Welfare

Notiziario Affari sociali del 7 agosto

Drogatel 2000 e assegni familiari

di Redazione

Piano nazionale per l?inclusione sociale, inviate le modifiche alla Commissione europea Verranno inviate alla Commissione europea di Bruxelles le modifiche al Piano nazionale per l?inclusione sociale 2001, discusso il 31 agosto scorso nella capitale belga durante un incontro bilaterale a cui hanno partecipato una delegazione europea e una delegazione italiana, composta da un rappresentante della regione Veneto, delle Pari opportunità, dell?Istat, dell?associazione Eapn e del Dipartimento delle politiche sociali e previdenziali (la dott.ssa Lea Battistoni, dirigente generale per il volontariato, l?associazionismo sociale e le politiche giovanili). La Commissione europea, oltre a presentare il rapporto europeo di inclusione sociale, ha richiesto alcuni chiarimenti sul Piano italiano riguardanti il reddito minimo d?inserimento e le modalità di finanziamento, e precisazioni sull?importanza che il Piano poteva avere nell?ambito delle politiche sociali. Da parte della delegazione italiana sono state motivate le scelte di dare rilievo ad alcuni indicatori critici, come la povertà di donne anziane sole o con figli a carico, di disabili che vivono in strutture isolate, sorvolando ad esempio sui dati riguardanti la scolarità maschile e femminile (statistiche per sesso); inoltre la delegazione ha sottolineato il forte decentramento delle politiche sociali italiane a livello regionale ? si parla di ?regionalismo solidale? -, quindi gli interventi sociali vengono modulati in modo diversificato e autonomo. Alla proposta europea di raggruppare i Paesi dell?Unione per tipologie di politiche sociali, l?Italia ha risposto con la richiesta di tenere comunque ben presenti ?i sistemi fortemente regionalizzati di ogni Paese?, riferisce la dott.ssa Battistoni, che insieme alla delegazione italiana ha chiesto alla Commissione di poter apportare al Piano delle modifiche sugli indicatori e ?alcuni elementi importanti varati dal nuovo Governo nel Documento di programmazione economica e finanziaria: esemplare, ad esempio, l?intervento sugli asili nido?. Tutte le proposte di modifica del Piano nazionale d?inclusione sociale sono state accolte dalla Commissione, che riceverà oggi il testo italiano emendato. Il Rapporto europeo provvisorio dovrebbe recepire queste modifiche nella sua versione definitiva, pronta probabilmente nel mese di ottobre; dopo la discussione si giungerà a novembre al testo definitivo del Piano europeo d?inclusione sociale. Inclusione sociale, salvaguardare la solidarietà familiare ?Il Governo ha individuato tre principali obiettivi nelle politiche di sostegno alla famiglia, alla quale viene riconosciuto un ruolo insostituibile nella formazione della persona e nella realizzazione della coesione sociale?: lo rileva il Piano nazionale d?inclusione sociale 2001. Innanzitutto è necessario aiutare le famiglie nella cura e nella crescita dei figli, puntando a rendere compatibile la procreazione con la vita lavorativa – soprattutto della donna -, con la creazione di servizi per l?infanzia e con l?aumento dei trasferimenti monetari per detrazioni fiscali e assegni al nucleo familiare; inoltre occorre sostenere i giovani che decidono di formarsi una famiglia. Per le famiglie in cui sono presenti anziani o disabili non autosufficienti l?aiuto può essere reso concreto solo attraverso un effettivo sviluppo della rete dei servizi e delle prestazioni, adeguata alle diverse esigenze delle famiglie e dei destinatari dei servizi di cura. L?Assistenza domiciliare integrata (Adi), ad esempio, è costituita da un complesso di prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative, socio-assistenziali, rese a domicilio dell?anziano secondo piani individuali programmati di assistenza; la nuova legge di riforma dell?assistenza dedica uno specifico articolo a questa forma di sostegno e nuove risorse. Infatti si tratta di