Famiglia

“Notte bianca” per la maggioranza, Udc verso appoggio esterno?

Ieri sera, a palazzo Chigi, è iniziato il tanto atteso vertice dei "tre tavoli" tra le forze politiche che ocmpongono la Cdl. Baccini (Udc): "Saremo costruttivi ma risoluti"

di Ettore Colombo

E’ iniziato poco dopo le 20 il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi. L’incontro, decisivo per provare a sciogliere i nodi della verifica di Governo, è stato preceduto da lunghe riunioni interne di Forza Italia e Udc. La delegazione azzurra, integrata dagli uomini-partito (i capigruppo Elio Vito e Renato Schifani, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto), si è trattenuta per due ore a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi prima di raggiungere i tavoli di confronto della Cdl: fondamentale quello politico, dove siedono i leader dei partiti della coalizione, con un ruolo di supervisione su quelli ‘tecnici’, dedicati alla discussione su riforme ed economia. Qualche ora è invece durato il prevertice dell’Udc, nella sede del partito di via Due Macelli. Insieme al segretario Marco Follini, nel suo ufficio già dall’ora di pranzo, c’era tutta la delegazione che partecipa questa sera ai ‘tavoli’ di confronto della maggioranza: Buttiglione, Baccini, Magri, Peretti, Tarolli, D’Onofrio, Volonté e D’Alia. “Noi non poniamo condizioni ultimative”, ha spiegato Buttiglione uscendo dalla riunione per recarsi a palazzo Chigi. “Noi abbiamo delle idee, andiamo lì per convincere. Vogliamo dare il nostro contributo per il rilancio della coalizione”. “Abbiamo uno spirito costruttivo – dice Baccini – ma siamo anche fermi, convinti delle nostre ragioni. Su questo si discuterà stasera”. An è arrivata senza preriunioni “ufficiali”. Oltre al vice premier a palazzo Cighi ci sono Gianni Alemanno, Mario Baldassarri, Domenico Nania. La Lega è rappresentata da Roberto Calderoni, Roberto Maroni, Alessandro Cè e Francesco Moro L’attesa per il vertice non è solo del mondo politico e degli osservatori. Davanti a Palazzo Chigi in attesa dell’arrivo dei leader si era radunata una folla di curiosi, almeno 300 persone. E in alcuni casi di tifosi: Berlusconi, sceso dalla macchina prima di varcare la soglia della sede del Governo, ha ricevuto applausi ma anche qualche dura contestazione: “buu, buffoni, andate a casa”. Prima di lui un simile trattamento lo avevano ricevuto anche Renato Schifani e altri esponenti della maggioranza. Il clima, quasi da copione, è “costruttivo” e le richieste avanzate “non sono ultimative”. Ma il partito di Follini si è presentato al vertice di Palazzo Chigi esponendo più di una perplessità sull’esito della verifica. Divisi tra l’ottimismo “della forza delle idee e dei progetti” per rilanciare l’azione di governo, e il “realismo” di una difficile gestione della crisi, i centristi evitano di anticipare le proprie sensazioni. Almeno non “in chiaro”. E se qualcuno, come il ministro per le Politiche Comunitarie, Rocco Buttiglione, lascia trapelare un cauto ottimismo, altri si mostrano perplessi sull’esito della verifica. Entrando velocemente a Palazzo Chigi, il sottosegratario all’economia, Gialuigi Magri, il vicepresidente dell’Udc, Ivo Tarolli e il responsabile economico del partito, Ettore Peretti, non hanno lasciato molti margini all’ottimismo: “Siamo a ieri”, ha spiegato Peretti. E a chi chiedeva se “ieri” fosse prima o dopo la lettera di Follini, la risposta è stata volutamente sibillina: “Cambia qualcosa?”. A interpretare le intenzioni si farebbe dunque più concreta l’ipotesi di un appoggio esterno, magari “lautamente gratificato” – come sussurrano i detrattori dell’Udc – ma assai lontano da quel “tradimento” che dalla Lega è stato fatto più volte echeggiare in questo lungo dopo-elezioni. Anche perchè, viene fatto osservare, se il documento di Follini dovesse venire preso alla lettera, significherebbe scegliere chi, tra Udc e Lega, potrà restare ancora nella Cdl. A questo occorre aggiungere il deterioramento dei rapporti tra il leader centrista e il presidente del Consiglio, deciso a rintuzzare qualsivoglia “ultimatum”. Aut aut che Berlusconi avrebbe tentato di evitare fino all’ultimo, aprendo alle richieste – non scritte – degli alleati di centro, senza avere però esiti positivi. La serata di Palazzo Chigi – che i più esperti annunciano lunga fino all’alba (“almeno fino alle 4,30”, dicono) si annuncia quindi come una difficile notte “bianca” che la maggioranza sembra si appresti ad affrontare “al buio”.


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