Mondo

Norvegia, come è stato possibile?

La strage di Oslo continua a sconvolgere il mondo

di Franco Bomprezzi

Il tentativo di capire come sia stato possibile: oggi i giornali di tutto il mondo, e anche quelli italiani, dedicano ancora molte pagine alla strage di Oslo e al profilo del killer.

“La confessione del killer” titola oggi il CORRIERE DELLA SERA, annunciando servizi nelle prime otto pagine del quotidiano e riassumendo così le ultime notizie: “Aveva pensato di colpire anche il Papa e l’Italia Anders Behring Breivik, l’uomo che in un’ora e mezzo di carneficina a Oslo e nell’isola di Utoya, in Norvegia, venerdì ha ucciso a sangue freddo quasi 100 persone. Il killer spiega la strage in un manifesto-testamento di 1.500 pagine diffuso su Internet due ore prima della tragedia. Tra l’altro, Breivik elenca 16 raffinerie di petrolio e sostiene che, in Italia, ci sono «60.000 patrioti pronti alla battaglia» . Per la legge norvegese rischia solo 21 anni di carcere”. Due gli editoriali che partono dalla prima. Claudio Magris: “L’infinita idiozia del male”, e Beppe Severgnini: “Le armi che aiutano la follia”. Prime pagine dedicate all’interrogatorio, alla reazione della famiglia (padre ripudiato, è un diplomatico che vive tra Londra e Parigi, la madre “odiata” dal figlio), al dolore di un intero Paese sotto choc e incredulo. Interessante a pagina 6 un elenco di dubbi: il killer poteva essere fermato prima? Luigi Offeddu analizza i punti ancora oscuri della vicenda: la voce mai smentita di un secondo uomo, la ricerca di un finanziatore (il giovane disponeva di tanti soldi), i contatti sospetti dall’Olanda agli Usa, e soprattutto la lenta reazione delle forze dell’ordine. “Che cosa non ha funzionato, negli apparati di sicurezza? Il primo allarme per la sparatoria sull’isola di Utoya, ha detto la polizia, è arrivato al commissariato distrettuale alle 17,26. E a quell’ora il killer uccideva già da un po’. Ci sono voluti poi 4 minuti perché il commissariato allertasse la centrale di Oslo. E altri 8 perché inoltrasse una richiesta formale di assistenza. Questo spiegano le fonti ufficiali, per quanto incredibile possa sembrare tanta flemma. L’isola dista 40 chilometri dalla capitale. Non si è trovato subito un elicottero. – scrive Offeddu – Uno noleggiato dalla stampa, sembra, è arrivato per primo e sarebbe stato quello che ha fotografato dall’alto il killer fra le sue vittime (diversamente, sarebbe inspiegabile che un cecchino non abbia sparato). Alle 18,25, la prima squadra di agenti con le armi ha messo piede a terra. Alle 18,30 Breivik si è arreso. In quell’ora e mezzo aveva sparato a volontà, indisturbato, con due o tre armi e centinaia di munizioni. Aveva ucciso coloro che aveva voluto uccidere. E aveva ancora molti cartucce da parte: il killer, dice un chirurgo che ha curato i feriti, aveva trasformato le ogive in proiettili dum-dum, quelli che si frantumano devastando gli organi interni”. A pagina 9 i due commenti. Un passo di Claudio Magris: “L’omicida norvegese sembra assimilabile, con alta probabilità, ai Landru o a Jack lo Squartatore — pure essi, come tutti, figli del loro tempo — piuttosto che agli assassini dell’Italicus o di Piazza Fontana. Sarebbe infame usarlo per infangare l’uno o l’altro movimento politico. Il suo gesto atroce mostra la continua latenza del male, la sua possibilità di scatenarsi in qualsiasi inatteso momento; rivela la nostra convivenza quotidiana, gomito a gomito, con il male, sempre in agguato e talora spaventosamente in azione. Quella macelleria di esseri umani mostra pure l’infinita banalità e idiozia del male e della violenza, che tante volte ci vengono invece mostrati quasi avvolti di seduzione, espressioni di chissà quali infere ma profonde verità; il coltello di Jack lo Squartatore sembra aver affascinato come la spada di un angelo diabolico tante persone, anche se non certo il ventre squarciato e le sofferenze delle donne da lui uccise, le uniche, vere protagoniste di quella tragica storia, in cui lui è una sia pur sciagurata comparsa. È una vergogna, pur inevitabile, mandare a memoria il nome dell’assassino norvegese e non quelli delle sue vittime”. E una riflessione non banale di Beppe Severgnini: “Simboli celtici e giallisti scandinavi, templari dilettanti e angoli bui nell’anima nordica: si discute di tutto, in queste ore, nel tentativo di spiegare l’inspiegabile. Di armi, però, si parla poco. Quasi fosse inevitabile che un cittadino si procuri una mitraglietta. Un prezzo da pagare alla modernità, uno dei tanti. E invece, se non ci fosse stata quell’arma, l’isoletta di Utoya— latitudine incerta, nome vagamente platonico— sarebbe rimasta un esotico indirizzo locale. I pazzi criminali ci sono sempre stati. Ma uno psicopatico con un coltello ammazza una persona, un fanatico con un fucile ne uccide due o tre. Un folle con una mitraglietta può sterminare dozzine di ragazzini, come se fossero leprotti in un recinto: ora lo sappiamo, purtroppo. Il mantra dei cittadini armati è noto: «Non sono le armi che uccidono, sono gli uomini» . D’accordo: ma gli uomini, senza armi, uccidono meno. O non uccidono proprio. Non è semplicismo: è semplice buon senso per tempi cattivi, anzi pessimi”.

