Famiglia

#Noslot: un movimento nato dalla gente

di Simone Feder

Era il 2004 quando accoglievo Fabio, un ragazzo di 15 anni che chiedeva un consiglio per aiutare suo padre, caduto da alcuni mesi in una rete sconosciuta che catturava tutte le sue attenzioni, il suo tempo e i risparmi di una vita.

Subito dopo fu il turno di una ragazza arrivata in ufficio accompagnata dalla mamma, la stessa rete aveva catturato anche il suo papà. Per controllarlo e sapere dove andare a recuperarlo aveva installato un localizzatore satellitare nella sua macchina… questo gli permetteva di monitorare i suoi spostamenti e andare a recuperarlo…

Erano solo le prime avvisaglie, di una battaglia che si sarebbe rivelata più difficile del previsto, piena di insidie e contro un nemico in continua, ma nascosta, espansione.

Stava succedendo qualcosa di strano….

Una battaglia che sovverte ogni regola educativa, che chiede ai figli di occuparsi dei padri, controllare le loro uscite e chiedere aiuto per loro.

Poi fu il momento delle venti donne disperate che cercavano un modo di fermare i loro mariti, impedir loro l’accesso al patrimonio familiare che avrebbe portato alla loro totale rovina.

Questo è stato l’inizio della nostra lotta contro le malefiche macchinette, la nascita di un movimento nato dalla gente, dalle persone che per prime hanno incontrato la sofferenza dei loro cari e del loro territorio e hanno deciso di farsene carico.

Il Movimento No Slot è iniziato in questo modo. Dall’esigenza di associazioni, gruppi, cittadini che hanno sentito come urgente e minaccioso il problema ormai sempre più diffuso dell’azzardo. Insieme abbiamo organizzato incontri e conferenze in diverse parti d’Italia, ci sono state manifestazioni, non ultima la prima nazionale contro l’azzardo e siamo riusciti a stendere insieme alla rivista Vita un manifesto contro questa piaga che ha girato il paese raccogliendo firme e consensi.

Il movimento No Slot continua a portare avanti la sua battaglia, senza bandiere o schieramenti politici, cercando il sostegno e l’apporto della classe dirigente senza la cui collaborazione è difficile prendere in mano le cose in modo serio ed efficiente.

Fondamentale è stato trovare la giusta sensibilità anche in alcuni esponenti politici, che ci hanno supportato, sostenuto e incoraggiato nel nostro cammino, convocandoci in audizione (come in Regione Lombardia) per mettere le basi per una legislazione che sappia dire un deciso ‘No’ a tutto questo.

Perché l’azzardo è un problema che non richiede una cura… non si risolve con la sanitarizzazione della situazione, ma … richiede una messa in campo di forze che sappiano, e vogliano, stravolgere il sistema a livello culturale. Perché l’uomo non può essere schiacciato da queste logiche di potere che sottilmente riescono ad entrare e stravolgere l’intera scala di valori, senza che la stessa società se ne renda conto, colpendo l’intero sistema economico del paese, alterando le logiche del mercato e impoverendo un sistema già colpito dalla crisi.

Questo è il frutto di una cultura malata, che affida il successo alla sorte, al caso, alla spasmodica voglia di arricchimento. Chi è in grado di quantificare i costi di questa tragedia in corso?

Quanta gente è disperata perché sente di aver perso un familiare? Quanto tempo, passione, attenzione tolti ai propri affetti e dedicati alle macchinette? Chi riconsegnerà a questi figli la loro famiglia, i loro genitori, la serenità di cui hanno diritto?

In questi anni siamo entrati nelle scuole, abbiamo incontrato giovani che per primi ci raccontano che ormai questa cultura fa parte della loro normalità, già sfidano quotidianamente la sorte, incuranti delle logiche sottostanti a quella loro grattata sul biglietto del gratta e vinci.

Sono però gli stessi ragazzi che vogliono capire, aiutarci a sostenere la battaglia, pieni di entusiasmo, di sete di conoscenza, di voglia di andare contro un sistema che non accettano perché non riconoscono come loro, perché toglie loro speranze e futuro.

Penso ai ragazzi che hanno scritto la canzone ‘Azzardopatia’ coniugando la loro passione per il rap alla voglia di lottare insieme a noi, lanciando con essa un messaggio forte e diretto, lontano dalla mancanza di chiarezza che circonda questo mondo.

Oggi quindi mi sento di ringraziare tutti: giovani, gruppi, associazioni, famiglie, esponenti religiosi, professionisti, cittadini… Ringrazio l’instancabile gruppo della rivista Vita che fin dall’inizio hanno sostenuto questa campagna, Riccardo, Lorenzo, Marco, per non dimenticare poi Anna, Luca, Roberto, Vincenzo, Veronica, Rodolfo e tutti gli amici e i volontari  che hanno contribuito a creare tutto questo. Non da ultimo voglio ringraziare loro, i cosiddetti ex schiavi dell’azzardo e i loro familiari, i figli e i bambini in particolare, a loro non posso che promettere che non molleremo ma, così come chiediamo a loro, andremo avanti nella nostra battaglia.

Oggi ci ritroviamo qui con la consapevolezza che il cammino sarà ancora lungo, ma con la certezza di non essere soli in questo, sarà importante non perdere l’entusiasmo e la fiducia, darsi nuovi e concreti obiettivi per il futuro e insieme andare avanti!

Lo dobbiamo al nostro Paese, ai nostri territori, ai nostri figli.

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