un servizio pensato per far recuperare o mantenere la massima autonomia personale e sociale a una persona a rischio di disabilità. Vengono proposti anche centri diurni che sappiano coniugare il sollievo alle famiglie e l?offerta di attività riabilitative, ricreative, di socializzazione per le persone non autosufficienti; l?ospitalità temporanea nelle strutture residenziali per risolvere urgenti necessità familiari; l?attivazione in ogni distretto delle Unità di valutazione geriatria (Uvg) che elaborino un?analisi globale del bisogno dell?anziano per favorire un?assistenza personalizzata e continuativa; infine è auspicato lo sviluppo di forme alternative al ricovero (semiresidenziale e ospedalizzazione a domicilio), oltre all?assistenza domiciliare integrata. L?attività del servizio ?Drogatel? nel 2000 ?Drogatel? è il servizio telefonico nazionale anonimo e gratuito, curato dal Dipartimento per le politiche sociali e previdenziali. La Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia riferisce che l?attività svolta da ?Drogatel? nel 2000 ha riguardato la gestione di circa 15.000 telefonate, il 45,4% effettuato da cittadini che non avevano mai contattato altri servizi connessi a questo tipo di problemi. ?Drogatel?, dunque, sembra raggiungere l?utenza ?sommersa?, offrendo un primo approccio con le strutture e uno spazio per riflettere sull?opportunità di rivolgersi agli specialisti sul territorio. Rilevante, inoltre, l?azione informativa a favore di cittadini che spesso non conoscono i servizi disponibili sul territorio e i diversi interventi offerti (Ser.T, consultori, servizi di alcologia, associazioni convenzionate, ecc.). La popolazione che si rivolge a ?Drogatel? è prevalentemente giovane. La maggiore incidenza si registra tra i ragazzi di età 19-25 anni (21% del totale), mentre la fascia d?età che rappresenta soprattutto gli utenti di altri servizi per la tossicodipendenza è compresa tra i 26 e 35 anni (28%). Coloro che non sono mai stati utenti dei servizi per le tossicodipendenze richiedono informazioni sulle sostanze – i cannabinoidi (18%), la cocaina (13%), l?eroina (10%), l?ecstasy (5%), le benzodiazepine (2%) e l?Lsd (2%) -, soprattutto in relazione ai loro effetti a breve termine e alla probabilità di dipendenza psicofisica. Le persone che dichiarano di essere già stati in contatto con i servizi richiedono maggiori informazioni su eroina (9%), cannabinoidi (3%), cocaina (3%) e benzodiazepine (3%). Chi dichiara di non aver mai fatto riferimento ai servizi per le tossicodipendenze riferisce di consumare in prevalenza cannabinoidi (29%), eroina (23%) e cocaina (21%). Il consumo d?eroina è prevalente nelle persone già in contatto con i servizi (54%), seguito dall?uso di alcool (13%), cocaina (13%) e benzodiazepine (12%). A ?Drogatel? telefonano maggiormente i consumatori abituali (23%), seguiti da madri (22%), partner (10%), amici/amiche (7%), padre (6%) e dal cittadino (5%) che chiama pur non avendo problemi legati all?uso di sostanze, né un ruolo all?interno del settore. Il 26% delle telefonate proviene dal Centro Italia; stessa percentuale per il Sud, mentre le chiamate dal Nord-Ovest sono il 23% del totale, quelle dal Nord-Est il 12%, infine il 10% proviene dalle Isole. Famiglia, una nota informativa sugli assegni di maternità La Direzione generale per le tematiche familiari, sociali e la tutela dei minori ha diffuso una nota informativa in materia di assegni di maternità e per i nuclei familiari con tre figli minori. Infatti è iniziato l?iter legislativo di un nuovo provvedimento che andrà a modificare il regolamento del Ministro per la solidarietà sociale, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica del 25 maggio 2001, n. 337, recante modifiche al decreto del Ministro della solidarietà sociale del 21 dicembre 2000, n. 452 in materia di assegni di maternità e per i nuclei familiari con tre figli minori pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto 2001. Le