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Notre-Dame: quando gli uomini sapevano costruire
Dopo la drammatica serata in cui tutto sembrava perduto, le prime immagini dall’interno di Notre-Dame mostrano danni di grande portata, ma le strutture hanno retto al fuoco. È crollata la guglia ottocentesca, trascinando con sé una parte della volta duecentesca
Alla fine la vecchia, immensa cattedrale ha retto. Quando questa notte sono circolate le prime immagini dell’interno, scattate sulla soglia della porta (era stato il presidente a voler andare a vedere di persona), si è visto che la ferita è profonda e drammatica, ma che nel complesso la struttura è stata più forte del fuoco.
Quelle immagini, con i tizzoni infiammati che cadevano da tre punti della volta, sono immagini comunque impressionanti, perché restituiscono la dimensione del disastro avvenuto. Ci sarà tempo per misurare i danni e capire i tempi per rimettere un’altra volta a nuovo una cattedrale che nella sua storia ha sperimentato mille disavventura, dovute più agli uomini che alla casualità naturale. Qualche giorno fa un giornalista di France 2 aveva realizzato un servizio sotto le volte della cattedrale, per documentare quello che nessuno può vedere e neppure immaginare: quella foresta di travi che reggono il tetto della cattedrale e che per la gran parte risalgono ancora al 1220.
Per ragioni di sicurezza si è evitato si portare lassù la corrente elettrica. Ma evidentemente questa misura saggiamente prudenziale non è stata sufficiente.
Quando alle 3,15 di questa notte i pompieri hanno annunciato che le fiamme erano sotto controllo, è partita subito la corsa a collaborare per la ricostruzione. È un’esperienza che per Notre-Dame non è certo nuova. In particolare aveva subito vere e proprie razzie durante la Rivoluzione Francese, quando era stata trasformata in Tempio della Ragione e le statue dei re, nella galleria sulla facciata, erano state decapitate: le teste erano state ritrovate fortunosamente due secoli dopo, nel 1977, nel corso di un cantiere nel cuore di Parigi (oggi sono conservate al Musée de Cluny).
Certo si era trattato di uno dei più gravi scempi sul patrimonio artistico mai compiuti. Casualmente quattro di queste teste, capolavori della scultura duecentesca, sono esposte in queste settimane a Torino, a Palazzo Madama. A Torino, nella città che è passata attraverso un’esperienza traumatica simile a quella parigina, quando 22 anni fa andò a fuoco, nel Duomo, la Cappella della Sindone, capolavoro di Guarino Guarini. La cappella è stata riaperta lo scorso anno, ma la ferita ha pesato a lungo sulla città.
Notre-Dame, come tutte le cattedrali francesi, sono patrimonio dello Stato dato in concessione alla Chiesa. È quindi lo Stato che deve sovraintendere ai restauri e da un po’ erano state sollevate le polemiche rispetto alla pessima manutenzione della cattedrale parigina, con testimonianze di cadute di frammenti di pietra e fotografie di strutture pesantemente erose (nei giardinetti che circondano la chiesa c’è una struttura di fortuna dove vengono raccolti tutti i frammenti giudicati pericolanti).
Il restauro della guglia, ricostruita nella seconda metà dell’800 da Viollet-le-Duc, era una delle massime urgenze, perché c’erano stati segnali allarmanti sulla sua stabilità. Dalla complessa impalcatura che era stata appena allestita, pare sia iniziati l’incendio che si è poi propagato alle antiche capriate del 1200. La guglia è caduta, ma l’antica struttura ha retto all’assedio del fuoco. La sapienza costruttiva degli antichi ha dato un’altra commovente prova di sé…
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