Ovviamente anche LA REPUBBLICA titola su Oslo: “Io, il mostro più grande”. Una citazione dal memoriale di Anders Behring Breivik, del quale vengono pubblicati alcuni estratti all’interno. Pagine ricalcate su quelle scritte da Unabomber in cui spiega come ha pianificato l’azione («ho trascorso nove anni della mia vita a lavorare a questo progetto») e con quali presupposti culturali: «sarò etichettato come il più grande mostro nazista dalla Seconda guerra mondiale in poi… la cultura europea marxista/multiculturalista sarà eliminata e i musulmani del vecchio continente saranno deportati entro il 2083…. i musulmani che non si saranno assimilati al 100% entro il 2020 saranno estradati non appena riusciremo ad assumere il potere». . E via di questo passo fino alla descrizione minuziosa delle operazioni preparatorie per la strage: «mi vesto da agente di polizia e mi presento con tutti i contrassegni e distintivi. Sarà fantastico e la gente resterà a bocca aperta». Ci sono anche passaggi sulla famiglia e sul padre che non vede dai suoi 15 anni (è un diplomatico e vive in Francia: ai giornalisti ha detto di essere disperato e ha chiesto di essere lasciato in pace). Oggi il killer si presenta in tribunale: rischia 21 anni di carcere, il che ha suscitato la rabbia di molti che sul web chiedono la pena di morte. Interessante l’intervista allo scrittore Frederick Forsyth: «Un killer robot che sfugge a ogni logica ma non un pazzo. Un lupo solitario, che tuttavia frazie a Internet non si sente solo. Un fanatico pronto a tutto per realizzare il suo scopo, ma non a sacrificare se stesso, anzi determinato a restare vivo». Il killer «è un fanatico. Probabilmente infelice, complessato, frustrato, sul piano personale… I killer dei miei romanzi hanno una logica deviata, ma pur sempre una logica. Breivik è un killer illogico. Per questo era impossibile per polizia e servizi segreti prevenire un attacco simile». Due i commenti. “Il cuore nero dell’Europa” in cui Bernardo Valli analizza il contesto: «è un tumore annidatosi e sviluppatosi nella nostra società europea, dove la crescita dei gruppi di estrema destra ha creato un’atmosfera che può spingere persone psichiatricamente disturbate a gesti di illimitata violenza». In molti paesi del Nord, del resto, questi gruppi sono entrati in Parlamento: in Svezia, in Danimarca, in Olanda… Nel secondo, “Nella testa del carnefice”, Adriano Sofri scrive che «Breivik sembra il breviario di una congerie indigesta di subculture mistiche e tecniche, le cui versioni spettacolari hanno avuto gran fortuna nei nostri anni». Sottolinea, Sofri, quanto sia vigliacco l’aver condotto una caccia grossa in un’isola, come in un pollaio, dalla quale le persone non avrebbero potuto scappare e come il killer non abbia scelto di morire.

