Welfare

Norme. Petizione delle Acli per la 328. Ripescate quella legge

La riforma dell’assistenza non è mai partita. Ora mille sindaci chiedono al governo che la si applichi. In nome della solidarietà.

di Ettore Colombo

Le Acli buttano mille firme sul tavolo del Welfare e intendono farle pesare. A tre anni dal varo della legge 328/2000, voluta dai governi ulivisti e dall?ex ministro della Solidarietà, Livia Turco, le Acli e il loro presidente Luigi Bobba hanno voluto denunciare con forza i ritardi dell?attuale governo nell?applicazione della legge e nel riordino dell?assistenza sociale in Italia. “A tre anni dal varo”, ha detto Bobba, “della 328 possiamo solo fare il conto della sua sostanziale ?disapplicazione? da parte dello Stato”. Dal 2000 a oggi, infatti, solo 4 degli 11 decreti attuativi previsti sono stati emanati e restano ancora da definire i livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio, come prevede non solo la legge ma la Costituzione, sulla base della riforma del titolo V. Inoltre, solo la metà delle Regioni si è dotata o si sta dotando degli strumenti legislativi necessari per attuare la 328. Alcune (Emilia-Romagna, Puglia e Piemonte) procedono con speditezza, altre più lentamente (Toscana, Liguria e Umbria, mentre Veneto, Sardegna e Sicilia stanno ancora elaborando le relative leggi regionali). Alcune, infine, evidenziano tutta la loro ?inerzia legislativa?. Un caso a parte resta la Lombardia, dove non è stata fatta una legge di applicazione ma i Piani sociali sì. Ma se Regioni e realtà locali sono, seppur faticosamente, in movimento, per le Acli è indispensabile un?accelerazione da parte dello Stato affinché “le politiche e i servizi sociali non si disarticolino, con il rischio che i cittadini in situazioni di bisogno possano trovare risposte adeguate e uniformi sul terreno nazionale”. A sostegno della campagna delle Acli, ben mille firme raccolte tra sindaci e amministratori locali, che le Acli chiedono vengano messe all?ordine del giorno “sui diversi tavoli del Welfare allestiti dal governo”. “Governo e Regioni”, conclude Bobba, “devono prendersi le loro responsabilità e predisporre le risorse necessarie perché la 328 non resti la legge delle buone intenzioni”. Di cui è lastricata la strada per l?inferno.


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