Mondo

Nord Corea, dove un hamburger è libertà

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

Coca Cola e McDonald?s sono ritenuti spesso i simboli della globalizzazione dei consumi. Si sente dire che non c?è un angolo del Pianeta dove non siano arrivati. Ce n?era uno, fino a pochi mesi fa, ma sta per cedere: è la Corea del Nord, tornata agli onori delle cronache grazie all?appartenenza all?asse diabolico dei Paesi con armi di distruzione di massa cui il presidente Bush ha dato grande attenzione sin dal 2000. Certo la liberalizzazione dei consumi, dei prezzi e dei salari iniziata a sorpresa nel settembre 2003 non va confusa con un processo di riforma del Paese più veterocomunista che esista al mondo; ma è un segno certo che perfino la Corea del Nord può cambiare. La parola ?riforma?, usata negli anni 70 dalla Cina e poi dal Vietnam, rimane proibita e considerata segno di cedimento alle mollezze della civiltà dei consumi. Quel che è incoraggiato nell?economia e nella società è un più innocente ?cambio?. Inevitabilmente, l?abolizione del sistema di distribuzione dei generi di prima necessità a mezzo tesseramento ha già iniziato a causare forti differenze di disponibilità dei generi di prima necessità. Ma dato che la Corea del Nord non pubblica statistiche è quasi impossibile conoscere dettagli sui consumi e sui redditi pro capite. Non cambia affatto, invece, la totale mancanza di rispetto per i diritti umani e la minaccia alla sicurezza dei Paesi vicini. Il Giappone, in particolare il primo ministro Koizumi, continua a incoraggiare una politica di dialogo, ma le prove di disponibilità del regime di Kim Jong Il sono rare. La libertà dei consumi è stata, in certi momenti di riforma di regimi dittatoriali, una valvola di sicurezza che impedisce alla pressione interna della voglia di libertà di far saltare tutto. Ma più spesso si è trattato di un sistema per rimandare il pieno compimento delle libertà fondamentali, che presto o tardi diventa un boomerang contro i dittatori che l?hanno lanciato. Poter scegliere tra Cheeseburger e BigMac è ben poca libertà, ma fa fantasticare come sarebbe la vita con tutte le altre libertà. È impossibile fermarne la voglia.


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