziani) si è formata una grande pozzanghera che – a detta del responsabile della struttura, Carlo Rosati – rischia di raggiungere e di entrare in alcune tende. Il campo è composto da terra battuta che, dopo la pioggia, si trasformerà in fango. Nella tendopoli è al lavoro il sindaco di Santa Croce di Magliano, Giovanni Gianfelice, che sta tenendo una riunione con i circa 50 volontari che operano nella struttura. Prima che si scatenasse l’acquazzone – che ha colpito anche altri Comuni colpiti dal sisma, tra cui San Giuliano di Puglia – il campo era stato visitato dal capo dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, che ha proposto di apportare alcuni miglioramenti alla struttura. Ma proprio oggi Rosati aveva lamentato l’assenza dei vertici nella tendopoli: “Ci sentiamo abbandonati”. Le tende erano state montate in 48 ore sul terreno sterrato dello stadio. Non ci voleva molto a scommettere che, appena avrebbe piovuto, il campo si sarebbe trasformato in un immenso acquitrino e i disagi sarebbero stati innumerevoli. ”Non abbiamo nulla, né passerelle, né tavole di legno, né il cosiddetto ‘tessuto non tessuto’ per il drenaggio dell’acqua piovana che ci avevano promesso ma che nessuno ha visto”. ”Non voglio nemmeno pensare – aveva detto Rosati – che cosa accadrà in caso di pioggia o di neve ai 70 bambini che ospitiamo o a molti anziani, alcuni dei quali hanno bisogno di assistenza medica, oppure alla donna che si muove sulla sedia a rotelle. Ma quello che è più grave – denuncia il responsabile – è il ”formalismo burocratico”. Nei giorni scorsi gli ospiti del campo hanno avuto quasi tutti una forte dissenteria e servivano urgentemente dei limoni. ”Sa – chiede Rosati – che bisogna fare per averli? E’ necessario inviare la richiesta al Centro operativo comunale (Coc) che la gira al Centro operativo misto (Com); se quest’ultimo non ha la merce richiesta autorizza il Coc ad acquistarla presso i privati. Sa invece cosa abbiamo fatto? Noi volontari ci siamo autotassati e abbiamo comprato due casse di limoni”. ”Per non parlare poi – denuncia Rosati – dei 12 bagnotti chimici messi a disposizione delle 380 persone (un bagno ogni 31,7 ospiti, ndr), a sei dei quali non funziona lo scarico”. Inutile chiedere se dal campo hanno chiesto aiuto alla Protezione civile nazionale o a quella dell’Emilia Romagna che ha in cura Santa Croce di Magliano. Rosati risponde così: ”Sappiamo dai giornali che la Protezione civile è in Molise ma noi qui non l’abbiamo vista. Qui ci sono solo i carabinieri (che hanno la caserma inagibile, ndr) e i nostri ‘eroi’, i vigili del fuoco di Reggio Calabria, che ci preparano i pasti, animano la tendopoli e giocano con i bambini”. Tuttavia, visitando la struttura, è impossibile non notare che le tende e le 64 roulotte del campo portano il marchio della Protezione civile. I volontari dell’Emilia Romagna hanno anche ospitato in una delle tende allestite nella parte più alta della cittadina gli anziani, molti dei quali invalidi, evacuati dalla casa di riposo ‘Sacro Cuore’, gestita dalle suore. Chi le ha visto racconta che il giorno del terremoto le suore più giovani hanno caricato sulle loro spalle alcune donne invalide e le hanno portate al sicuro. Per giorni hanno dormito tutti in una tenda. Ora sono tornate nella casa di riposo. Per loro, almeno, l’incubo è finito. Per gli tanti di Santa Croce, a rischio pioggia, crolli e terremoti, non ancora.


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