modifiche previste dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, in accordo con il Ministro dell?economia e delle finanze, riguarderanno il comma 2 e 3 dell?articolo 6 del decreto. In particolare, con la nuova disposizione ? che ha l?obiettivo di evitare eccessivi oneri organizzativi e gestionali agli enti locali – saranno mantenuti gli eventuali provvedimenti di concessione che i comuni abbiano già disposto prima del 22 agosto, data dell?entrata in vigore del decreto 337. Le radici delle nuove politiche sociali: sviluppare il ?welfare delle responsabilità? In coerenza con la legge 328/2000, il Piano nazionale sociale 2001-2003 promuove lo sviluppo del ?welfare delle responsabilità?, inserito in un sistema allargato di governo che valorizzi il ?federalismo solidale?: in questa logica comuni, province, regioni e Stato – ognuno nelle proprie competenze – concorrono a formulare, realizzare e valutare le politiche sociali. Anche le associazioni, le comunità locali e le famiglie, sono ?soggetti attivi delle politiche sociali?, mentre ?le onlus, la cooperazione, il volontariato, le associazioni e gli entri di promozione sociale, le fondazioni, gli enti di patronato e gli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato accordi, concorrono alla programmazione, all?organizzazione e alla gestione del sistema integrato?. Questo vuol dire anche provvedere all?offerta e alla gestione dei servizi: infatti l?attuazione di un sistema di servizi presuppone un?interazione complessa tra tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. Risulta confermata la scelta di privilegiare i comuni come titolari delle funzioni dei servizi sociali offerte a livello locale. Ma la ?sussidiarietà orizzontale? non deve rappresentare una ?supplenza delle istituzioni pubbliche alle carenze della società civile?: al contrario, si pone come strumento di promozione e coordinamento che permette l?espressione delle potenzialità di famiglie e associazioni, mondo del volontariato e del non profit. Disabili, il Piano nazionale sociale auspica l?incremento dei servizi domiciliari Sostenere con servizi domiciliari le persone non autosufficienti, in particolare gli anziani e i disabili gravi: per il Piano nazionale sociale 2001-2003 è uno degli obiettivi prioritari. Ma il sostegno e l?affiancamento delle famiglie ?può essere reso concreto solo attraverso un effettivo sviluppo della rete dei servizi e delle prestazioni, purché la stessa rete abbia caratteristiche di flessibilità funzionale ed organizzativa adeguata alle diverse esigenze delle famiglie?. Nel ?99 i disabili erano il 5 per cento della popolazione dai 6 anni in su, pari a oltre 2,6 milioni di persone (di cui 1,5 milioni gravi): un dato che si riferisce soltanto a coloro che vivono in famiglia, senza contare chi risiede sempre in istituto. I disabili sono concentrati soprattutto tra gli anziani (il 73,2, per un totale di 1,9 milioni di persone). Tra gli ultraottantenni, quasi la metà (47,5 per cento) sono disabili, ma tra i più giovani si contano 87mila minori, 127mila persone tra 18 e 34 anni e 505mila tra i 35 e i 64 anni. È indiscutibile la centralità e il ruolo delle famiglie: quelle con almeno un disabile sono 2 milioni 396mila, l?11,2 per cento del totale, e quasi la metà vive con un portatore di handicap grave. Il Piano si propone di dare piena attuazione al ?Programma di Azione per le politiche dell?handicap 2000-2003?, sostenendo e sviluppando l?autonomia delle persone non autosufficienti. A questo proposito i piani di zona dovranno sviluppare progetti personalizzati di riabilitazione e reinserimento sociale, individuare abitazioni adeguate alla disabilità fisica, favorendo la ristrutturazione delle case e la dotazione di tecnologie adeguate. Inoltre occorre garantire almeno i servizi di assistenza a domicilio, centri diurni a carattere educativo e famiglia-comunità per il ?Dopo di noi?.


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