IL GIORNALE dedica spazio in prima alla strage di Oslo. Vittorio Feltri firma “Quei ragazzi incapaci di reagire”. Il giornalista sottolinea come «il pazzo sia riuscito a uccidere una novantina di ragazzi in mezz’ora senza incontrare la benché minima resistenza». Dopo aver chiarito che certamente le vittime saranno state in preda al panico, «ciononostante, poiché la strage si è consumata in 30 minuti, c’è da chiedersi comunque perché il pluriomicida non sia stato minimamente contrastato dal gruppo destinato allo sterminio». «È incredibile come in determinate circostanze ciascuno pensi solo a salvare se stesso», scrive Feltri secondo cui l’uomo è egoista e non riesce più a unirsi, perché «non è più capace di identificarsi con gli altri e di sacrificarsi per loro». Gian Micalessin invece firma “Papa illegittimo, italiani traditori da punire”, «Papa Ratzinger? Un “inetto, incompetente e corrotto….. un Papa illegittimo come molti suoi predecessori”. L’Italia? Un paese con 60mila “traditori di tipo A e B” punibili con “morte ed esproprio dei beni”. Ma anche una nazione nel mirino dove i “cavalieri templari” della “rivoluzione conservatrice” possono colpire 16 raffinerie per affondare il regime “marxista. multiculturale capitalista e globalista” garantito dal Popolo della Libertà, assieme a Pd, Italia dei Valori e Udc. Sono solo alcune delle farneticazioni elencate in “2083, la dichiarazione d’indipendenza dell’Europa”, il malloppo da 1500 pagine in inglese con cui Anders Behring Breivik, il Terminator di Oslo, enuncia la propria visione del mondo e preannuncia la propria azione. Una Bibbia del male pubblicata su Internet nell’indifferenza delle forze di sicurezza». In taglio basso “Perché voleva colpire l’Italia e Ratzinger” di Massimo Introvigne. «Cristiano fondamentalista? Macché: massone entusiasta. Nazista antisemita? Al contrario: sostenitore d’Israele. L’ideologia dell’attentatore di Oslo Anders Behring Breivik è complicata, ma è esposta in dettaglio in un libro enorme, “2083 – Una dichiarazione d’indipendenza europea”, inviato a una serie di persone il 22 luglio, a poche ore dalla strage, e postato su Internet il 23 luglio da Kevin Slaughter, un membro della Chiesa di Satana californiana che ha in Scandinavia oggi il maggior numero dei suoi adepti. La dominante del libro è l’odio per i musulmani e gli immigrati e l’entusiasmo per gli ebrei che – secondo una vecchia teoria ottocentesca – sarebbero etnicamente affini ai popoli del Nord Europa». 

