Mi riaggancio all’ultima parte del post precedente per porre una domanda:
come cambia il ruolo dello Stato in un’Economia sociale in cui tutte le imprese dovrebbero essere o sociali o socialmente responsabili?
Parto da questa domanda per salutare positivamente l’entrata in vigore di una norma regolamentare che credo possa interessare le imprese che fanno CSR e, indirettamente, il mondo non profit che con esse stringe accordi di partnership commerciale-sociale.
È stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Regolamento interministeriale concernente l’individuazione delle modalità in base alle quali si tiene conto del rating di legalita’ attribuito alle imprese ai fini della concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e di accesso al credito bancario, ai sensi dell’articolo 5-ter, comma 1, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27.
L’art. 2 stabilisce che il suddetto regolamento si applica alle imprese cui sia attribuito un determinato rating di legalità dall’Autorità Antitrust.
In base al Regolamento adottato da quest’ultima, tra gli elementi che determinano un upgrade del rating vi è l’adozione di processi volti a garantire forme di Corporate Social responsability, anche attraverso l’adesione a programmi promossi da organizzazioni nazionali o internazionali[1] e l‘acquisizione di indici di sostenibilità[2].
Le pubbliche amministrazioni, in sede di concessione di finanziamenti alle imprese, tengono conto del rating di legalità delle imprese garantendo uno dei seguenti sistemi di premialità:
- preferenza in graduatoria;
- attribuzione di punteggio aggiuntivo;
- riserva di quota delle risorse finanziarie.
Anche le banche, in sede di accesso al credito bancario, dovrebbero tener conto del rating di legalità delle imprese secondo quanto previsto all’articolo 4 e seguenti[3].
Per tornare alla domanda iniziale, credo che l’intervento dello Stato in Economia, cambi a partire dalla consapevolezza che la crisi economica sia strettamente legata alla crisi di un modello di sviluppo che non è in grado di coniugare produttività, legalità, sostenibilità e responsabilità sociale.
Non può esserci sviluppo economico senza il perseguimento di questi altri obiettivi! In tale contesto, mi sembra significativa la trasformazione di un ordinamento giuridico che, soprattutto in tempi di spending review, imponga alla PA di privilegiare quelle imprese che dimostrino di essere socialmente responsabili[4].
“La CSR vienequi definita dalla Commissione Europea come “la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”. L’87% dei cittadini afferma di tenere in considerazione i comportamenti dell’impresa quando decide di acquistare i suoi prodotti e il 93% ammette di essere più fedele alle aziende che attuano politiche di responsabilità sociale: quest’ultima, quindi, in ogni senso, “paga”. Tra i benefici derivanti dal rating devono altresì citarsi quelli esposti in un’altra ricerca in materia di “sostenibilità”, concetto pure ripreso nel regolamento AGCM ai fini del punteggio: essa rappresenta “un fattore di successo sul mercato”, “contribuisce alla generazione di profitto e alla creazione di un vantaggio competitivo” ed è “una leva per attrarre talenti e creare consenso”, se riesce a produrre “valore per gli stakeholder e integrare le attività di business nella società”. Dunque, la sostenibilità per più di un profilo conviene alle imprese”[5].
L’adozione di questo sistema di rating e la sua correlazione con sistemi di incentivazione pubblica, mi pare, inoltre, un interessante punto di riferimento per l’implementazione di un sistema di rating sociale cui collegare quei meccanismi di fiscalità compensativa di cui vado parlando ormai da parecchio (abbiate pazienza).
[1] Tra queste organizzazioni dovrebbero esserci anche quelle del Terzo Settore.
[2] Art. 3 co 1 lett. d) del Regolamento dell’Antitrust.
[3] Peccato che laddove ciò non avvenga, l’unica conseguenza sembra consistere in un obbligo di comunicazione alla Banca d’Italia.
[4] In tal senso, la legalità è per me un’ineluttabile corollario di tale responsabilità sociale.
[5] Vitalba Azzolini in Essere onesti paga: il rating di legalità: http://www.leoniblog.it/2013/08/09/essere-onesti-non-e-inutile-il-rating-di-legalita/
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