Welfare
Nove colonne di libert
Si chiama Ariel il periodico interamente scritto e impaginato dai detenuti delle carceri del sud Italia. Un esperimento unico al mondo che arriverà in edicola tra quattro anni
Giornalisti in carcere. È un progetto editoriale unico al mondo: si chiama ?Ariel?, dal nome di un personaggio di Shakespeare. Viveva in un?isola abbandonata quando fu raggiunto da un gruppo di civili. Volevano educarlo e invece furono educati. ?Ariel?, il giornale, sarà realizzato e scritto da detenuti ed ex detenuti dei principali penitenziari del sud. Il progetto è di venderlo nelle edicole, fra quattro anni, e di rubare lettori ai grandi quotidiani e settimanali. Un?utopia? Sarebbe lecito pensarlo, se non avesse già iniziato a realizzarsi.
La prima idea venne a Victor Matteucci, responsabile abruzzese di Ora d?aria, l?associazione nazionale che si occupa dei detenuti: organizzare un corso di formazione alla stampa e all?editoria, nel carcere di Pescara. «Non volevamo mettere in piedi il solito passatempo», spiega Matteucci, «ma dare a detenuti ed ex detenuti una possibilità di formazione professionale ad alto livello, con una chance reale di inserirsi nel mercato del lavoro. Per fortuna abbiamo trovato qualcuno che ci ha dato ascolto».
Questo qualcuno è Carlo Borgomeo, presidente dell?Ig (Società per l?imprenditorialità giovanile), l?organismo che valuta e finanzia i progetti di nuove piccole e medie imprese nel Mezzogiorno con i soldi europei. Ed è proprio grazie ai fondi del Fondo sociale europeo che è partito ?Venerdì? (nome dell?amico di Robinson Crusoe, anche lui, come Ariel, un isolano), il corso di formazione per detenuti. Si tratta di 70 ore di corso intensivo per una classe di 25 persone, tenuto da esperti di software e di sistemi editoriali.
Il primo corso è partito il 5 giugno a Pescara e si è concluso il 15 luglio (sono stati loro a realizzare il numero zero di ?Ariel?). Il secondo si sta tenendo in questi giorni a Lecce. Il terzo partirà il 15 ottobre all?Ucciardone di Palermo. L?obiettivo è quello di creare un?impresa editoriale formata da una rete di cooperative di cui fanno parte i detenuti e gli ex detenuti delle carceri che hanno beneficato dei corsi.
Fin qui il lato imprenditoriale. Ma oltre alle 70 ore di corso tecnico, sono comprese nel ?pacchetto Ig? altre 20 ore di corso giornalistico. E i professori sono: Claudio Fava, Michele Gambino,Pantaleone Sergi , Guido Volpedo, ma soprattutto Riccardo Orioles, ex caporedattore di ?Avvenimenti?, e fondatore insieme a Fava di ?I siciliani?.
È lui che dirige i corsi, che crede nel progetto di realizzare un giornale (un giornale vero, cioè d?informazione per il pubblico) che abbia nelle carceri redazioni e uffici di corrispondenza, e nei detenuti redattori e inviati.
«Quando andai a Villa Literno per un?inchiesta», spiega Orioles «mi accorsi che gli immigrati avevano un livello culturale superiore ai residenti. E nel corso di Pescara, una ragazza dello Zambia ha citato, in maniera appropriata, ?La ginestra? di Leopardi in un articolo, cosa che nessun liceale italiano saprebbe fare. Perché non pensare che i detenuti possano essere giornalisti migliori degli altri? Anzi, giornalisti veri? L?importante è dare loro gli strumenti editoriali, e così sottrarli alla censura».
Un?utopia? Orioles dice di no. E per il 26 settembre, a Palermo, un convegno promosso dall?Ig farà il punto della situazione.
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