“La strage annunciata sul Web: ‘Meglio ammazzarne tanti’”. LA STAMPA apre con la strage di Oslo, puntando soprattutto sull’analisi della personalità del killer, che si è dichiarato non colpevole e in base al codice penale norvegese rischia al massimo 21 anni. Preparava la strage da due anni, Anders Behring Breivik -scrive Semprini da Oslo a pagina 2 – eppure è riuscito a passare inosservato, ha organizzato un doppio attentato ispirandosi allo stile jihadista da lui tanto odiato, e ha ucciso un centinaio di persone. A pagina 3 LA STAMPA analizza il delirante «manuale per i futuri adepti di un nuovo Ordine dei Templari che dovrà opporsi alla jihad islamica». «Se per qualche ragione sopravvivi all’operazione» aveva scritto Brivik, «quello segnerà l’inizio della fase di propaganda». A suo modo, la profezia si è avverata, scrive LA STAMPA, il documento circola e l’avvocato della difesa dice che «il killer vuole un processo a porte aperte,vuole essere presente in aula e dare le sue spiegazioni».

E inoltre sui giornali di oggi:

MIGRANTI 
IL SOLE 24 ORE – “Gli stranieri inseguono un lavoro al nord” è questo il titolo dell’articolo a pagina 19 di Anna Del Freo. Che le regioni di centro nord potessero risultare mete più appetibili per chi cerca lavoro era facile intuirlo, a confermarlo però ci ha pensato il nuovo indicatore messo a punto della Fondazione Leone Moressa, sulla base del quale è stato elaborato un ulteriore studio. Regione principessa delle classifiche il Friuli Venezia Giulia, prima in 2 delle quattro categorie: Retribuzione mensile per dipendente, tasso di imprenditorialità, e terza nel mantenimento del tempo indeterminato. 

VOLONTARIATO
ITALIA OGGI – Le regole e le norme di sicurezza sul lavoro riguardano anche il volontariato. I dettagli del decreto sulle organizzazioni che dà attuazione art. 3 del testo unico sono approfondito nel pezzo “Volontariato a prova di sicurezza“ a pag 18. Il pezzo è corredato da due box che entrano nei dettagli delle regole ad hoc che riguardano la protezione civile e le cooperative sociali. 

SAN RAFFAELE
CORRIERE DELLA SERA – “San Raffaele, gli affari a Lugano con il faccendiere dei politici” è il titolo che apre pagina 21. Pezzo a doppia firma, Mario Gerevini e Simona Ravizza. Scrivono: “Tanto per arrivare subito al sodo: a Lugano c’è una società, la Iuvans International, che da anni intratterrebbe ambigui rapporti d’affari con il San Raffaele attraverso il faccendiere Pierangelo (detto Piero) Daccò. Costui, molto attivo nel settore della sanità, avrebbe il ruolo di ufficiale di collegamento tra l’ospedale milanese e un gruppo di manager e politici della Regione Lombardia guidata dal governatore Roberto Formigoni. Lo dicono al Corriere un fiduciario ticinese a conoscenza degli affari e fonti interne al San Raffaele molto vicine al fondatore don Luigi Verzé e al suo vice Mario Cal, suicidatosi una settimana fa. Secondo queste fonti l’ospedale milanese, in grave crisi e da pochi giorni preso in consegna dalla Santa Sede, aveva rapporti economici con Daccò solo in quanto «espressione» di un determinato ambiente politico in grado di influenzare i bilanci del gruppo. Tangenti o calunnie? Al Corriere non risultano atti d’inchiesta giudiziaria e nemmeno documenti cartacei. Del resto la «ricevuta» non si usa in queste pratiche, spesso sofisticate, camuffate da consulenze o da prestazioni gonfiate. Sono tuttavia informazioni di prima mano, concordanti, raccolte presso chi ha visto all’opera Daccò”.

FINANZA ETICA
ITALIA OGGI– Sono pochi ma specializzati. Ma il loro numero cresce. Sono gli avvocati d’affari che operano nella nicchia della finanza etica «un’ampia definizione che fa riferimento agli investimenti responsabili da parte di aziende o fondi specializzati, tra cui microcredito e fondi di investimento di social venture». Il settore, sostiene il pezzo “Finanza etica, nicchia per pochi”, ha bisogno di un supporto legale specializzato. Il pezzo a pag 7 nella sezione Scenari & Tendenze.


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