Incassa 8 miliardi l’anno, ne spende 10: è lo Stato italiano. La tassazione media, per un’impresa dell’azzardo di massa, è del 8%, mentre una normale impresa – e un cittadino qualunque – da ieri paga il 22% di Iva.
Confindustria tace, perché a Confindustria Sistema Gioco va bene così. Confindustria riunisce, su base volontaria, 148.392 imprese. Confindustria Sistema Gioco ne riunisce e ne rappresenta 5.800, tutte legate al settore dei giochi autorizzati. Confindustria riunisce imprese che, a loro volta, occupano 5.454.962. Gli occupati del “sistema gioco” sono 100 volte meno. Eppure a dettare la linea non sembra più Confindustria, che non riesce nemmeno a fare “lobby” sulle tasse dei suoi 148 mila e passa iscritti, ma Confindustria Sistema Gioco per i suoi 5.800.
Ecco dunque un paradosso. Uno di quei paradossi non percepiti: miliardi di euro fatturato, poco impiego in prospettiva (on line a automazione radicale avanzano) bassa visibilità sociale (forse nemmeno gli imprenditori della hard economy sanno che, all’interno della loro associazione di categoria, esiste Sistema Gioco), ma forte impatto nelle decisioni strategiche.
I sindacati dialogano con la prima Confindustria e spesso invitano alla responsabilità e alla condivisione dei sacrifici, ma – salvo qualche appello firmato qua e là, ma non costa nulla firmare appelli – tacciono sulla seconda.
La strategia di comunicazione di Sistema Gioco – lecita e persino comprensibile dal loro punto di vista – si è spesso concentrata sui “ludopatici”. Il business reale, però, è sulla normalità, non sulla patologia.
Oggi, invece, sembra che il problema sia tutto legato allo Stato e non su chi, all’interno di questo Stato, prende decisioni e propone soluzioni inefficaci per il problema. Lo Stato lucra ma “se venissero a mancare quegli 8 miliardi annui di entrate fiscali…”, come ha detto il Sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Giorgietti – beh, se venissero a mancare quei soldi lo Stato collasserebbe. Strano paternalismo rovesciato, quello di Sistema Gioco. Non solo perché non computa i costi indiretti, sociali che, nel giro di pochi anni, faranno collassare realmente lo Stato sociale e il sistema sanitario, non solo perché non dichiara quanto sopra detto: 10 miliardi di spesa a fronte di 8 di incassi. Non solo. Ciò che è più imbarazzante è il negare l’evidenza: i “ludopatici” non esistono in natura e forse neppure esistono, a dispetto della guerra delle cifre. I ludopatici sono i “giocatori” di uno pseudogioco perfettamente integrato, perfettamente inserito in un sistema di per se stesso patologico e aberrante. I clinici la chiamano schiavitù. San Tommaso preferirebbe “turpe lucrum”. Chiamiamola come ci pare, è questa “normalità” a fare problema.
Tutto il resto è Confindustria 1 + Sindacato 1: ovvero una prova pratica di come si alzano cortine di fumo sul lavoro e sulla crisi, mentre sulla crisi e sul non lavoro altri – lecitamente, per carità – continuano a lucrare.
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